Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Get powerful or die tryin', Grinding: Evocazione di Patronus Corporei

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Alexander Grayson
view post Posted on 19/7/2020, 18:25




Anche la tenda dell'ultima finestra venne chiusa, lasciando solo alcuni piccoli spiragli di luce a illuminare la stanza. Non si sarebbe fatto sfuggire nulla; nemmeno il più pallido dei luccichii, nemmeno la più timida delle evocazioni. Dopo aver lasciato che sprofondasse in una semi oscurità, Alexander Grayson si posizionò al centro dell'aula e sfoderò la bacchetta, deciso a portare a termine l'unico obiettivo di quel giorno: evocare un Patronus corporeo. Era finalmente giunto il momento di vedere se le ricerche che aveva fatto in biblioteca, durante uno dei suoi ultimi turni, avrebbero prodotto risultati concreti o se sarebbe dovuto tornare lì e dar fuoco a libri che aveva scelto di consultare, cosi che la loro inutilità non nuocesse più a nessuno. Senza perdere tempo, il diciassettenne si abbandonò dunque a una serie di respiri profondi e, mentre serrava lentamente le palpebre, iniziò a sciogliere i muscoli del corpo, cosi da compiere movimenti fluidi e precisi. Avrebbe perciò mosso il collo prima verso destra e poi verso sinistra, cosi da allentare la pressione sui nervi e contribuire all'alleggerimento delle spalle, che avrebbe rotato in senso orario per qualche secondo, prima di lasciarle rilassate. Non appena avesse ritenuto i muscoli sufficientemente sciolti, avrebbe prontamente lasciato scivolare il piede destro in avanti, distanziandolo dal sinistro e lasciando quest'ultimo indietro; a quel punto avrebbe sfregato la pianta del piede destro contro il pavimento dell'aula, in modo da avere un attrito maggiore, per poi inchiodarla di prepotenza al suolo, mentre posizionava anche il gemello, alla ricerca dell'equilibrio perfetto. Avrebbe perciò lasciato il piede sinistro leggermente sollevato dal pavimento, ancorandolo ad esso solo tramite la punta, cosi che attutisse un eventuale contraccolpo e lo aiutasse a distribuire meglio il peso del corpo; a tale scopo, avrebbe anche abbassato di poco il baricentro e piegato leggermente le ginocchia, cosi da bilanciare completamente la parte inferiore e raggiungere l'equilibrio necessario al lancio, chiamando in causa anche i polpacci. Senza indugiare oltre, ma prestando ben attenzione ad ogni piccolo movimento del corpo, Alexander si sarebbe poi occupato di posizionare al meglio anche gli arti superiori, prima di dedicarsi alla fase più ostica della preparazione: quella mentale. Avrebbe perciò girato la sua figura di profilo, com'era abituato a fare per offrire al nemico un bersaglio quanto più piccolo possibile, e avrebbe disteso il braccio destro in avanti, quello recante la bacchetta, piegandone leggermente il gomito, mentre aumentava la presa delle falangi sul catalizzatore. Con le iridi avrebbe poi fissato un punto vuoto d'innanzi a se, verso il quale avrebbe repentinamente puntato la bacchetta e nel quale, sperava, si sarebbe presto materializzato il suo Patronus, per poi allargare i braccio sinistro lungo il fianco, cosi che fungesse da contrappeso. Dopo aver piegato lievemente anche il gomito del braccio sinistro, il diciassettenne avrebbe raddrizzato la schiena e allargato le spalle, senza però irrigidire troppo il busto, cosi da non gettare al vento i risultati ottenuti fino a quel momento. Soddisfatto, si sarebbe rinchiuso in una metaforica bolla, cosi da estraniarsi completamente dall'ambiente che lo circondava e concentrarsi al meglio sulla seconda fase della preparazione. Con le palpebre ancora chiuse si sarebbe dunque abbandonato a una nuova serie di respiri profondi, provando a percepire l'aria che entrava e usciva dai suoi polmoni, mentre i rumori molesti si infrangevano contro la bolla in cui si immaginava rinchiuso, proteggendolo da qualsiasi distrazione. All'improvviso, non vi sarebbe stata più traccia del rumore dei passi che, fino a qualche minuto prima, rimbombava dal corridoio, o del vento che soffiava funesto fuori dal castello; sarebbero rimasti solo lui e il suo catalizzatore. Consapevole però che isolarsi dall'ambiente esterno non sarebbe bastato a ottenere il risultato a cui aspirava, Alexander si premurò di visualizzare nella sua mente una nuvola più nera della pace, che avrebbe setacciato il suo cervello alla ricerca di qualsiasi pensiero nocivo o inutile, per poi estirparlo come la peggiore delle erbacce e lasciare spazio all'unica cosa su cui doveva concentrarsi: l'incantesimo. Si sarebbe perciò liberato di futili preoccupazioni come gli impegni al Ministero, e di altre più serie come la situazione in cui versava il suo corpo a seguito dell'attacco dei Negromanti; in quel momento non c'era posto per nulla, neanche per l'ossessiva ricerca della persona che aveva osato ferirlo, c'era spazio solo per il Patronus. Fu in quel momento, proprio dopo aver sgomberato la sua mente da pensieri superflui, che Alexander iniziò a pensare al suo ricordo felice. Ricordava perfettamente il luogo in cui si trovava quel giorno, quando sua madre e suo padre gli rivelarono la notizia che avrebbe cambiato la sua vita per sempre. Ricordava il profumo dei gelsomini del giardino di casa sua e l'espressione orgogliosa di suo padre quando, a seguito di un'allegra festa ricca di regali, a fine serata gli fece dono del regalo più grande di tutti, vuotando il sacco sulla sua natura di mago. All'epoca aveva solo sei anni ma, probabilmente, già sapeva che quella sensazione di felicità non l'avrebbe abbandonato mai e che, invece, sarebbe diventata motivo d'orgoglio e causa di una forte ambizione. Di tutti i bei momenti passati durante la sua infanzia e parte della sua adolescenza, la scoperta dei poteri magici, che lo aveva automaticamente elevato a un gradino più alto dallo status di semplice uomo, era indubbiamente quello che gli aveva provocato la scarica di felicità più forte, mandandolo quasi in uno stato di overdose; il solo pensiero di quello che avrebbe potuto fare era capace di riempirgli le giornate, nulla l'avrebbe mai sostituito, ne era sicuro! Con quell'immagine marchiata a fuoco nella mente, Alexander avrebbe quindi iniziato a visualizzare gli effetti del suo incantesimo, mentre badava bene a non perdere la concentrazione. Avrebbe quindi visualizzato un fascio di luce quasi abbagliante spuntare dalla punta della sua bacchetta e assumere, in pochi attimi, le sembianze di un animale, dando cosi forma al suo Patronus. Consapevole però di dover fare di più, il diciassettenne si sarebbe impegnato particolarmente sulla visualizzazione del suo Patronus, immaginando e delineando ogni piccolo tratto e particolare dell'animale, cosi da rendere più efficace e nitida la scena che si stava svolgendo nella sua mente. Infine, prima di ripassare mentalmente la formula, il serpeverde avrebbe evocato il suo potenziale magico, cosi da rafforzare la potenza dell'incantesimo e assicurarsi un'ottimo risultato - o almeno cosi sperava. Senza perdere tempo avrebbe dunque visualizzato quell'ormai famigliare onda anomala, che tanto rappresentava il suo PM , nascere dal profondo del suo essere e irrigare con violenza tutto il suo corpo, per poi concentrarsi e dirigersi, tramite degli appositi canali scavati dentro di se, che si sarebbe premurato di creare e visualizzare, verso un unico punto: la mano destra.
Provando a percepire l'immenso potere del suo PM, Alexander avrebbe quindi provato a concentrare tutta la sua energia nella mano dominate, cosi che fluisse fino al catalizzatore e desse vita al suo incantesimo. Avrebbe dunque visualizzato l'acqua scorrere in tutte e cinque le dita, per poi convogliare nella bacchetta e fondersi con il nucleo, in attesa solo della pronuncia della formula. Dopo averla ripetuta mentalmente un paio di volte, il diciassettenne avrebbe provato a legare il suo ricordo felice all'incantesimo, provando a percepire la stessa sensazione di felicità che lo colse quando scoprì di essere un mago e lasciando che quest'ultima lo inebriasse, nel tentativo di fonderla con il suo potenziale magico. Avrebbe a quel punto riaperto gli occhi, il polso morbido e pronto alla stoccata.

- Expecto Patronum!

Alexander avrebbe scandito meticolosamente ogni singola lettera, in contemporanea con il movimento circolare del polso, che avrebbe bloccato poco prima di raggiungere il punto di partenza per poi farlo scivolare verso il centro, lasciando cosi incompleto il cerchio immaginario che aveva creato e terminando il movimento appreso dal libro di Eva. Avrebbe a quel punto lasciato che il suo PM scorresse attraverso la bacchetta, senza deviare nemmeno per un attimo l'attenzione dal suo ricordo felice, da quel particolare che lo rendeva speciale, mentre immaginava il suo Patronus prendere forma davanti ai suoi occhi.
 
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Alexander Grayson
view post Posted on 26/12/2020, 16:13




Un sospiro scappò dalla sua bocca, la mano stretta attorno alla bacchetta: era solo l'inizio. Deciso a migliorare la sua tecnica di lancio, Alexander si sarebbe preparato per una nuova evocazione, per nulla intenzionato ad abbandonare l'aula in tempi brevi. Di nuovo avrebbe quindi lasciato scivolare il piede destro in avanti, permettendogli di superare il sinistro rimasto invece indietro, mentre tastava il pavimento con la suola delle scarpe, in modo da assicurarsi che fossero ben aderenti al terreno. Raggiunta una posizione soddisfacente, il diciassettenne sarebbe di conseguenza passato a distribuire il peso del corpo negli arti inferiori, consapevole che un'eccessiva rigidità dei muscoli avrebbe influito negativamente sull'esecuzione dell'incantesimo; si sarebbe perciò aiutato con le ginocchia, iniziando a fletterle lentamente -cosi che scaricassero in modo equo il peso tra una gamba e l'altra- ed infine con il baricentro, abbassandolo di qualche millimetro, in modo da mantenere una posizione stabile e non sbilanciarsi al momento del momento del lancio. Ogni lancio doveva essere eseguito al meglio delle proprie capacità per garantirgli un margine di miglioramento. Soddisfatto della predisposizione degli arti inferiori, Alexander sarebbe quindi passato alla parte superiore del corpo, raddrizzando la schiena mentre alzava il braccio armato d'innanzi a se. Un sospiro profondo avrebbe anticipato l'inarcarsi delle spalle, mentre il busto veniva girato di profilo; scacciata fuori l'aria, Alexander avrebbe donato di nuovo leggerezza alle spalle, iniziando poi a piegare leggermente il gomito del braccio destro -quello con cui impugnava la bacchetta. Con le falangi della mano destra salde sul manico del catalizzatore e con la punta della bacchetta indirizzata verso un punto vuoto dell'aula, dopo aver ammorbidito il polso -in modo che garantisse una stocca fluida- Alexander avrebbe chiuso gli occhi e portato il braccio sinistro a piegarsi dietro la schiena, abbandonandosi ad un sospiro. Deciso a concentrarsi al meglio delle sue possibilità, il Serpeverde avrebbe tentato di isolarsi dal mondo esterno come già aveva fatto in precedenza, cercando però di ottenere un risultato migliore. Avrebbe quindi allontanato dalla sua mente qualsiasi pensiero non riguardasse l'evocazione del Patronus, qualsiasi rumore non provenisse dal suo essere, visualizzando una bolla d'energia intorno alla sua figura che avrebbe tenuto lontano qualsiasi tipo di distrazione esterna. A quelle interne invece, ci avrebbe pensato tramite l'ormai familiarissima nube, nera come la pece, che già altre volte l'aveva aiutato a ripulire la sua mente dai pensieri superflui. Avrebbe quindi visualizzato quell'ammasso di oscurità setacciare anche i meandri più nascosti della sua mente, estirpandone i pensieri con forza e risolutezza, cosi che la mente del diciassettenne potesse focalizzarsi esclusivamente sull'incantesimo da lanciare. Sarebbe poi giunto il momento di evocare finalmente il suo Potenziale Magico, anch'esso tramite una rappresentazione che ormai aveva imparato ad evocare sempre con meno sforzi: l'onda anomala. Prima, però, Alexander si sarebbe premurato di evocare il suo pensiero felice, cosi da rafforzarne l'intensità durante il processo di evocazione del suo PM. La bolla in cui era rinchiuso si sarebbe quindi trasformata in una parte della sua casa, la sala degli ospiti, per la precisione, e intorno a lui sarebbe risuonata la voce dei genitori che gli comunicavano la notizia che più di ogni altra l'aveva reso felice: era una Mago. Orgoglioso più che mai del suo status, Alexander marchio nella sua mente quello scenario, mentre iniziava a visualizzare il suo PM prendere vita e distendersi all'interno del suo corpo. Avrebbe perciò visualizzato ancora una volta un'onda anomala inondare il la sua figura dall'interno, trasportando con se tutta l'energia magica scaturita dal suo PM che, come un faro nella notte, brillava di luce propria, mentre si spargeva con sdegno tra le cellule del Serpeverde. Alexander avrebbe quindi provato a guidare quella furia, quell'energia magica verso la mano con cui impugnava la bacchetta, visualizzando il suo PM dare vita all'incantesimo che avrebbe lanciato e, soprattutto, dare forma al suo Patronus. Si sarebbe quindi concentrato al massimo per guidare il suo PM verso la bacchetta, provando a percepire il calore che l'energia sprigionava al suo passaggio all'interno dei muscoli ed indirizzandola verso il punto scelto. Di nuovo avrebbe quindi pensato al suo pensiero felice, mentre il risultato dell'incantesimo appariva chiaro nella sua mente, ed un fascio di luce scaturiva dalla punta della bacchetta. Non restava che trasformare quello scenario in realtà. Con quelle immagini ben impresse nella mente, Alexander sarebbe quindi passato al lancio, anticipando la pronuncia della formula con un profondo respiro, per poi sincronizzarne la pronuncia con i movimenti del corpo.

- Expecto Patronum! -

Avrebbe pronunciato, scandendo ogni sillaba, mentre la mano con cui impugnava la bacchetta disegnava un mezzo cerchio, interrotto da una decisa stoccata verso il centro. Nella sua testa un unico scenario, quello in cui il suo Patronus prendeva vita dalla punta del suo catalizzatore e si manifestava nella realtà, accompagnato e sostenuto dall'unico pensiero che l'aveva reso felice davvero. La sua figura compì infine un impercettibile scatto in avanti, prima di tornare alla posizione originaria.
Di nuovo!

Edited by Alexander Grayson - 2/1/2021, 16:58
 
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Alexander Grayson
view post Posted on 30/12/2020, 18:27




Lo sguardo di Alexander scivolò sulla bacchetta, le dita della mano destra avvolte intorno ad essa. La voglia di castare incantesimi senza sosta iniziava a farsi sentire; ogni cellula del suo corpo fremeva per dar sfogo alla magia, la mente inebriata da quella sensazione di onnipotenza che andava ad amplificare quella che già scaturiva dal suo ego. Avrebbe fatto bene ad imparare a controllarsi al meglio, prima di finire in qualche situazione spiacevole a causa di quella velenosa tentazione. Il londinese si concesse perciò qualche minuto di pausa, poggiato alla cattedra che era solita usare la Professoressa Riddle, unico pezzo rimasto al suo posto dopo che si era premurato di sgombrare l'aula per non distruggere nulla. Doveva assolutamente risolvere quel problema il prima possibile, non poteva andare avanti concedendosi quelle dannate pause ogni due per tre. Dopo aver riacquistato il controllo delle sue emozioni, Alexander si sarebbe abbandonato ad un profondo respiro e si sarebbe allontanato dalla cattedra: era pronto per riprovarci. Senza perdere altro tempo avrebbe dunque allungato il braccio armato d'innanzi a se, puntando la bacchetta verso una zona sgombra dell'aula. Aveva appena deciso di provare a castare in un posizione diversa dalle precedenti, giusto per notare un possibile incremento della potenza o anche solo della fluidità dei movimenti. Invece di portare il piede destro avanti dunque, il diciassettenne avrebbe semplicemente allargato le gambe fino a raggiungere la larghezza delle spalle, creando così un'immaginaria linea retta con al centro il suo baricentro. Avrebbe quindi ancorato i piedi al pavimento dopo aver strusciato la suola delle scarpe contro di esso, così da aumentarne l'aderenza e garantirsi un maggiore equilibrio; di conseguenza, avrebbe piegato leggermente le ginocchia e fatto forza sui polpacci, in modo da preparare gli arti inferiori ad accogliere il peso del corpo -distribuendolo equamente. Con i quadricipiti ormai caldi, sarebbe dunque passato ad ottimizzare la posizione della parte superiore del corpo, raddrizzando il busto e alleggerendo il peso che gli altri muscoli esercitavano sulle spalle. Con un profondo respiro Alexander avrebbe quindi aiutato il diaframma ad allargarsi, per poi scacciare con forza l'aria e sistemare al meglio il braccio armato. L'avrebbe perciò piegato di qualche centimetro all'altezza del gomito, mentre continuava a tenerlo disteso in avanti con il polso fermo ma morbido, così da poter compiere una stoccata fluida e diretta. Dopo aver aumentato la presa delle dita sul catalizzatore, il londinese avrebbe istintivamente il braccio sinistro a piegarsi dietro la schiena, esattamente sulla zona lombare, come aveva imparato tempo addietro, per non fornire un ulteriore bersaglio al nemico -anche se si trovava da solo in aula e non stava combattendo contro nessuno. Con un altro respiro avrebbe accompagnato le iridi verso la zona in cui avrebbe lanciato l'incantesimo, prima di abbassare le palpebre e dedicarsi alla parte più ostica per quel particolare tipo di incantesimo: una concentrazione superiore alla norma. Si sarebbe quindi isolato dal mondo esterno ancora una volta, da tutto ciò che lo circondava e che poteva distrarlo, rifugiandosi in uno spazio tutto suo dove niente avrebbe potuto intaccare la sua concentrazione. Si sarebbe dunque -metaforicamente- disconnesso da tutto ciò che i suoi sensi prima percepivano, piombando in un apparente stato di apatia, ma che invece era tutt'altro. Si sarebbe poi occupato di liberare la sua mente da tutti i pensieri inutili, che non avevano nulla a che vedere con l'evocazione del suo Patronus, estirpandoli come la peggiore delle erbacce tramite la fedele nube nera che da tempo, ormai, ripuliva la sua mente dalla spazzatura. Allontanati i problemi quotidiani e anche quelli più importanti, Alexander avrebbe finalmente rievocato il suo pensiero felice, visualizzando se stesso nell'esatto momento in cui aveva ricevuto la notizia più bella del mondo: quella riguardo la magia che scorreva dentro di lui. Ancora una volta si sarebbe quindi inebriato di quella spontanea e pura felicità che solo un bambino poteva provare, arrivando persino a percepire gli odori e i rumori che regnavano nella villa quel fatidico giorno: quello fu il giorno in cui capì che il mondo sarebbe stato suo, non l'avrebbe dimenticato mai. Con il suo pensiero felice ben marchiato nella mente dunque, Alexander si concentro sulla visualizzazione degli effetti del suo incantesimo, iniziando dall'evocazione del suo Potenziale magico. Avrebbe perciò immaginato di nuovo il suo PM sotto forma di un'onda anomala che, furiosa, sarebbe partita dal centro del suo essere per espandersi in tutto il corpo, con l'unico obiettivo di raggiungere la mano armata e fluire nel catalizzatore. Il diciassettenne avrebbe dunque guidato l'impetuosa onda dentro di se fino alla bacchetta, servendosi della sua immaginazione per creare il percorso che il suo PM avrebbe seguito, avvertendo ogni piccolo formicolio generato dal rilascio del suo potenziale magico. Una volta raggiunta la mano destra, quella armata, Alexander avrebbe visualizzato il suo PM scorrere attraverso la bacchetta e fondersi con l'energia generata dal nucleo, per poi manifestarsi nella realtà in un fascio di luce che sarebbe scaturito dalla punta della sua bacchetta e che avrebbe dato, infine, forma al suo Patronus. Era pronto.
Cercando di non farsi sfuggire neanche il più piccolo dettaglio, il londinese avrebbe marchiato nella sua testa quello scenario, amplificandone la percezione grazie a quel pensiero felice che mai lo abbandonava. Si sarebbe quindi cimentato nella parte finale del lancio, mentre pronunciava, in sincronia con il movimento del polso, la formula dell'incantesimo.

- Expecto Patronum!

La spalla destra del diciassettenne avrebbe compito un leggero scatto in avanti, mentre una stoccata decisa terminava il movimento rotatorio del polso. Il suo pensiero felice più vivido che mani nella mente, gli effetti dell'incantesimo altrettanto chiari. Aveva fatto bene a concedersi quella breve pausa per riprendere il controllo; forse, a breve avrebbe dovuto concedersene un'altra, visto che aveva già voglia di tentare un nuovo lancio.
 
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Alexander Grayson
view post Posted on 31/12/2020, 11:08




Un sospiro scappò dalla bocca di Alexander e si perse nell'aula, nessuna goccia di sudore a coprire la sua fronte. Poteva percepire chiaramente l'adrenalina scorrere dentro di lui a seguito dell'ennesimo incantesimo lanciato, tuttavia, quella specie di corpo modificato che si ritrovava non gli permetteva di avvertire in alcun modo la fatica, un'eventuale sensazione di dolore causata dall'intensità dell'allenamento o anche un semplice crampo... Nulla. Il diciassettenne, per nulla stanco e, anzi, con una voglia crescente di continuare ad allenarsi e ad usare la magia, si costrinse quindi a forza ad un'altra breve pausa, in modo da calmare -almeno in parte- l'euforia generata dal Morbo bianco. Tra un respiro e l'altro, non poté fare a meno di chiedersi se al San Mungo sarebbero mai riusciti a scoprire qualcosa di utile, forse quel gruppo di ricerca creato dal Preside avrebbe dato i suoi frutti, o forse sarebbe stato l'ennesimo buco nell'acqua; ad ogni modo, una soluzione andava trovata assolutamente, non per la comunità magica, ma per lui. Dopo qualche minuto passato a tentare di calmare l'ormai prevedibile foga che sapeva l'avrebbe colto, Alexander decise di tentare un nuovo lancio, dato che di certo non si trovava in quell'aula per riposare. Si sarebbe quindi posizionato al centro della stanza, il piede destro di nuovo più avanti rispetto al sinistro -preferiva quella posizione. Un sospiro profondo avrebbe anticipato l'allinearsi delle gambe e il lieve abbassamento del baricentro, mentre inchiodava la suola delle scarpe al suolo, mantenendo però il tallone del piede sinistro alzato, così da attutire un eventuale contraccolpo. Di conseguenza, avrebbe preparati gli arti inferiori ad accogliere il suo peso corporeo, flettendo le ginocchia e affidandosi alla forza dei suoi polpacci. Senza indugiare oltre, avrebbe poi girato di profilo il busto e raddrizzato la schiena, il braccio armato alzato davanti a se con la punta della bacchetta rivolta verso il nulla. Un ulteriore respiro l'avrebbe aiutato a rilassare le spalle e a contrarre l'addome, mentre piegava di pochi centimetri il braccio destro all'altezza del gomito e portava il sinistro a nascondersi dietro la schiena; il polso fermo ma morbido, le falangi salde intorno alla bacchetta. Deciso ancora a continuare, Alexander si sarebbe focalizzato sulla preparazione psicologica al lancio, considerato anche che aveva tutto il tempo che desiderava. Avrebbe quindi provato ad estraniarsi di nuovo da tutto ciò che lo circondava, creando intorno a lui una metaforica bolla che l'avrebbe protetto da qualsiasi distrazione o intervento non richiesto; l'interno di quella bolla si sarebbe quindi trasformato nella sua piccola oasi di pace, nella quale regnava l'assoluto silenzio e in cui i problemi del mondo esterno non potevano interferire. Il suo lavoro al Ministero, l'altro lavoro, quei dannati esami che doveva assolutamente sostenere, erano tutte preoccupazioni che, in quel momento esistevano solo al di fuori della bolla. Alexander avrebbe di conseguenza scacciato quei pochi pensieri nocivi rimasti in pochi secondi, visualizzando una nube nera che li avrebbe scovati e distrutti, liberando cosi la sua mente e lasciando tutto lo spazio necessario per l'unica cosa che importava in quel momento: l'incantesimo. Il diciassettenne avrebbe quindi continuato senza alcuna remora, rievocando ancora una volta il suo pensiero felice; di nuovo avrebbe quindi visualizzato nella sua mente lo scenario di quel giorno felice, di quel momento felice, cercando di riviverlo intensamente e senza alcuna vergogna. Alle sue orecchie sarebbe quindi giunta di nuovo la voce dei genitori, come quel giorno, per pronunciare quelle esatte parole. Alexander non avrebbe dovuto sforzarsi più del dovuto per mantenere viva la sensazione di felicità che quella rivelazione gli provocò e che gli provocava ancora: per lui essere un Mago era un chiaro segno di superiorità rispetto agli altri, significava che lui poteva fare cose che altri potevano solo -e forse nemmeno- sognare. Nulla sarebbe riuscito a fargli cambiare idea riguardo al fatto che la sua vita sarebbe stata grande, e proprio grazie al suo status di Mago. Il diciassettenne avrebbe quindi stretto a se quel pensiero caricò di felicitò, mentre riprovava la medesima sensazione e si preparava a fonderla con l'energia del suo Potenziale magico. Cercando di mantenere viva la sua concentrazione e vivido il suo pensiero felice, Alexander sarebbe passato con attenzione all'evocazione del suo PM, provando a non intaccare lo scenario visualizzato in precedenza. Avrebbe quindi visualizzato l'energia magica che faceva di lui un Mago scaturire dal centro del suo essere, sotto forma di un'onda anomala che avrebbe inondato completamente il suo corpo dall'interno. Il londinese avrebbe perciò cercato di percepire l'enorme potenza scaturita dal suo PM, nel tentativo di guidarla verso la mano armata -e quindi verso la bacchetta- controllando la furiosa onda che rappresentava la sua energia magica tramite dei canali scavati , metaforicamente, dentro di se, che l'avrebbero condotta alla mano destra. Avrebbe perciò percepito il calore generato dal passaggio del suo PM con ogni fibra del suo corpo, mentre visualizzava l'onda scorrere dentro di se e raggiungere la mano armata. A quel punto, il Serpeverde avrebbe visualizzato il suo Potenziale magico fondersi con il nucleo della bacchetta, per poi spuntare dalla punta della stessa e dare vita al suo Patronus, a seguito di un forte fascio di luce. Alexander avrebbe infine marchiato con insistenza quell'immagine nella sua mente, colto dall'ardente desiderio di eseguire l'incantesimo al meglio delle sue capacità, preparandosi alla parte finale. Risollevate le palpebre, chiuse in precedenza per permettersi il totale isolamento dal mondo esterno, Alexander avrebbe ripetuto mentalmente la formula dell'incantesimo, prima di incanalare il suo pensiero felice nei movimenti e nelle parole sincronizzandosi con essi, con il risultato del suo lancio marchiato a fuoco in testa.

- Expecto Patronum!

Avrebbe esclamato con tono chiaro, scandendo ogni sillaba. La sua figura avrebbe compito un impercettibile scatto in avanti, il polso impegnato in una stoccata rapida e decisa che avrebbe messo fine al movimento.
Ancora!
 
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Alexander Grayson
view post Posted on 1/1/2021, 14:16




Intento a fissare un punto vuoto dell'aula, Alexander non si rese conto del tempo che passava. La pausa di cui ormai aveva capito aver bisogno per cercare di mantenere il controllo sul suo corpo, tra un incantesimo e l'altro, stava durando più del necessario. Il diciassettenne però non poteva smetterla di interrogarsi su una spiona questione che, all'improvviso, aveva fatto capolino nella sua mente: cosa sarebbe successo se fosse riuscito a portare la Riddle tra le sue fila? La correlazione tra l'incantesimo che stava provando a castare e la persona che avrebbe dovuto insegnarglielo, nonché padrona dell'aula in cui si trovava e l'unica di sua conoscenza che, probabilmente, aveva avuto contatti diretti con le creature che quell'incantesimo lo soffrivano più di altre, fu inevitabile; così come fu inevitabile pensare di farle quella proposta indecente, considerate le vicissitudini della donna con la giustizia ed in primis con il corpo degli Auror. Alexander scosse la testa, mentre si alzava dalla cattedra per prendere finalmente posizione: perché non ci aveva pensato prima? Come poteva aver lasciato che tutta quella delusione, tutto quell'odio andasse sprecato cosi? Avrebbe dovuto porvi rimedio al più presto, ma con le dovute accortezze; del resto, avrebbe potuto si rivelarsi una mossa vincente, ma c'era anche un'alta probabilità di rischio che si trasformasse nel passo falso più epico della storia, un passo falso che avrebbe di sicuro raffreddato i suoi polsi in poco tempo. Doveva agire con cautela.
Ritornato al centro dell'aula, leggermente rinvigorito dal nuovo piano che avrebbe messo in atto, Alexander si sarebbe preparato ad eseguire un altro lancio, deciso più che mai a lavorare sulle sue abilità. Avrebbe quindi posto il piede destro più avanti rispetto al sinistro, che sarebbe rimasto indietro con il tallone leggermente sollevato dal terreno, ancorandolo quindi al suolo solo tramite la punta e metà del piede; in quel modo, favorito anche dal piede destro che aderiva totalmente al suolo, sarebbe riuscito a reggere qualsiasi contraccolpo, oltre ad avere maggiore equilibrio. Il londinese avrebbe poi iniziato a flettere le ginocchia, riscaldando quel poco che bastava i muscoli già pronti allo sforzo, mentre distribuiva in modo equo su di essi il suo peso corporeo. Aiutato dalla posizione lievemente bassa del baricentro, Alexander avrebbe quindi cercato la perfetta stabilità -o quanto di più vicino ad essa- chiamando in causa i polpacci e sfruttando la loro resistenza per accogliere il peso del corpo, per poi girare il busto di profilo e occuparsi della parte superiore della sua figura. Un respiro profondo l'avrebbe quindi aiutato ad allargare la gabbia toracica e le spalle, favorendo il rilassamento di queste ultime a seguito di un breve movimento rotatorio che avrebbe anche privato della rigidità eccessiva la sua postura. Di conseguenza, avrebbe poi contratto l'addome e disteso il braccio armato davanti a se, puntando ancora una volta la punta del catalizzatore verso una zona vuota dell'aula. Non aveva alcuna voglia di sborsare soldi per gli oggetti presenti in quella stanza. Dopo aver piegato leggermente il gomito e ammorbidito il polso, Alexander avrebbe aumentato istintivamente la presa delle falangi sul manico della bacchetta, la voglia di colpire che iniziava a farsi sentire di nuovo. Avrebbe perciò piegato di novanta gradi il braccio sinistro e l'avrebbe posizionato dietro la schiena, pronto ad isolarsi ancora una volta dal mondo esterno. Avrebbe quindi chiuso gli occhi e, dopo una serie di respiri profondi, avrebbe tentato di estraniarsi da tutto quello che lo circondava, da ogni piccolo ed insignificante rumore, riducendo mentalmente il contesto in cui si trovava ad una stanza buia e vuota, in cui nessuna distrazione avrebbe potuto raggiungerlo. Protetto dunque da quella gabbia di oscurità che aveva creato, Alexander sarebbe passato a liberare la mente da tutti i pensieri superflui, concentrandosi specialmente sull'idea che aveva avuto poco prima, ancora vivida nella sua testa. Il diciassettenne avrebbe quindi evocato, tramite la sua immaginazione, la fidata nube nera, scagliandola immediatamente contro il pensiero della Riddle e provando ad estirparlo con forza in poco tempo; sebbene la giudicasse una buona idea, in quel momento non poteva permettersi distrazioni di alcun tipo, nella sua testa dovevano esserci solo il suo pensiero felice e l'incantesimo. Eliminata la minaccia di quel recente pensiero, Alexander avrebbe spazzato via velocemente anche gli altri meno impegnativi e radicati, per poi concentrarsi sul suo pensiero felice. Avrebbe perciò rievocato nella sua mente il momento esatto in cui i suoi genitori gli rivelarono l'esistenza dei suoi poteri magici, inebriandosi di quella felicità e di quella sensazione di onnipotenza e di grandezza che lo avrebbe colto in quell'istante cosi come aveva fatto molto tempo addietro, percependo i sogni di allora come quelli di adesso, come un filo che non si era e mai si sarebbe spezzato. Non avrebbe deluso il se bambino, avrebbe soddisfatto tutte quelle aspettative e avrebbe fatto ancora di più: perché poteva! Con la felicità scaturita da quel bellissimo ricordo ad inebriargli i sensi, Alexander sarebbe passato senza temporeggiare oltre -evitando cosi di far scemare la nitidezza del ricordo- al richiamo del suo potenziale magico, e di quell'onda anomale che tanto rappresentava la potenza che sentiva dentro di lui. Con gli occhi ancora chiusi avrebbe perciò visualizzato il suo PM palesarsi dentro di lui sotto forma di un ammasso di energia, per poi trasformarsi in una gigantesca e potente onda che, nel giro di pochi istanti, avrebbe inondato il suo corpo spargendosi per tutto il busto, per poi convogliare verso il braccio destro per volere di Alexander. Il Serpeverde avrebbe quindi percepito il formicolio causato dalla potenza del suo PM a contatto con i muscoli, mentre dirigeva l'onda verso la mano armata. Giunta a destinazione l'avrebbe quindi lasciata libera di fondersi con il catalizzatore, mentre la sua mente iniziava già a visualizzare gli effetti dell'incantesimo; avrebbe dunque immaginato il suo PM incanalarsi nel nucleo della bacchetta e dar vita ad un potente fascio di luce, che sarebbe schizzato fuori dalla punta della bacchetta per dare vita al suo Patronus proprio lì, davanti ai suoi occhi. Aggrappato a quello scenario con tutta la sua concentrazione, Alexander avrebbe raddrizzato la schiena e, dopo averla ripetuta nella sua mente, avrebbe pronunciato la formula dell'incantesimo, in armonia con la rapida stoccata del polso.

- Expecto Patronum!

Un leggero scatto in avanti avrebbe mosso la sua figura, la felicità provata grazie a quel ricordo fusa in un tutt'uno con il suo PM ed incanalata nel catalizzatore. Era finita? Ovviamente no!

Edited by Alexander Grayson - 2/1/2021, 17:02
 
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Alexander Grayson
view post Posted on 1/1/2021, 19:20




Alexander Grayson strinse con forza le dita intorno alla bacchetta, l'espressione prima perplessa che ritornava seria. Una parte di lui ancora non riusciva a capacitarsi della presenza di quella cicatrice sul suo avambraccio; ogni volta che la osservava il desiderio di scovare il colpevole e fargliela pagare cresceva a dismisura, finendo per disperdersi verso un ignoto muro di gomma. Perché era proprio questa la cosa che più lo irritava: non ricordare chi era stato l'artefice di quello scempio. Quel piccolo particolare -che tanto piccolo non era- era in grado di provocargli un dolore superiore a quello fisico, perché lo privava automaticamente della vendetta. Avrebbe potuto riversare il suo odio unicamente contro i Negromanti, certo, ma se non fossero stati loro? Solo Merlino sapeva cos'era successo realmente quella sera, e probabilmente i Negromanti stessi; quindi a prescindere da tutto, avrebbe fatto meglio a guardarsi le spalle. Il londinese sospirò rassegnato, mentre si preparava ad un'altra esecuzione, consapevole di doversi -adesso- guardare le spalle per vari motivi, non tutti legati alla sera dell'attacco. Se solo fosse stato in grado di ricordare...
Il diciassettenne scosse la testa ed allontanò quei pensieri in quel moneto inutili, deciso ad occuparsene in un secondo momento e a concentrarsi sull'incantesimo -perché si, avrebbe trovato un colpevole. Avrebbe dunque lasciato scivolare in avanti il piede destro, riassumendo la posizione di lancio che riteneva più comoda e sicura, mentre lasciava il sinistro indietro, posizionando quindi il baricentro a metà strada tra un piede e l'altro. In sincronia con una serie di respiri profondi, avrebbe poi iniziato a molleggiare sulle ginocchia che, considerato il numero di lanci che già aveva effettuato, non avevano più bisogno di alcun tipo di riscaldamento, ed erano quindi pronte ad accogliere il suo peso corporeo. Muovendosi con attenzione, alla ricerca della giusta stabilità, Alexander avrebbe quindi distribuito equamente il peso del corpo negli arti inferiori, irrigidendo lievemente i quadricipiti e facendo forza su polpacci, in modo da avere l'equilibrio necessario per qualsiasi tipo di movimento rapido. Senza tergiversare oltre avrebbe quindi girato la parte superiore della sua figura di profilo e disteso il braccio armato davanti a lui, alzandolo quasi all'altezza della spalla; a seguito di un respiro profondo avrebbe poi contratto l'addome e puntato la bacchetta verso una zona sgombra dell'aula, mentre intensificava la presa delle dita sul manico del catalizzatore. Dopo un altro respiro avrebbe invece piegato di pochi millimetri il gomito del braccio destro e di novanta gradi invece quello del braccio sinistro, che avrebbe portato a nascondersi dietro la schiena; sapeva bene che anche se non stava combattendo contro nessuno, quella di offrire un bersaglio quanto più piccolo possibile ad un eventuale nemico era un'abitudine da non perdere. Dopo aver inarcato le spalle per qualche secondo, per poi lasciarle morbide e pronte ad un movimento fluido, il londinese avrebbe esalato un ulteriore respiro, prima di chiudere gli occhi e concentrarsi sulla parte psicologica di quell'importante fase pre-lancio. Deciso a non farsi distrarre da nulla, Alexander si sarebbe quindi rifugiato di nuovo in quella che inizialmente visualizzava come una bolla, ma che con le ultime esecuzioni aveva scoperto essere stranamente più familiare se visualizzata sotto forma di una stanza buia, provando ad isolarsi dal mondo esterno. Con le palpebre serrate, avrebbe visualizzato intorno a se solo oscurità, eliminando qualsiasi cosa fosse presente nell'aula, nel castello, nel mondo. Ogni rumore sarebbe quindi stato impossibilitato a raggiungere le sue orecchie, ogni piccolo fascio di luce sarebbe scomparso. Così come sarebbero scomparse tutte le preoccupazioni e i pensieri che a poco servivano in quel delicato momento. Affidandosi alla forza della sua mente, Alexander avrebbe provato a fare pulizia estirpando ogni pensiero superfluo tramite una nube scura quanto lo scenario che aveva creato intorno a se, lasciando unicamente le informazioni per eseguire al meglio l'incantesimo. Non avrebbe sprecato un lancio solo per lasciare un posto nella sua mente riguardo le ultime licenze da registrare, o gli ultimi compiuti da consegnare, tutto sarebbe stato momentaneamente cancellato. A quel punto, il londinese avrebbe evocato nella sua mente quel pensiero felice che, con l'aumentare dei lanci, diventava sempre più nitido ed intenso, cercando di percepirlo appieno, in ogni sua sfumatura. Avrebbe perciò visualizzato il volto dei suoi genitori di fronte al suo, e le loro labbra produrre quelle parole che non avrebbe dimenticato mai e che mai avrebbe potuto dimenticare. Ancora una volta, Alexander si sarebbe lasciato travolgere da quella felicità che l'aveva spinto a diventare quello che era e, soprattutto, che aveva creato quella forte ambizione che dettava ogni suo passo. Essere un Mago, nella testa del Serpeverde, equivaleva ad essere al pari -se non meglio- di una di quelle divinità che i babbani veneravano tanto: e lui sarebbe diventato il più potente. Stretto al suo pensiero felice, Alexander si sarebbe concentrato sul mantenere viva quella felicità, mentre evocava il suo Potenziale Magico. Senza perdere tempo quindi, ma badando bene a non essere frettoloso e a compiere ogni passo nel modo corretto, il Serpeverde avrebbe visualizzato il suo PM prendere forma al centro del petto, un lieve formicolio che pizzicava i pettorali. L'avrebbe quindi immaginato ed osservato trasformarsi in un'onda anomala e furiosa che, in pochi istanti, avrebbe inondato l'interno del suo corpo, con l'unico scopo di raggiungere il braccio armato. Mentre tentava di guidarla verso la meta, Alexander avrebbe potuto percepire la potenza del suo PM fare pressione sui muscoli ad ogni centimetro conquistato dentro di lui, avvertendo lo stesso formicolio che aveva percepito sui pettorali. Con attenzione dunque, ma sempre più voglioso di castare l'incantesimo, il diciassettenne avrebbe continuato a guidare quell'onda anomala che rappresentava la potenza del suo PM fino alla mano destra, per poi lasciare che scorresse attraverso le dita e fluisse nel nucleo del catalizzatore. A quel punto, avrebbe visualizzato gli effetti del suo incantesimo manifestarsi nella realtà, tramite un potente fascio di luce che sarebbe spuntato dalla punta della sua bacchetta e creato il suo Patronus, dandogli la forma dell'animale che più lo rispecchiava. Con quelle immagini marchiate a fuoco nella mente, Alexander si sarebbe preparato in poco tempo all'esecuzione; avrebbe perciò ripetuto la formula dell'incantesimo per un paio di volte nella sua testa, prima di creare un mezzo cerchio con la bacchetta ed interromperlo con una decisa stoccata verso il centro, in contemporanea con lo scandire della formula.

- Expecto Patronum!

Un impercettibile passo in avanti compiuto dalla sua figura avrebbe concluso il movimento, mentre la felicità generata dal suo pensiero felice continuava a scorrere nella bacchetta, alimentando il suo Potenziale Magico.
Era già pronto per riprovarci, grazie all'apparente super resistenza causata dal Morbo.

Edited by Alexander Grayson - 2/1/2021, 17:06
 
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Alexander Grayson
view post Posted on 1/1/2021, 23:03




Senza premurasi, questa volta, di concedersi la breve pausa che si era concesso fino a quel momento tra un incantesimo e l'altro, Alexander si preparò subito ad una nuova esecuzione, dato che con la pausa di prima aveva peso sin troppo tempo. Sebbene fermarsi per qualche minuto lo aiutasse a tenere la foga generata dal Morbo sotto controllo, il diciassettenne sentiva di dover recuperare comunque quel tempo perso; non poteva di certo passare l'intera giornata in quell'aula, quindi avrebbe recuperato quel tempo passato a pensare a quella delicata questione anticipando quella che era ormai il settimo lancio. Credendo di avere gli effetti del Morbo Bianco sotto il suo controllo, Alexander avrebbe dunque preso di nuovo posizione al centro dell'aula, le iridi fisse verso un punto ben preciso. Senza indugiare oltre avrebbe quindi disteso davanti a se il braccio destro -quello armato- sollevandolo quasi all'altezza delle spalle, mentre spostava il piede destro in avanti e lasciava il sinistro indietro. Avrebbe perciò testato l'aderenza al pavimento strusciando leggermente la suola delle scarpe, prima di ancorare definitivamente i piedi ad esso e lasciare solo il tallone del piede sinistro sollevato. Il diciassettenne avrebbe a quel punto chiamato in causa i polpacci, irrigidendoli per qualche istante mentre iniziava a flettere le ginocchia e spostava di poco il baricentro verso il basso. Con quella posizione di lancio aveva superato diversi ostacoli, combattuto contro quegli inutili elfi assassini... non c'era possibilità che fallisse, ad ogni movimento si sentiva sempre più abile, sempre più sicuro delle sue capacità. Alexander avrebbe quindi continuato la preparazione distribuendo in modo equo il peso del corpo negli arti inferiori, in modo da avere maggiore stabilità ed essere in grado di compiere movimenti sia fluidi che rapidi, così da aumentare le possibilità di una corretta e pulita esecuzione. Dopo aver girato il busto ed esposto solo il suo profilo alla parete che i suoi occhi stavano fissando, il londinese si sarebbe poi occupato di posizionare al meglio anche gli arti della parte superiore della sua figura, iniziando dal correggere la posizione del braccio armato. Avrebbe perciò piegato leggermente il gomito del braccio destro, mentre intensificava la presa delle falangi sulla bacchetta e lasciava il polso leggero, così che fosse pronto a eseguire il giusto movimento e la stoccata finale in qualsiasi momento; di conseguenza, avrebbe alzato di poco la bacchetta e preso meglio la mira, indirizzando la punta verso un punto sgombro dell'aula che stava fissando ormai da diversi secondi. Dopo aver inarcato leggermente le spalle ed essersi liberato dell'eccessiva rigidità del busto, il Serpeverde avrebbe piegato il braccio sinistro e l'avrebbe nascosto dietro la schiena, per poi serrare le palpebre e abbandonarsi a un respiro profondo. Cercando quindi di mantenere quello stato di <i>pace interiore>, Alexander avrebbe tentato di isolarsi ancora una volta da tutto ciò che aveva intorno e da qualsiasi cosa i suoi sensi percepissero; aiutandosi con la visualizzazione avrebbe quindi cercato di rendere viva l'immagine di se stesso in una stanza nera, nella quale non erano permesse intrusioni da parte del mondo esterno, un mondo che, in quel momento, era distante anni luce da lui. Non avrebbe sentito più il rumore provocato dallo sbattere dei rami contro le finestre del castello, o i passi frettolosi di chi si aggirava in palese ritardo nei corridoi: in quella stanza c'era solo lui. Avrebbe dunque evocato prontamente la nube nera che da diversi lanci lo aiutava a sgomberare la mente dai pensieri superflui, visualizzandola nella sua testa sotto forma di un ammasso di oscurità a caccia di pensieri futili. Alexander si sarebbe quindi concentrato nel guidare al meglio la nube, liberando cosi la sua mente dal caos e lasciando solo quello di cui necessitava in quel momento: il suo pensiero felice e l'incantesimo. Liberatosi dunque di tutti i problemi, di tutte le cose che avrebbe dovuto fare, si sarebbe focalizzato sul richiamo del suo pensiero felice, visualizzando nella sua mente l'esatto contesto in cui si trovava quel giorno, riempendo cosi la stanza scura con l'arredamento di Villa Grayson. Nella sua mente sarebbero quindi apparse in nitido le figure di sua madre e suo padre, mentre lo guadavano fieri e gli rivelavano quello che già in parte sospettava, ma che aveva bisogno di sentirsi dire. Nonostante fosse solo un bambino infatti, essendo la sua una famiglia di Purosangue, Alexander si era trovato spesso ad assistere all'uso della magia da parte dei genitori, ma la sua mente da bambino non era ancora riuscita a trovare una vera ragione, sebbene una parte di lui sperava fosse quella che sospettasse. La rivelazione dei genitori fu per lui quindi causa di una felicità smisurata, che probabilmente nulla avrebbe potuto mai eguagliare. Alexander avrebbe quindi lasciato che quella felicità lo travolgesse nuovamente, ad anni di distanza ma con la stessa intensità, arrivando quasi a percepire il profumo di sua madre. Avrebbe dunque tentato di mantenere alto quel livello d'intensità, aggrappandosi al suo ricordo con tutte le sue forze, mentre richiamava il suo Potenziale Magico visualizzandolo nella sua mente. Ancora con gli occhi chiusi il londinese avrebbe quindi immaginato il suo PM prendere vita dentro di se, precisamente al centro del petto, come un ammasso di energia che non desiderava altro che sfogare la sua furia, per poi forzarlo a trasformasi nell'onda anomala che avrebbe fatto si che il suo Patronus prendesse forma nella realtà. Con l'immagine chiara del suo PM nella mente, Alexander avrebbe quindi continuato quella delicata parte della preparazione, consapevole di dover sfruttare la felicità generata dal ricordo fin tanto che era ancora forte e intensa. Di conseguenza, avrebbe visualizzato e percepito l'onda anomala inondare il suo corpo dall'interno e raggiungere impetuosa la mano armata, generando pressione suo ogni cellula del corpo del Serpeverde al suo passaggio. Il formicolio creato dalla potenza del suo PM l'avrebbe costretto ad alzare per un attimo il labbro superiore, prima di raggiungere la mano destra e prepararsi a sfociare nella bacchetta. Il londinese avrebbe quindi visualizzato il suo Potenziale Magico fondersi con il nucleo in crine di unicorno del suo catalizzatore, per poi sbucare dalla punta dello stesso attraverso un fascio di luce che avrebbe dato vita al suo Patronus, palesando quindi gli effetti dell'incantesimo. Con quello scenario ben impresso nella mente e la felicità scaturita dal suo ricordo ad amplificarne la percezione, Alexander avrebbe ripetuto per un istante le parole da pronunciare, prima di disegnare un mezzo cerchio con la bacchetta ed interromperlo con una decisa stoccata verso il centro.

- Expecto Patronum!

Avrebbe pronunciato in sincronia con il movimento del polso, scandendo ogni singola lettera. Tutta la felicità generata dal ricordo a cui aveva pensato sarebbe stata quindi incanalata, insieme al suo PM, nella sua bacchetta, mentre le iridi sarebbero rimaste ad osservare curiose il risultato.

Edited by Alexander Grayson - 2/1/2021, 17:07
 
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Alexander Grayson
view post Posted on 2/1/2021, 14:16




Alexander poggiò la mano libera sul bordo della cattedra, gli effetti del Morbo che si facevano sentire. Questa volta la scarica di adrenalina era stata forte, tanto che poteva ancora percepire quell'euforica sensazione attanagliare il suo corpo e chiedergli una sola cosa: di continuare a usare la magia. Il londinese girò la sua figura e poggiò il sedere sulla cattedra; da quel che sembrava, non avrebbe potuto saltare la pausa, questa volta, se intendeva ancora mantenere il controllo sui suoi arti. Era uno strano effetto collaterale, quello che si stava ritrovando a osservare per l'ennesima volta. I battiti del cuore che aumentavano di pari passo con la voglia di castare incantesimi, quella specie d'invincibilità che non gli permetteva di avvertire la fatica e che assecondava quindi in modo perfetto la voglia sopracitata come in un team di qualità, come se fosse stato tutto studiato a tavolino. Alexander sospirò stizzito, la schiena di nuovo dritta che fece allargare il disegno della sua ombra sul pavimento. Erano passati mesi ormai e riguardo quel maledetto Morbo c'erano ancora molte, troppe incognite, ma quella restava una delle più spinose: compromettere la sua capacità di lanciare incantesimi, portandolo a volte addirittura a fallire l'esecuzione d'incanti semplici, non era di certo cosa da poco. Fortunatamente, era un imprevisto che, fino a quel giorno, gli si era presentato poche volte, ma era comunque un problema serio che andava risolto quanto prima. Così come quell'inspiegabile euforia che rischiava di minare ogni volta il suo controllo: doveva sbrigarsi e trovare una soluzione, c'erano troppe cose in ballo. Dopo essersi concesso qualche minuto per riperdere il controllo e placare quella maledetta -ma piacevole- sensazione, Alexander avrebbe raggiunto ancora una volta il centro dell'aula e si sarebbe preparato a un altro lancio. Subito avrebbe perciò disteso in avanti il braccio armato, il destro, portando la mano a ritrovarsi parallela con la spalla, mentre ne rivolgeva la punta verso un'area sgombra dell'aula. Rapido il piede destro sarebbe quindi scattato in avanti, asciando indietro il sinistro e tastando per primo l'aderenza al suolo; dopo aver ancorato i piedi al pavimento quindi, lasciando solo il tallone del piede sinistro sollevato, così da poter attutire qualsiasi colpo -anche se non serviva- il diciassettenne avrebbe abbassato di poco il baricentro, alla ricerca del perfetto equilibrio e di quella stabilità che avrebbe aumentato di gran lunga la qualità dell'esecuzione del suo lancio. Avrebbe perciò fatto forza sui quadricipiti e li avrebbe sfruttati per distribuire il peso del corpo negli arti inferiori, mentre iniziava a flettere le ginocchia e irrigidiva di poco i polpacci. Distribuire in modo equo il peso del corpo era fondamentale per non trovarsi sbilanciati al momento del lancio, e lui non avrebbe di certo mai commesso un errore cosi grossolano. A seguito di un profondo respiro avrebbe poi girato il busto, posizionandolo di profilo rispetto al punto dell'aula che stava osservando. Subito sarebbe perciò passato a occuparsi della parte superiore del corpo, piegando di poco il gomito del braccio armato e di novanta grandi quello del braccio sinistro, che poi avrebbe portato dietro la schiena, nascondendolo e sfruttandolo, in parte, come contrappeso. A quel punto, avrebbe contratto l'addome e intensificato la presa delle dita sul manico della sua tredici pollici e tre quarti, lasciando il polso leggero e pronto al movimento, mentre inarcava le spalle per far sì che la schiena ritraesse una linea dritta. Si sarebbe quindi concesso un respiro profondo e liberatorio, prima di chiudere gli occhi ed estraniarsi ancora una volta dal mondo esterno. Grazie all'aiuto della sua mente avrebbe quindi rimosso ogni oggetto presente nell'aula, riducendo la stessa a una stanza completamente buia e insonorizzata, nella quale lui si trovava al centro e dove non poteva essere raggiunto da alcun tipo di distrazione esterna. Tutti i rumori provocati dalla quotidianità del castello sarebbero scomparsi, così come tutto quello che lo circondava e la debole luce che fino a poco prima filtrava dalle finestre: in quel castello c'era solo lui. Nel caso fosse riuscito a raggiungere quello stato di calma ed estraneità a cui ambiva, Alexander si sarebbe subito applicato per estirpare ogni tipo di pensiero inutile dalla sua mente, in modo da lasciare all'interno di essa solo le informazioni di cui aveva bisogno in quel preciso momento. Dopo aver visualizzato una funesta nube, nera come la pece, il londinese le avrebbe quindi comandato di cancellare -momentaneamente- qualsiasi ricordo non avesse a che fare con l'incantesimo e il suo pensiero felice, strappando con violenza anche i pensieri e le idee più radicate. Non era concesso nessun margine di errore, il tempo che stava impiegando in quell'aula era prezioso. Liberata la mente, Alexander si sarebbe concertato sull'evocazione di quel pensiero che era la chiave di quell'incantesimo, e forse anche di buona parte della sua esistenza, cercando di rimanere concentrato per accogliere al meglio la sensazione che sapeva avrebbe presto provato. Con gli occhi ancora chiusi avrebbe quindi pensato a quel fatidico giorno, rievocandone ogni dettaglio e trasformando il contesto buio che aveva creato -e in cui si trovava nella sua mente- a ogni piccolo particolare che acquisiva, rendendolo uguale a quello che era il suo scenario preferito. Si sarebbe quindi trovato catapultato tra le pareti di Villa Grayson, con sua madre e suo padre pronti a rivelargli la notizia che ogni bambino vorrebbe sentire: era un Mago. Alexander avrebbe quindi lasciato che la felicità scaturita da quel ricordo, il suo ricordo, il ricordo più bello lo inebriasse totalmente, cercando di percepirla al meglio delle sue possibilità. Si sarebbe dunque cullato in quella felicità che, ne era quasi sicuro, avrebbe potuto riprovare solo ricordando quel giorno, conscio del fatto che nessuna notizia sarebbe mai stata lontanamente paragonabile a quella. Metaforicamente <i>pieno> di quella felicità, il londinese avrebbe in pochi istanti visualizzato il suo Potenziale Magico prendere forma dentro di se, mentre teneva stretto a se quel ricordo felice. Avrebbe dunque visualizzato l'energia che lo rendeva un Mago manifestarsi al centro del suo petto e prendere la forma di quell'onda anomala che tanto rispecchiava il suo potere, per poi dirigerla verso il punto in cui avrebbe liberato tutta la sua furia grazie alla forza della sua immaginazione; impegnato a guidarla al meglio verso l'obiettivo, Alexander si sarebbe concentrato così tanto sul suo PM che sarebbe riuscito a percepire nuovamente il formicolio che quel potere provocava al suo passaggio, sopra ogni cellula del suo corpo. Avrebbe quindi avvertito quella leggera sensazione di calore che l'onda anomala avrebbe provocato mentre si dirigeva furiosa verso la mano armata, pronta ad amplificare con il suo potere quello del nucleo in crine di unicorno della bacchetta, così da dar vita al Patronus di Alexander. Guidato il suo PM a destinazione, il Serpeverde l'avrebbe dunque immaginato scorrere attraverso le dita e fondersi con il nucleo del catalizzatore, per poi manifestarsi nella realtà e dare forma al suo Patronus, eseguendo così la volontà del Mago. Con quelle immagini marchiate a fuoco nella mente, Alexander avrebbe impiegato solo un istante nel ripetere mentalmente la formula, poi avrebbe riaperto gli occhi e avrebbe fissato di nuovo il punto in cui era indirizzata la bacchetta. Mentre la felicità scaturita dal ricordo felice e il PM si fondevano insieme per trasformare la volontà del Mago in realtà, Alexander avrebbe sincronizzato i movimenti del polso con la pronuncia della formula e, dopo aver mimato con il catalizzatore un mezzo cerchio nell'aria, avrebbe interrotto il disegno con una stoccata verso il centro.

-Expecto Patronum!

Avrebbe pronunciato in modo chiaro e deciso, mentre lasciava il suo Potenziale Magico e l'enorme felicità generata da quel vecchio, ma importante ricordo liberi di scorrere attraverso la bacchetta e dare forma al suo Patronus.

Edited by Alexander Grayson - 2/1/2021, 17:08
 
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Alexander Grayson
view post Posted on 2/1/2021, 16:57




Senza perdere tempo, vicino ormai a quella che sarebbe stata la conclusione di quell'intensa sessione di allenamento, Alexander si sarebbe posizionato di nuovo al centro dell'aula, deciso a non diminuire l'intensità e la concentrazione proprio in quegli ultimi minuti di pratica. Sapeva benissimo che, arrivato ad un certo punto, avrebbe dovuto smettere per non rischiare di vedere il suo cuore schizzare fuori dal petto o qualche altra strana reazione causata dall'uso continuo di tutta quella magia; altri due lanci, solo altri due e poi avrebbe smesso. Senza temporeggiare oltre, il londinese avrebbe dunque alzato il braccio armato quasi all'altezza delle spalle, distendendolo completamente d'innanzi a se, mentre puntava la bacchetta verso il un punto preciso dall'altra parte dell'aula. Avrebbe quindi mosso la gamba destra in avanti staccandola dalla sinistra, che sarebbe rimasta indietro di qualche centimetro rispetto alla gemella, mentre con la pianta dei piedi tastava l'aderenza al pavimento. Subito quindi avrebbe strusciato la suola delle scarpe contro il pavimento della stanza, per poi ancorarvici i piedi in modo permanente, eccezione fatta per il tallone del piede sinistro. A quel punto il Serpeverde avrebbe iniziato a flettere le ginocchia, mentre abbassava il baricentro di qualche centimetro e si preparava a distribuire il peso del corpo; facendo affidamento sulla forza dei polpacci e dei quadricipiti, si sarebbe dunque mosso per distribuire al meglio il peso negli arti inferiori, cosa che ormai era abituato a fare ma che avrebbe svolto comunque con attenzione, conscio di quanto fosse importante un buon equilibrio. Si sarebbe poi focalizzato sul posizionare al meglio anche i muscoli della parte superiore del corpo, raddrizzando repentinamente la schiena e sistemando la postura del braccio armato; avrebbe quindi piegato di poco il gomito del braccio destro, quello armato, mentre faceva roteare il polso per prepararlo al movimento che avrebbe compiuto tra pochi secondi, per poi lasciarlo morbido ma con le falangi ben strette intorno alla bacchetta. Avrebbe perciò portato il braccio sinistro a nascondersi dietro la schiena, dopo aver piegato il gomito del medesimo braccio di circa novanta gradi, mentre girava il busto di profilo. Si sarebbe quindi abbandonato ad un respiro profondo per rilassare i muscoli e liberarsi di un'eventuale rigidità eccessiva, l'addome contratto che seguiva il movimento del diaframma. In un istante, le palpebre del diciassettenne si sarebbero serrate, un altro respiro a gonfiargli i polmoni: si sentiva pronto. Il londinese avrebbe quindi tentato di raggiungere di nuovo quello stato di pace che era solito raggiungere prima del lancio di un incantesimo, così da concentrarsi al meglio sull'esecuzione senza alcun tipo di distrazione a impedirglielo. Avrebbe quindi trasformato il contesto in cui si trovava in una stanza buia e isolata, priva di qualsiasi fonte di rumore o di ostacolo, le cui pareti -pregne di oscurità- l'avrebbero protetto dalle distrazioni esterne. Continuando ad immaginarsi al centro di quella stanza isolata dal resto del mondo, Alexander avrebbe di conseguenza evocato nella sua mente una nube nera, in modo da scacciare tutti i pensieri superflui e fare spazio solo a quei ricordi di cui necessitava, scacciando via tutti gli altri. Si sarebbe perciò liberato delle preoccupazioni quotidiane, dei suoi compiti scolastici e persino dei suoi loschi affari, nel tentativo di concentrarsi ed eseguire al meglio l'incantesimo. Avrebbe poi, una volta sgombrata la mente, ripensato al suo ricordo felice, a quel ricordo che ormai sarebbe riuscito ad evocare con facilità e che avrebbe percepito di volta in volta in modo sempre più intenso; del resto, non si trovava lì per contare i gorgosprizzi. Avrebbe quindi cercato di udire di nuovo la voce dei suoi genitori mentre gli comunicavano la notizia che aveva cambiato la sua vita, immergendosi con tutto se stesso in quel felice e gioioso contesto che avrebbe presto preso il posto della stanza nera. Avrebbe perciò visualizzato se stesso all'interno delle confortevoli e sicure mura di Villa Grayson circondato da sua madre e suo padre, felici quasi quanto lui nel vedere la reazione del loro figliolo alla notizia. Non avrebbe potuto desiderare niente di meglio. Aggrappato a quell'estrema sensazione di felicità, che avrebbe cercato di tenere stretta a se con la forza della mente, Alexander sarebbe passato dunque all'evocazione del suo PM, così da non sprecare attimi preziosi. Avrebbe perciò immaginato ciò che lo rendeva un Mago materializzarsi al centro del busto e prendere subito le sembianze di un'onda di grandi dimensioni, che scalpitava per sfogare la sua potenza verso la prima cosa che gli sarebbe capitata a tiro; nel tentativo dunque di dirigerla verso la mano armata, e quindi verso la bacchetta, il londinese avrebbe cercato di racimolare sino all'ultima goccia di Potenziale Magico dal suo essere, per poi visualizzare dei canali all'interno del suo corpo che avrebbero condotto l'onda verso il catalizzatore. Avrebbe quindi tentato di percepire appieno la potenza del suo PM, provando ad avvertire di nuovo quella sensazione di formicolio ai muscoli mentre immaginava l'onda fluire nel suo corpo e raggiungere pian piano la mano armata. Una volta raggiunta la mano destra, Alexander avrebbe lasciato libera l'onda si sfociare nel nucleo della bacchetta, attraversando quindi le dita per raggiungerlo mentre si univa in un tutt'uno con la felicità generata dal suo pensiero, che ne avrebbe amplificato l'effetto e reso possibile la manifestazione del suo Patronus. Il diciassettenne avrebbe dunque visualizzato la forza del suo PM sfociare dalla punta della sua bacchetta tramite un potente fascio di luce, dal quale avrebbe preso forma il suo Patronus, palesando così la buona riuscita del lancio. Senza permettere che neanche un solo particolare di quello scenario andasse sprecato, una volta riaperti gli occhi, Alexander si sarebbe mosso velocemente per eseguire il movimento che avrebbe anticipato la stoccata finale, mentre ripeteva mentalmente la formula dell'incantesimo. Avrebbe dunque tracciato una mezza luna nel vuoto con la bacchetta, mantenendo il polso morbido, per poi eseguire una decisa stoccata finale in simultanea con lo scandire della formula.

- Expecto Patronum!

Avrebbe pronunciato in modo chiaro, compiendo un leggero scatto in avanti mentre eseguiva la stoccata finale.
 
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Alexander Grayson
view post Posted on 2/1/2021, 18:35




Un respiro profondo anticipò l'allontanarsi della sua figura dalla cattedra, le ridi ancora vispe fisse verso il nulla. Il momento era finalmente giunto, ancora un'altra ripetizione e avrebbe lasciato quell'aula per fare ritorno in Sala Comune: per quel giorno poteva bastate. Deciso a terminare al meglio, Alexander si sarebbe posizionato al centro della stanza e, dopo aver spostato il piede destro in avanti, avrebbe alzato la testa e allungato il braccio destro d'innanzi a se, portandolo quasi a raggiungere l'altezza della spalla. Avrebbe perciò lasciato il piede sinistro indietro, sollevando il tallone del medesimo dal suolo, ma ancorando saldamente l'altra metà del piede, e quello destro, al pavimento dopo aver constatato per l'ultima volta l'aderenza dello stesso. Di conseguenza, il londinese avrebbe abbassato poi leggermente il baricentro, posizionandolo esattamente a metà strada tra il piede sinistro e quello destro, mentre iniziava a molleggiare lentamente con le ginocchia. Chiamando ancora una volta in causa i quadricipiti, avrebbe dunque iniziato a distribuire il peso del corpo nella parte inferiore della sua figura, aiutandosi con i polpacci per distribuirlo in modo equo e raggiungere così un equilibrio più che sufficiente al suo scopo. Senza temporeggiare Alexander sarebbe quindi passato a migliorare la postura degli arti superiori, raddrizzando e inarcando per qualche istante la schiena, per poi donarle naturale leggerezza mantenendo però una postura ben eretta. Si sarebbe quindi occupato di sistemare al meglio la posizione del braccio armato, piegando di qualche centimetro il gomito dello stesso e roteando brevemente il polso; le falangi si sarebbero dunque strette intorno al catalizzatore con fare sicuro e deciso, mentre la punta della bacchetta veniva indirizzata verso un punto a caso -ma sgombro- dell'aula. Istintivamente, avrebbe continuato portando dietro la schiena il braccio sinistro, mentre si abbandonava ad una serie di respiri profondi e girava il busto di profilo, per poi preparasi a quello stato di concentrazione assoluta per l'ultima volta. Il diciassettenne avrebbe perciò chiuso gli occhi e, dopo aver contratto l'addome, avrebbe cercato di isolarsi ancora dal mondo esterno, dai chiassosi abitanti del castello, dal rumore che il vento continuava imperterrito a provocare. Usando la sua immaginazione, avrebbe quindi eliminato tutto ciò che lo circondava, trasformando la stanza in un'aula in cui regnava l'oscurità e in cui nessuna distrazione sarebbe potuta penetrare. Nessun rumore, nessuna visita improvvisa avrebbero quindi potuto distrarlo dal suo obiettivo, da quello stato di concentrazione che stava per raggiungere. Senza indugiare oltre Alexander avrebbe quindi chiamato a se la fidata nube nera con la quale era in grado di ripulire anche gli spazi più oscuri della sua mente, pronto ad estirpare quei pensieri che in quel momento risultavano solo futili; avrebbe perciò visualizzato la nube spazzare via, temporaneamente, tutti quei pensieri e quelle preoccupazioni che non avrebbero giovato all'esecuzione del lancio, lasciando spazio solo alle informazioni riguardanti il lancio del Patronus e, ovviamente, l'arma principale per scagliare quell'incantesimo: il suo ricordo felice. Con gli occhi ancora chiusi avrebbe quindi tentato di mantenere quello stato di calma, mentre rievocava nella sua mente il ricordo che più di tutti lo aveva reso felice. Ricreando di nuovo lo scenario di quel giorno nella sua testa, Alexander iniziò a focalizzarsi su quel preciso momento, cercando di riprovare e richiamare per un'ultima volta quell'immensa felicità, con l'intenzione di riviverla nel modo più intenso possibile. Avrebbe dunque sostituito lo scenario buio in cui si era isolato con quello di casa sua, così da poterlo percepire appieno e renderlo più vivido, mentre alle sue orecchie sarebbe giunta la voce dei genitori, felici quanto lui di comunicargli la buona novella. Completamente catturato da quella felicità, Alexander si godé per un istante il ritorno alla sua infanzia, prima di concentrarsi sull'evocazione del suo Potenziale Magico e sul marchiare nella sua mente quel ricordo. Ancorato a quella felicità e con gli occhi ancora chiusi per concentrarsi meglio, il Serpeverde avrebbe dunque visualizzato il suo PM prendere forma all'interno del suo corpo e sbucare improvvisamente al centro del petto, in un ammasso furioso di energia. Prontamente avrebbe usato la sua immaginazione per trasformarlo in quell'onda anomala che ormai gli risultava più che familiare, mentre si preparava a guidarla verso la bacchetta. Alexander avrebbe quindi tentato di percepire appieno l'energia del suo PM, cosi da controllarla al meglio e rendere la visualizzazione che aveva creato quanto di più simile alla realtà. Si sarebbe dunque concentrato sull'avvertire quel calore e quel formicolio che sapeva il passaggio del suo PM avrebbe provocato, mentre guidava l'onda verso la mano armata e manteneva viva la felicità del suo prezioso ricordo. Una volta raggiunta la mano destra, Il Serpeverde avrebbe visualizzato il suo PM sfociare nel catalizzatore ed unirsi al nucleo in crine di unicorno, per poi sbucare dalla punta dello stesso e creare, a seguito di un fascio di luce, il suo Patronus. Con gli effetti dell'incantesimo ben chiari nella sua mente e la felicità scaturita dal ricordo rimembrato in precedenza, Alexander si sarebbe rapidamente preparato alla parte finale, eseguendo i giusti movimenti per un'ultima volta prima di abbandonare l'aula. Avrebbe perciò disegnato un mezzo cerchio nel vuoto, concludere con una decisa stoccata del polso in contemporanea con la pronuncia della formula.

-Expecto Patronum!

Avrebbe pronunciato con tono chiaro e sicuro, scandendo ogni sillaba.
Non gli restava che rimettere tutto al proprio posto.
 
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view post Posted on 24/2/2021, 01:01

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FATO



Primo Incantesimo riuscito al 90%.
Secondo Incantesimo riuscito al 70%.
Terzo Incantesimo riuscito all'80%.
Quarto Incantesimo riuscito all'85%.
Quinto Incantesimo riuscito al 75%.
Sesto Incantesimo riuscito all'80%.
Settimo Incantesimo riuscito all'85%
Ottavo Incantesimo riuscito al 75%.
Nono Incantesimo riuscito allo 0%.
Decimo Incantesimo riuscito allo 0%.

Alexander Grayson si era approcciato a quell'obiettivo con grande determinazione, e l'impegno di non lasciare l'Aula di Difesa Contro le Arti Oscure finché la sua bacchetta e il suo potenziale magico non avessero dato una manifestazione visibile. Il Morbo Bianco trascinò lo studente a provare e riprovare, anche dopo le prime Evocazioni deludenti. Ma al di là della distrazione data dall'anomalia negromantica, con l'irruenza e la frenesia che provocava nel giovane mago, la sua tecnica si affinava con ogni esercitazione in più, e il suo corpo si abituava ad assumere la postura adeguata; la sua mente, intanto, riusciva quasi sempre a cacciare le interferenze e a vagare sul ricordo che doveva dare sostanza a quell'Incantesimo. Prima di due ultimi tentativi fallimentare, forse a causa della stanchezza, forse per via della spossatezza innaturale data da quell'euforia inarrestabile, finalmente il Serpeverde vide la nube argentata assumere una forma strisciante. Otto zampe che formicolavano, si agitavano per raggiungere rapide uno scopo con la stessa determinazione mostrata dal loro Evocatore. La forma assunta dal Patronus di Alexander Grayson era quella di una tarantola.

 
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