| Si era lasciato alle spalle l’Atrium e finalmente era giunto innanzi l’aula dell’esame. Attese qualche secondo prima di entrare, fece un sospiro cercando di non pensare all’esito ed entrò deciso a superare l’esame.
< Salve a tutti > salutò tutti i presenti prima di rivolgere un saluto a Nephele, anche lei doveva svolgere l’esame quel giorno. Ascoltò le direttive del professor Mison annuendo con la testa < Benissimo, Serraglio Stregato > non una parola di più, la mente già proiettata a ciò che avrebbe dovuto fare. Qualche passo avanti cercando la posizione adatta e per avere lo spazio necessario nel momento in cui avrebbe dovuto effettuare la rotazione prima di smaterializzarsi. Doveva necessariamente svuotarsi dai pensieri e scacciare la tensione, inevitabile, dovuta all’esame finale. Avrebbe iniziato a respirare regolarmente cercando di aumentare gli intervalli dei movimenti di ispirazione ed espirazione per provare a calmarsi concentrandosi sul suono dei respiri. In ascolto anche del battito cardiaco avrebbe provato a valutare l’efficacia del suo tentativo per rilassarsi provando ad intercettare il movimento del suo cuore sperando di sentirlo rallentare quanto bastava per essere calmo e in pace con se stesso. Quando avrebbe ritenuto di aver raggiunto il giusto stato di quiete e concentrazione si sarebbe dedicato alla postura, ormai prassi naturale come per il pre lancio degli incantesimi. Avrebbe posizionato i piedi seguendo la linea immaginaria delle spalle assicurandosi di averli ben saldi a terra e pronti per la piroetta da eseguire alla fine, le ginocchia sarebbero state piegate di un poco per togliere la rigidità alle gambe e lo stesso avrebbe fatto con la schiena, tenuta dritta ma non rigida. L’addome leggermente contratto per avere la giusta spinta nel giro finale prima di smaterializzarsi e le braccia libere di scendere naturali lungo il corpo. La testa dritta dopo aver sciolto i muscoli del collo, il mento parallelo al pavimento dell’aula, gli occhi puntati su un punto imprecisato. Esattamente quando avrebbe capito di aver raggiunto una relativa calma mentale e il giusto rilassamento del corpo si sarebbe dedicato alle tre D. La Destinazione era nei pressi del Serraglio Stregato. Aveva visitato quel posto qualche giorno primo per comprare l'iguana e aveva ben in mente molti dettagli della zona e del negozio o almeno sperava di ricordarli tutti, conosceva Diagon Alley per la moltitudine di visite e acquisti fatti, doveva cercare di non preoccuparsi. Come appreso durante le lezioni avrebbe iniziato ad immaginare di raggiungere la sua destinazione partendo dall'alto, come se stesse volando, avendo un'ampia visuale che poi avrebbe ristretto fino a raggiungere il luogo dove avrebbe dovuto materializzarsi. Nella sua mente avrebbe visualizzato l'Inghilterra nella sua interessa per poi restringere il campo sulla città di Londra. Naturalmente non bastava, la città era immensa, avrebbe ristretto il suo campo visivo immaginario ad una particolare zona della capitale inglese ovvero Diagon Alley. Avrebbe visualizzato l'intera zona con i suoi negozi che ben conosceva, disposti come ben sapeva, la strada e i marciapiedi lastricati, le vetrine, gli incroci con le viuzze laterali. Ma ancora avrebbe ristretto il campo, visualizzando l'edificio dove era ubicato il Serraglio Stregato. Difronte al Serraglio si trovava la Gringott, non poteva sbagliarsi e avrebbe focalizzato l'attenzione su questa porzione di territorio per poi restringerla ancora di più al solo negozio di animali, al Serraglio Stregato. Avrebbe disegnato nella sua testa la facciata dell'edificio, l'ampia parete di mattoni color tortora e gli infissi in legno verde scuro che ricordava bene. La porta che permetteva l'accesso al locale era per metà in vetro e per metà in legno, posizionata al centro della facciata. Non voleva smaterializzarsi difronte alla porta, troppo pericoloso, avrebbe spostato la sua attenzione sulla vetrina di sinistra, perfettamente quadrata e sporgente di una quindicina di centimetri. Continuando a pennellare il quadro della sua destinazione si sarebbe concentrato su quella vetrina che esponeva alcuni degli animali in vendita, per la precisione sulla porzione di marciapiede difronte ad essa. C'era una lunga trave in legno che prendeva tutta la lunghezza delle vetrine e della porta e sulla parte della "sua" vetrina erano appese gli ultimi modelli delle gabbie messe in vendita. Calcolando un metro di distanza dalla vetrina e circa ottanta centimetri dal bordo del marciapiede, evitando cosi di rischiare di mettere un piede in fallo se ce l'avesse fatta a materializzarsi. Quella porzione di lastricato sarebbe stata la sua destinazione precisa. Se tutto fosse andato come previsto si sarebbe materializzato a un metro dalla vetrina di sinistra, a ottanta centimetri dal bordo del marciapiede e ad una distanza di un metro e mezzo dalla porta di entrata del negozio. La porzione di lastricato scelta sarebbe stata quella, la sua destinazione. Ricordava quella porzione perchè dall'altro lato della strada, parallelo a quel punto scelto, c'era un albero particolare con la forma delle fronde che ricordavano la parrucca di Eustass Hawkins, impossibile non ricordare. Avrebbe disegnato la porzione di marciapiede con il suo colore inconfondibile che ben conosceva, piana, non ricordava buche o dislivelli di sorta. Aveva scelto quella porzione anche perchè non vi erano ostacoli vicini, non vi erano alberi o panchine, gli unici ostacoli possibili erano eventuali persone che camminavano ma probabilmente l'orario era consono per trovarci poca gente. Nella sua testa terminò il quadro della sua destinazione con tutti i dati che ricordava, con i dettagli che avrebbero fatto la differenza, sperando di non aver tralasciato nulla. La Determinazione avrebbe seguito la prima D. Era deciso a riuscire in quell'esame, convinto delle proprie potenzialità e ora doveva dipingersi nella zona scelta con la destinazione. Lui voleva materializzarsi proprio in quella porzione di marciapiede davanti alla vetrina sinistra del Serraglio. Il fianco sinistro verso la strada a circa ottanta centimetri dal bordo del marciapiede, il fianco destro a circa un metro dalla vetrina di sinistra del negozio, posizionato quasi un metro e mezzo distante dalla porta. Immaginava di vedersi li, in quella posizione precisa, nè più avanti o indietro o destra o sinistra, precisamente in quella porzione di marciapiede. Avrebbe disegnato Angus con il fianco destro verso la vetrina, il sinistro alla strada e il volto rivolto a seguire la porta e la vetrina di destra oltre la porta, guardando davanti a se, con la testa parallela al negozio. Precisamente in piedi, dritto, cosi voleva trovarsi e cosi si sarebbe disegnato nella sua testa. Sarebbe partito dai piedi riportandoli aderenti al lastricato del marciapiede, le cinque dita del piede destro e naturalmente le cinque del piede sinistro e le dieci unghie, la pianta del piede e il tallone. Avrebbe tracciato le scarpe e i relativi lacci stretti nel loro doppio nodo. Le calze di cotone pesante che coprivano i piedi e le caviglie coperte anch'esse dal tessuto delle calze. Cercando di ricordare nel dettaglio il suo corpo avrebbe disegnato i polpacci, le ginocchia e le cosce cercando di non dimenticare la peluria delle gambe, cercando di visualizzare anche il più piccolo e invisibile dei peli. I pantaloni della divisa scolastica avrebbero coperto le sue nude gambe e avrebbe cercato di disegnarlo quanto più fedelmente possibile senza dimenticare la cinta e le mutande, concentrandosi poi sulle parti intime in maniera accurata cercando di evitare spiacevoli inconvenienti non graditi. Avrebbe concluso il disegno della parte inferiori del suo corpo con i glutei coperti sempre dalle mutande. Nella sua testa, la mappa disegnata precedentemente e il luogo prescelto avevano un nuovo elemento ovvero Angus che prendeva forma proprio come avrebbe voluto materializzarsi nel luogo scelto con la destinazione. Ora avrebbe tracciato la parte superiore del corpo, il tronco, il busto, la schiena senza trascurare eventuali nei che ricordava di avere su di essa, l'ombelico e gli addominali accennati dagli allenamenti, i pettorali e i capezzoli, le scapole, cercando di ricordare e riportare ogni particolare che riusciva a ricordare di quella parte del corpo. Sarebbe poi passato a dipingere gli arti superiori, naturali che scendevano lungo il corpo. Il braccio e avanbraccio sinistro che davano verso la strada e il braccio e avanbraccio destro che davano verso la vetrina, i rispetti gomiti, i polsi, mani e le dieci dita con le relative unghie. Non avrebbe dimenticato e avrebbe riportato la cicatrice sul braccio e la peluria degli arti superiori e della parte superiore del suo corpo. Consapevole dei rischi dovuti allo spaccamento voleva evitare ad ogni costo che accadesse. La materializzazione doveva essere precisa, perfetta, degna dell'esame che stava svolgendo, doveva giungere intero e completamente integro. Non mancava molto a terminare il suo alterego nella sua mappa mentale per la smaterializzazione. Avrebbe ora disegnato il collo con la ferita dovuta all'attacco e la sua fasciatura che la proteggeva e copriva. Avrebbe poi disegnato la testa andando a tracciarla sul collo provando a concentrarsi su ogni particolare o dettaglio. Avrebbe tracciato il mento, la mascella, le labbra con la loro linea inconfondibile, il profilo del naso e le relativi narici, gli occhi, le pupille e le iridi dello stesso colore dei suoi naturalmente, le ciglia e le sopracciglia. Mancava poco per completarsi. Le orecchie e i capelli che cadevano lungo la schiena, dall'attaccatura alle punte, di cui alcune rovinate, provando a riportarli quanto più fedelmente possibile all'originale. Ci teneva quasi quanto alle parti intime, non poteva trascurarli. Cercando di visualizzare un quadro di insieme poteva ritenersi soddisfatto, aveva disegnato lui nella posizione prevista e dove aveva calcolato di materializzarsi. Avrebbe terminato con i vestiti della parte superiore del suo corpo, iniziando con la camicia bianca e il maglione che la copriva in parte, la cravatta con il nodo non stretto. La bacchetta nella tasca sinistra. Adesso era completo, era li perfettamente in piedi e stabile solo nell'attesa di sapere l'esito dell'esame. La sua testa avrebbe anche fatto il suo dovere ma ora farlo lui nella realtà, poteva farcela, se lo sentiva. La Decisione non poteva assolutamente trascurarla. Non aveva nessuna intenzione, giunto a questo punto di restare fermo sul posto come un imbecille e proprio il giorno dell'esame. Aveva provveduto ad inquadrare la Destinazione e ad approfondire la Determinazione. L'ultimo passo era all'approccio da avere con il mezzo di trasporto magico istantaneo che lo avrebbe trasportato precisamente nella porzione di marciapiede che aveva individuato vicino al Serraglio Stregato. Il Vuoto non era astratto, non era qualcosa di spirituale o mistico, ma era concreto e presente, andava sfruttato con le dovute precauzioni consapevole di cosa era e cosa faceva. Esso era una porta che apriva verso infinite strade, un ponte con un infinità di diramazioni possibile ma Angus doveva prenderne solo una, quella fissata in testa con la destinazione. Nessuna delle altre. Sarebbe partito dal punto A per giungere al B. Velocissimo, quasi istantaneo. Si sarebbe approcciato consapevole dei rischi e degli effetti collaterali dovuti al suo utilizzo. Era determinato a riuscire, convinto e determinato a utilizzare il Vuoto come il mezzo necessario a raggiungere quella porzione di terreno vicino al Serraglio Stregato integro e perfettamente in piedi. A questo punto avrebbe alzato le braccia piegando leggermente i gomiti, per poi iniziare la rotazione, in senso antiorario, muovendo prima le spalle, seguite dal torace e dal busto, dal bacino e dal resto del corpo. Avrebbe accompagnato quella piroetta con tutto il corpo, assecondando il movimento, cercando di essere fluido, senza tergiversare o impacciarsi. Le braccia che inizialmente avrebbero dato il via, avrebbero poi avuto l'aiuto della gamba destra mentre la sinistra faceva da perno, da fulcro. Se non avesse commesso errori da li a pochi istanti sarebbe apparso vicino al Serraglio Stregato, intero, soddisfatto, e con la licenza pronta. Ce l'avrebbe fatta? Lui sperava di si.
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