La quiete in autunno.

Ero lì davanti: un'immensa distesa d'acqua riempirono i miei occhi colmandoli di stupore e meraviglia. Ferma sul mio posto, stirnacchiai le braccia verso il cielo e dopo di che, mettendo le mani dentro la giacca di lana, chiusi gli occhi congedandomi completamente ai rumori della natura selvaggia. Rabbrividì al piccolo alzamento di vento che scompigliò i miei ricci già disordinati e sbadigliai rumorosamente il meno possibile. L'aria era fredda e si sentiva facendomi completamente stringere sul posto battendo un po' i denti. Amavo quel tempo di quella mattinata, ero lì da sola con in mano un fiore secco raccolto dal suolo girandolo dallo stelo fra le dita; era di un giallo sbiadito e consumato. Pensai in quel momento che avesse un fascino tutto suo, alquanto meraviglioso e nel mentre, con l'altra mano, arrotolavo una ciocca di capelli tra le mie dita affusolate. Ero da sola senza la presenza di qualcuno e con l'intento di conoscere e condividere le mie idee con persone nuove.

Anche quel mattino mi sono preparata e uscita di buon'ora, con l'intenzione di concedermi di osservare il risveglio della natura del Lago.

I fili d'erba ancora impregnati di rugiada, i pioppi che scuotono dolcemente i rami, come per permettere alle foglie di cadere più velocemente e permettergli di prepararsi al lungo inverno.

Ma non sono sola. Probabilmente non sono l'unica che apprezza questo lato silenzioso e meraviglioso della natura.

Una ragazza, anche lei con una massa di ricci indomabili, guardava il Lago o forse il nulla.
Cerco di fare rumore per annunciare la mia presenza e mi schiarisco la voce: "Ciao! Anche tu amante della natura? Mi presento, sono Alyssa Aloy" e allungo la mia mano, stendendomi in un sorriso.

Mi voltai al minimo rumore che sentì in quella tranquillità: del suolo che veniva calpestato, passo dopo passo. Una ragazza più alta di me e con dei capelli ricci quasi come i miei si presentò a me davanti.

Una ragazza alquanto tranquilla e con delle carinissime lentiggini allungò la mano verso il mio busto, in attesa di risposta. La vidi sorridere e, a mia volta, feci lo stesso prendendole la mano.

'Ciao Alyssa. Io sono Ilaria. Ilaria Summet.' Dissi con voce bassa mostrando un sorriso gaio e continuai 'Comunque sì, amante accanita. Alle volte mi perdo all'interno di tutto ciò che mi mostra.' Risi un po' e ritornai composta.

Gli uccellini cantavano, ed io, ancora con quel fiore secco in mano e stringendomi nelle spalle, la scrutavo nel minimo dettaglio.

La ragazza, per fortuna la ragazza si è volata ancora prima che interrompessi io i suoi pensieri.
È appena più bassa di me e, una cosa che mi ha lasciata davvero a bocca aperta, è una macchiolina della sua iride.

-Ma wooooow! Ma che bella quella macchiolina!- non mi trattengo dall'esclamare mentre, con enfasi, stringo di rimando la mano della ragazza che si presenta come Ilaria Summet.

-Comunque sì, amante accanita. Alle volte mi perdo all'interno di tutto ciò che mi mostra- mi risponde la ragazza mentre, anche lei, si perde nuovamente a guardare la natura.

-È bello qui, vero? Passerei sul serio tutta la giornata a stare qui fuori, dall'alba al tramonto. Com'è la tua famiglia Ilaria? Siete tutti maghi?- domando, non sapendo se utilizzare termini quali "Mezzosangue", "Purosangue". La gente è ancora sensibile circa l'uso di queste definizioni relative allo "stato di sangue".

'Grazie.' Mi sfiorai l'occhio sinistro toccandolo leggermente e sorrisi a quell'affermazione. 'Già, l'hai notata subito vedo..' Esclamai ridacchiando guardando altrove.

Il suo modo di fare sembrava aperto tanto da non farmi ricadere nel pozzo più buio dei miei pensieri.
'La mia famiglia dici? Beh..siamo molto uniti..direi di sì.'

Mi toccai le punte dei miei capelli tirandoli leggermente. La ragazza annuì ed io continuai 'Sono una Purosangue e vengo da una famiglia molto benestante. Sono figlia unica con un elfo domestico, Il mio più caro amico.' Sorrisi appena vidi lo sguardo della ragazza.

Il vento, che si alzò appena, scompigliò per una seconda volta la massa di cappelli che posavano sulle spalle. Mi dondolai un po' con le gambe toccandomi la parte sinistra del collo. Ero abbastanza disorientata, non sapevo come sciogliere quel ghiaccio che ci separava.

'E la tua, di famiglia?' Domandai veloce. La guardai negli occhi e notai ancora le sue piccole lentiggini che erano sparpagliate un po' dappertutto.