Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Exodus?, libera!

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view post Posted on 21/12/2020, 20:57
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Se c’era qualcosa, in quei cinque anni ad Hogwarts, che il Prefetto Hamilton non avesse ancora provato…questo era passare le vacanze natalizie al castello. Non era stato solo il Morbo Bianco a stringere con forza le sue tenaglie, fino a quel momento: erano stati i variegati paletti posti da Dolus, che gli avevano fatto fare un passo indietro; alla fine di comunque accordo con Fara, aveva deciso di restare. La Villa per un anno non avrebbe goduto dei tipici addobbi natalizi, delle luci folgoranti e dei festoni sbrilluccicanti. Non era tradizione di famiglia, festeggiare il Natale: il vecchio Hamilton, per esempio, avrebbe fatto finta che si trattasse di un giorno qualsiasi, andando a rintanarsi per ventiquattro ore nel suo ufficio e tante grazie.
Tom non sapeva com’era il Natale: o meglio, non lo aveva mai vissuto come avrebbe voluto...non conosceva manco i suoi stessi genitori, come poteva pensare, dall'alto dei suoi quindici anni, di conoscere quei sentimenti così puri che ciclicamente facevano capolino alla fine dell'anno? Ne conesceva però la magia: la premura di mettersi alla ricerca di un regalo, di pensare come potesse reagire il destinatario di quel gesto. Ed era una bella sensazione. Forse non assimilabile alla magia del Natale vera e propria, ma tanto gli bastava. Mettendo piede per la prima volta dopo tanto tempo in Sala Grande, il rosso-oro spostò lo sguardo da sinistra a destra, lentamente, più mettendo davanti i suoi doveri di Prefetto che da studente curioso. Quell’anno era stato – e continuava – ad essere strano un po’ per tutti, e si sarebbe stupito di trovare la Sala completamente vuota. Si sarebbe soffermato per qualche minuto ad osservare l’albero natalizio finemente addobbato coi colori delle quattro casate, chiedendosi chi fosse stato a creare quell’accoppiata di colori…che Dolus avesse dato carta bianca agli elfi delle cucine? Con le mani nelle tasche della divisa, la spilla appuntata fermamente all’altezza del cuore Tom, mani dietro le spalle, avrebbe attraversato lentamente il corridoio creato dallo spazio tra i due banchi centrali per avvicinarsi ad osservare i dettagli di quello stravagante albero, cercando di carpirne i suoi segreti. Passo dopo passo avrebbe rigato dritto sincerandosi che la maggior parte degli studenti, nonostante le festività alle porte, non si concedesse il lusso di soprassedere alle regole. Nonostante tutto erano molti coloro che passavano per un semplice saluto agli amici o si divertivano a giocare con gli scacchi dei maghi: era l’ora del tè ed era tutto concesso. Accennò un sorriso, per qualche secondo, mentre inspirava l’odore che emanava l’albero: chissà Fara che faccia avrebbe fatto scartando il suo regalo.

Edited by Tom Hamilton - 21/12/2020, 21:31
 
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L'aria festiva si sentiva ad Hogwarts più che mai: le decorazioni erano al loro massimo splendore e anche i fantasmi sembravano più felici del solito -tranne il barone, lui non era mai felice-. Anche Lara Jean al castello riusciva a sentirsi felice per le feste, quasi come a casa dei suoi nonni: i suoi genitori avevano sempre storto il naso di fronte a quelle futili decorazioni babbane, il massimo a cui potevano aspirare erano i festoni fatti con le fate, a cui lei si era da sempre contrapposta. Odiava pensare che delle creature viventi fossero una decorazione per casa sua, per questo motivo aveva preferito rinunciare alle decorazioni natalizie. Se non fosse stato per i suoi nonni, probabilmente sarebbe arrivata ad Hogwarts senza avere la minima idea di cosa fosse un albero di natale: la prima volta che vide la sala grande addobbata era rimasta estremamente meravigliata e, ogni anno, rientrava ed aveva sempre la stessa sensazione. Anche quel giorno, dopo una dura giornata di lezioni, era andata a recuperare la sua puffola dal dormitorio e si era diretta verso la Sala Grande, risvegliando le sensazioni stupende che solo il natale riusciva a trasmetterle. La sala all'ora del tea era, come sempre, piena: tantissimi studenti di Casate diverse sedevano vicini, chi a chiacchierare, chi a giocare, chi in disparte. Quello sarebbe stato anche il suo destino: stare in disparte a cercare di fare in modo che JJ non andasse a disturbare nessuno leggendo un libro. Entrò in sala grande con passo sostenuto, guardandosi intorno e dirigendosi senza pensarci verso il tavolo dei Serpeverde: fu attratta però da una figura che si stagliava al centro della sala, con una postura quasi militare, molto severa. Si avvicinò, capendo quasi subito chi fosse: non si ricordava il suo nome, ma era sicura al cento per cento che fosse un prefetto, di Grifondoro forse? Cosa vuoi fare Lara Jean? Ti siedi e fai finta di niente o vuoi buttarti a capofitto in una nuova conoscenza? Ci pensò un attimo prima di decidere di buttarsi.

"Prefetto. In cerca di qualche motivo per sottrarre punti? So che voi Grifondoro siete in una situazione difficile, ma mi sembra troppo rigido per questo clima festivo."

Avrebbe detto in tono formale avvicinandosi al ragazzo e reggendo con la mano destra JJ, per fare in modo che non si buttasse contro il nuovo arrivato.

"Posso farti compagnia al vostro tavolo tranquillamente, o troverai ogni minimo pretesto per togliermi qualche punto?"

Avrebbe chiesto con il suo solito ghigno sulle labbra e, aspettando una sua risposta, si sarebbe diretta al tavolo dei Grifondoro con una piccola smorfia sul viso. Ma dove diavolo era finita? Davvero aveva avuto il coraggio di arrivare fino a lì? non riusciva a non stupirsi della sua intraprendenza mentre si sedeva al tavolo, girandosi per vedere se il prefetto l'avrebbe seguita e dando un gattino alla palla di pelo rosa sulla sua spalla.
 
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Sì Sir Nicholas, ma capisce bene che è Natale, dovrebbe in qualche modo…che so…rallegrarsi!” probabilmente furono le ultime parole a destare un po’ di inquietudine al Fantasma di Grifondoro, dato che con un gesto di stizza Nick-quasi-senza-testa prese nuovamente a librare in aria allontanandosi verso l’entrata della Sala. Tom lo avrebbe osservato per qualche istante, domandandosi se esistesse qualche altro fantasma così orgoglioso come lui, ma non trovando risposta avrebbe nuovamente prestato attenzione all’albero davanti a sé, osservandone le decorazioni: riflettevano la classifica della case o quella della coppa del Quidditch? Incrinò il sopracciglio: si era già scocciato. Pronto per tornare indietro, però, un’improvvisa voce nelle sue vicinanze lo fece quasi saltare per aria…voltatosi di scatto incontrò una ragazza apparentemente bionda, forse del quinto anno…Serpeverde. Accennò un sorriso beffardo, come se scoprisse dell’esistenza di un’altra casa oltre i tanto declamati Tassorosso solo in quel momento, dando un’occhiata veloce all’essere vivente sulla sua mano.

“Eh? Ah…per la rigidità chiedi a Sir Nicholas, sembra si stia divertendo molto in questo momento” rispose, inclinando di poco la testa sulla sua sinistra in tempo per vedere Nick-quasi-senza-testa discutere con un altro fantasma. “Non sembra proprio di buon umore quest’anno” avrebbe continuato tra il pensieroso e il divertito.

Da quando non ci si presentava più?

“Tom Hamilton, ma suppongo che le notizie siano girate in lungo e in largo a inizio mese con l’annuncio delle Nomine, no?” avrebbe chiesto senza ricevere risposta, crucciato per quella fuga, mentre la ragazza stava velocemente dirigendosi verso la tavolata dei rosso-oro. Tom scosse la testa, incrociando per un breve istante le braccia al petto e dirigendosi lentamente verso la verde-argento.
“Cosa spinge una Serpeverde a sedersi al tavolo dei nemici?” avrebbe chiesto sedendosi di fronte a lei, con un tono tiepidamente curioso.

Nemici poi avrebbe pensato, ma non detto, osservando con la coda dell’occhio i giallo-neri alla tavolata vicino il muro.
 
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"Hai mai visto il Barone Sanguinario? Lui si che è un musone. Nick-quasi-senza-testa sarà solo giù di tono, non è che gli hanno di nuovo negato la partecipazione al torneo dei cavalieri senza testa?"

Avrebbe detto distrattamente al prefetto, ricordandosi di quella buffa storia raccontatale parecchi anni prima, appena arrivata ad Hogwarts. Rise leggermente, infondo anche lei sarebbe stata triste se avesse la testa attaccata per metà. Girò lo sguardo verso colui che finalmente aveva un nome e, già seduta al tavolo, avrebbe allungato la mano verso Tom per poi presentarsi.

"Lara Jean Wilson. Non mi ricordavo il tuo nome, lo ammetto, ma ero sicura al novantanove per cento che fossi un prefetto. Hai proprio la faccia."

Rispose sorridendo scherzosa: in effetti il ragazzo aveva il classico atteggiamento da prefetto, andava in giro sospettoso, scrutando gli altri come se fosse alla ricerca di qualche motivo per togliere punti alle altre Casate. D'altronde l'avrebbe fatto anche lei, se fosse stata perfetta e si fosse ritrovata nella stessa condizione dei Grifondoro.

"I miei unici nemici al momento sono i Tassorosso. Si sono svegliati troppo ultimamente e non mi piace: dopo potrò tornare a schedare anche voi però, tranquillo."

Un ghigno si sarebbe fatto post sul suo volto, mentre girava lo sguardo verso la tavolata dei giallo-neri: era vero, nel Quidditch erano diventati improvvisamente bravi e odiava il fatto che li avessero battuti alla partita.

"Tu perché hai quel muso lungo? Non ti piace il natale?"

Disse indicando con le braccia le decorazioni tutte intorno a loro. Insomma, chi non potrebbe sentirsi felice in quell'ambiente? Persino con il morbo lei si sentiva più felice che mai.
 
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Il tè non era fra le sue bevande preferite, lo beveva davvero raramente. A quell'ora si ritrovò in Sala Grande giusto per controllare la situazione e vedere se c'era qualcosa da mangiare come spuntino non tanto per fame ma più per noia. La sala addobbata trasmetteva una bella sensazione di calore nonostante Angus non fosse tipo da strapparsi i capelli per le festività natalizie. Il Natale da piccolo lo esaltava, come tutti i bambini, crescendo aveva perso un pò del suo fascino anche se continuava comunque ad avere un suo perchè. Sicuramente non lo viveva come la maggior parte degli studenti ma alla fine ognuno viveva come meglio credeva, anzi lui viveva le cose come era meglio per lui e del resto non gli importava. Passeggiando con molta calma e silenziosamente intravide Tom "Ergoton" e una leggere smorfia di fastidio si palesò sul volto del Corvonero. Anche se durante la visita al Santuario il Prefetto dei Grifoni non aveva dato sfoggio del suo Ego rispetto ad altre occasioni Angus l'aveva preso sulla punta del naso da quella volta alla Stamberga e sicuramente sarebbe stato difficile toglierlo da li. Probabilmente meglio in quella posizione che sulle palle, questo doveva concederglielo, ma alla fine il risultato cambiava giusto di qualche sfumatura. Indeciso se fare retromarcia o meno rallentò ulteriormente la camminata cercando di pensare velocemente cosa fare. Il suo orgoglio gli diceva di rimanere, la sua pazienza gli diceva di andare via. Una dura lotta. Infine non vinse ne orgoglio e ne pazienza, ne uscì vincitrice la curiosità. Vide che parlava con una ragazza e il Corvonero voleva sapere se ancora andava in giro a smerciare notizie gratuite su Dolus, il morbo e altri argomenti più o meno importanti di cui aveva sempre da dire o così sembrava.
Si avvicinò lentamente per poi sedersi a poco distanza dando le spalle ai due sperando di riuscire a sentire qualcosa di interessante. Non gli fregava niente di pettegolezzi, amori, regali natalizi e cazzate simili. Voleva solo sapere se qualcosa bolliva in pentola visto che era stato il primo nella sala comune a dire a tutti di tenere le orecchie e gli occhi aperti.
Tirò fuori dalla tracolla il libro di Antiche Rune aprendo una pagina a caso e poggiando il gomito sul tavolo cercò di ascoltare senza badare per nulla al paragrafo che parlava dei talismani.
 
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O la spilla avrebbe sottolineato fra sé e sé mentre ascoltava le parole della verde-argento. Avanzando lentamente verso la sua tavolata si dedicò a perdere tempo riflettendo sulle altre parole della ragazza, quella rigidezza tanto nominata pochi minuti prima, per esempio. Risultava rigido e severo ogni qualvolta si dava la quotidiana occhiata allo specchio? Non gli sembrava, in realtà, ma avrebbe deciso di prendere per buone quelle avvisaglie, segno che forse evidentemente qualcos’altro in lui stesse cambiando, promettendosi di osservarsi meglio la volta successiva.
Tom non sapeva come comportarsi in quel frangente. Non era la prima volta che gli capitava di parlare con una Serpeverde – del resto Lia era una di loro – ma gli faceva comunque strano aprire bocca con degli sconosciuti, specie perché il Grifone era talmente abitudinario da circondarsi quasi sempre delle solite persone. Sedendosi sulla panca, di fronte alla ragazza, Tom decise di prendersi qualche altro secondo per osservala fugace, prima di interrompere la scia di pensieri che andava creandosi proprio per via delle sue parole.
"I miei unici nemici al momento sono i Tassorosso. Si sono svegliati troppo ultimamente e non mi piace: dopo potrò tornare a schedare anche voi però, tranquillo."

“Pfff” sbuffò divertito. “Da quant’è che non vincono? Un secolo? E’ quasi commovente vederli ancora esultare dopo due settimane dalla partita. Magari sono pure convinti di vincere il prossimo anno” finì di aggiungere. Secondo i suoi calcoli, se anche la Richardson si fosse unita per la causa, la squadra di Grifondoro avrebbe potuto schierare Auburn, Nora, Isabelle e Tom contro i Tassorosso, quattro posti su cinque occupati. Un lieve sorriso si formò sul suo volto, sperando fosse di buon auspicio.

“L’importante è che voi vinciate contro Corvonero alla prossima, non sopporterei di vederli esultare con un mese di anticipo” avrebbe asserito duramente prima di rilassare il corpo e ammettere che “No, è che sono solo un po’ troppo…pensieroso, ultimamente”
Si sarebbe voltato verso l’entrata un po’ per curiosità, un po’ per osservare i volti di chi continuava ad entrare: nonostante tutto doveva tenere la concentrazione alta, per non farsi scappare qualcuno da riportare in riga: alcuni Corvonero, molti Tassorosso che facevano più baccano del solito, poche serpi tutte rintanate nei pressi della tavolata d’appartenenza…ma qualcosa, rigirandosi verso la sua interlocutrice, attirò la sua mente, a poca distanza da lui: qualcuno con la divisa di Corvonero – il colore interno del cappuccio era inconfondibile – che gli porgeva le spalle, la corporatura già vista da qualche parte…i capelli lunghi…il cervello andò subito ad elaborare quelle informazioni andando a ricercare quei dettagli come in un database, tornando col risultato che quello studente poteva essere solo Angus McEwen. Accigliato lo osservò per qualche secondo, prima chiedendosi cosa stesse facendo, dopo tentato dal richiamare la sua attenzione con qualche battutina sarcastica. Non fece nulla di tutto ciò, ma quasi se ne dispiacque. Che lo avesse visto parlando con la Wilson e si fosse già costruito mille castelli in aria su come stesse cercando di appiopparle le sue convinzioni – peraltro in parte vagamente confermate dalla Teoria esplicata dalla Felini – sul Morbo? Non si sarebbe sorpreso, in effetti, visti i precedenti. Così come non sarebbe rimasto sorpreso se sapesse più di quanto effettivamente mostrasse: non aveva mai avuto problemi col collega bronzo-blu, sebbene fosse palese che avessero due caratteri opposti, ma era altrettanto palese che selezionasse con arguzia le persone che potevano stare al suo fianco. Tom non aveva intenzione di essergli amico, arrivederci e grazie. Non aveva nulla contro di lui ma gli sarebbe dovuto stare alla larga e viceversa…o più semplicemente usarsi indifferenza reciproca. Non gli piaceva per niente la sua presenza nella sua tavolata, qualunque cosa stesse combinando. Il Morbo Bianco aveva in parte trasformato persino le quattro casate: tutte pensavano egoisticamente a sé stesse, arrogandosi il diritto di sbeffeggiare gli insuccessi o le annate storte degli altri, non cooperando e quasi sfidando le altre per vedere fino a che punto potessero arrivare. Capiva la rivalità tra Serpeverde e Grifondoro, perché era storica, ma con le seconde linee no. Sarebbe stato anche per questo motivo che Tom non avrebbe mai divulgato notizie sensibili ad una persona esterna alla sua cerchia né in quel periodo, né in futuro: McEwen o chi altri, non avrebbero mai fatto lo stesso.

Si sarebbe rivolto finalmente verso la Wilson con un sorrisino malefico sollevando appena l’indice per aria, come ad interromperla, prima di avvicinarsi a pochi centimetri da lei e sussurrarle un “ci stai a far innervosire McEwen parlando di frivolezze?”
 
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view post Posted on 22/12/2020, 13:44
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Annuì in completo accordo con Tom per la vittoria di Tassorosso e ascoltò le sue successive parole. Stava per iniziare a rispondere a tono, ovviamente noi avremmo vinto, quando l'atteggiamento del ragazzo la incuriosì. Lo vide inizialmente perlustrare il centro della Sala Grande nel classico atteggiamento che si sarebbe aspettata da un prefetto come lui: sguardo attento e calcolatore, pronto ad intervenire al minimo sbaglio di alcuni; atteggiamento che invece ben nascondevano le prefette della sua casata con un atteggiamento quasi infantile a volte. Poi il suo sguardo si fermò, proprio alle sue spalle: non capendo cosa stesse succedendo e avendo paura che JJ avesse qualche marachella, guardò con la coda degli occhi la sua spalla per assicurarsi che la puffola fosse ancora li e, una volta che ne fu certa, riportò lo sguardo confuso verso il ragazzo, che stava iniziando a spaventarla. Cosa può avergli fatto cambiare completamente atteggiamento nel giro di due secondi? Quando lo vide avvicinarsi pericolosamente a lei si tirò leggermente indietro dicendo "Attento! Vuoi la sua lingua dentro al naso?" indicando l'amica sulla sua spalle. Poi però prese la puffola nelle mani -con il suo classico ronzio di sottofondo- e avvicinò l'orecchio alla bocca di Tom, cercando di capire cosa volesse dirgli. In quel momento capì cosa avesse attirato improvvisamente la sua attenzione. MacEwen. Il cognome sicuramente non era nuovo alle sue orecchie, ma non sapeva per quale motivo non riuscisse a figurare la sua faccia nella mente. Era un Grifondoro per caso? No, no. Era quasi certa fosse un Corvonero. Mentre ci pensava, però, un ghigno divertito si fece posto sul suo volto, accettando in silenzio la proposta di Hamilton.

"Hai mai assaggiato il Tea Armotentia al Madama Piediburro? Dicono che mentre lo bevi credi di essere innamorato del tuo interlocutore: chissà quante coppie disastrose sono nate da quell'intruglio!"

Di cosa avrebbe potuto parlare se non del Madama Piediburro? Non le sarebbe venuto in mente nient'altro di più frivolo in quel momento. Doveva dire che Tom l'aveva colta di sorpresa e quella era la prima cosa che le era venuta in mente. In fondo neanche lo conosceva questo MacEwen, l'argomento del Madama Piediburro poteva risultargli frivolo quanto interessante -anche se fino a quel momento non aveva mai incontrato qualcuno che adorasse davvero quel posto-. Avrebbe lanciato così la palla ad Hamilton, se voleva infastidire qualcuno gli avrebbe sicuramente dato una mano -come poteva lasciare andare una proposta del genere?- ma avrebbe dovuto trovare lui un argomento abbastanza frivolo.
 
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Mentre parlava la sua mente lavorava ininterrottamente per elaborare ciò che si stava svolgendo a poca distanza dal duo: McEwen era in ascolto? Cosa stava facendo mentre restava di spalle? Era così stupido da andare a pensare che con quei capelli lunghi non lo avrebbe mai riconosciuto nessuno o non gli importava essere riconosciuto? Ma soprattutto…lo stava tenendo d’occhio in funzione di quella volta alla Stamberga? Per capire se alla fine avesse qualcosa di concreto? Fu lui, uno dei prigionieri, non il rosso-oro. Se fra i due ci fosse stato qualcuno che poteva saperne di più questo era sicuramente il collega di Corvonero, che aveva perso l’occasione di parlare proprio alla Stamberga quel pomeriggio di…Ottobre? Novembre? Non se lo ricordava più. E onestamente stava ancora cercando di rimuovere l’accaduto; era stato un errore chiamare a raccolta tutta quella gente, ed era stato un errore farlo senza conoscerli. Col senno di poi si sarebbe limitato ad un incontro con pochi intimi…pochi ma che almeno collaborassero. Certo, lui stesso quella volta non aveva fatto proprio una grandiosa figura, ma anche coloro che “parteciparono” rasentarono il ridicolo. Forse solo Trish Andersen, alla fine, aveva avanzato qualcosa. Comunque stessero le cose, in ogni caso, Tom sapeva che se uno come McEwen avesse saputo qualcosa, di sicuro non avrebbe commesso l’errore di andarlo a sbandierare ai quattro venti. Probabilmente non si fidava manco di sé stesso.
Tom posò le braccia sul legno della tavolata, sbuffando infastidito da quella presenza, poco prima di rivolgendosi curiosamente all’interlocutrice prima di dipingere sul proprio volto un sorrisetto compiaciuto.
“Tea…what?” chiese vagamente divertito. Vabbè che era entrato raramente al Piediburro, ma non aveva mai sentito di quella varietà di bevanda “suppongo che molte di quelle pseudo coppiette si siano sfasciate al termine del suo effetto” avanzò, riflessivo, continuandosi a chiedere cosa volesse il bronzo-blu proprio da lui. “Lo speed-dating di San Valentino, piuttosto! La cameriera del Piediburro ehm…Fara” continuò, non con una leggera nota di rossore sul volto “è la mia ragazza e suppongo che per quella festa il massimo che potrò fare sarà tipo fare…la mascotte del Piediburro?!” propose divertito “dovrei proporlo alla Melankholyia, può essere che accetti…no scherzo” riuscì a bofonchiare velocemente, tra una risata e l’altra. Avrebbe deciso di mantenersi sul vago, alla fine.

McEwen voleva origliare? Glielo avrebbe concesso. Ma alle sue condizioni.

Facendosi più serio, tenendo fede anche alle parole della Felini di stare vicino ai suoi compagni, Tom avrebbe esteso per un momento quel suoi anche ai componenti delle altre case, alla Wilson, dato che era con lei che stava discorrendo.
“Come stai, comunque?” avrebbe detto, quasi in un sussurro.
 
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"Tea ARMOTENTIA. -ripetè ad alta voce, scandendo bene le lettere per fare in modo che la capisse- La pozione. Il filtro d'amore, hai presente?"

Gli avrebbe chiesto guardandolo storto: come si poteva non conoscere l'Armotentia. Non tutti sono partiti di pozioni Lara Jean. A dire il vero neanche tu. Giusto, giusto. Andiamo avanti e non pensiamoci più.

"Spero proprio di si. Anche se non tutti hanno il coraggio di lasciare una persona."

Disse pensandoci veramente su. In effetti al mondo esistevano tante persone così e pensava che sua madre e suo padre fossero una di quelle coppie: annoiati l'uno dall'altro ma senza il coraggio di lasciarsi.

"Oh lo Speed Dating! Ho partecipato l'anno scorso, ma non penso che quest'anno mi iscriverò di nuovo: non riesco a parlare forzatamente con una persona, non mi sento a mio agio. -ascoltò la fine del discorso di Tom, prima di aprirsi in un sorriso divertito- Se fai da mascotte vengo. Ti vedo proprio vestito da cupido a lanciare frecce agli innamorati."

Scoppiò a ridere, sinceramente divertita da quell'immagine. Tom Hamilton, prefetto di Grifondoro, con un pannolino, delle ali finte, un arco e delle frecce: un'immagine più che esilarante. Drizzò le orecchie al nome Fara: sapeva chi fosse finalmente! Si ricordava che l'aveva servita allo Speed Dating e la ricordava molto carina, effettivamente molto di più del ragazzo che si trovava davanti -anche se anche lui aveva il suo fascino-. Incurvò le sopracciglia e appoggiò i gomiti sul tavolo, pronta a sparare una raffica di domande: si sarebbe però trattenuta, rivolgendogliene soltanto due.

"Fara Daisy, giusto? Dì un po', non le avrai mica dato qualche filtro d'amore, vero?"

L'ultima domanda del Grifondoro la spiazzò, più della proposta di far innervosire uno sconosciuto. Era così strano rispondere a una domanda così semplice, si ritrovava sempre in imbarazzo. Abbassò la voce, modellandola al tono che aveva intrapreso lui per rispondergli.

"Penso che abituata sia il termine giusto. Il morbo sicuramente non mi fa stare bene: non riesco a dormire, a mangiare o a bere ed è... strano, ma mi sto abituando ormai. Tu?"

Avrebbe contraccambiare la domanda per cortesia. Era così che si faceva, no? Era strano come lei trovasse imbarazzanti dei discorsi molto comuni e quasi banali. Avrebbe preferito parlare di riproduzione dei troll piuttosto che rispondere a un semplice come stai ed era strano, molto strano.
 
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“So cos’è l’Amortentia, Wilson” rispose, quasi interrompendola, con un tono divertito e un mezzo sorriso sarcastico. Non aveva mai avuto l’occasione di averci a che fare anche solo da lontano, ma conosceva per sentito dire del suo potenziale. Il sorriso sarcastico sparì non appena la Serpeverde parlò di coraggio nel lasciare una persona: delle oscure ombre si impossessarono della sua immaginazione, proiettando scenari utopistici dove lasciava Fara per un’altra donna. La cosa gli fece venire il voltastomaco, quindi si limitò a non girare la maniglia di quella porta e proseguire su un’altra strada. Per quanto fosse così strana quella sensazione – e quel momento – non ci si riconosceva: tra lui e Fara le cose sembravano andare a gonfie vele, per quanto ormai facessero coppia fissa da mesi. Non ci si vedeva a risolvere i propri problemi andando a metterle le corna…era incredibile come molte persone cercassero delle scappatelle come per rifuggire la routine anziché parlarne col proprio partner.

“Oh no, per una cosa del genere preferirei trecento volte avere abiti mondani addosso e non finirla per dover lanciare frecce per tutto il locale rischiando di cavare qualche occhio!” avrebbe risposto con lo stesso tono utilizzato dalla ragazza prima di fingersi oltraggiato e oltremodo offeso.

“Come osi?! Cosa vorresti insinuare? Guarda che io – e non per vantarmi – fino a pochi mesi fa uscivo con qualsiasi ragazza qua dentro! Tranne quelle fidanzate, avrei avuto l’abbonamento quotidiano con l’Infermeria, sennò. Ma questo non dirlo a nessuno…comunque sì, è… quella Fara…” si sarebbe limitato poi a dire, consapevole che per quanto avrebbe riguardato Fara, la Wilson non avrebbe ricavato oltre. La privacy per il Grifone era una cosa sacra.

Alla fine sospirò. Un sospiro senza arte né parte, non necessariamente esternato per via della situazione che perdurava ormai da mesi, per quanto fosse stata la studentessa a nominare il Morbo. O era lui che con quella domanda lo aveva automaticamente tirato in ballo? Scosse lentamente la testa, guardandola negli occhi, senza dire nulla. Non sapeva se dirle ciò che pensava a riguardo, come aveva già fatto con Agnes, Fara, Xavier ed Isabelle, con McEwen a distanza che tendeva le antenne per coglierlo in fallo, intervenire – ma poi a che pro? Per smentirlo e svelarsi facendo intendere che ne sapeva di più? – oppure starsi zitto e far finta di saperne quanto lei. Alla fine prevalse il buonsenso. Rimescolare le carte in tavola. “Sto. Non è…facile, ecco. Si cerca di non pensarci e di tenere occupata la mente, sembra lo stiano facendo tutti, no?” rispose, cercando palesemente di non andare oltre il confino che lui stesso aveva deciso di non superare.
 
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"Ah si, non ci avrei scommesso."

Avrebbe detto facendogli l'occhiolino. Ultimamente era riuscita ad aprirsi di più con le persone, il suo muro si stava distruggendo dopo tanti anni ad Hogwarts e, finalmente, trovava persone con cui poter sfoggiare il suo enorme sarcasmo. Non era cosa da tutti i giorni incontrare qualcuno che glielo facesse usare così tanto, Tom era un'eccezione: lo conosceva da pochi minuti ma era quasi arrivata al livello di ironia che utilizzava con Isabelle, che conosceva da quando era nata praticamente. Si sentiva stranamente a suo agio, e questa cosa non le dispiaceva.

"Devo dire che non mi dispiacciono gli abiti mondani."

Avrebbe detto pensierosa, ridendo alla seconda parte della frase del Grifondoro. In effetti non era proprio una cosa consona fare una strage il giorno di San Valentino nel locale delle coppie, sarebbe stato sadico.

"Che standard che avevi! Come hai fatto a finire con una come la Daisy? -disse a bocca aperta, sbalordita dalla risposta di Tom- Dico davvero, sembra una ragazza così dolce e carina; come ha fatto a trovarsi con un playboy di bassa lega del genere?"

Il suo sarcasmo in quella conversazione stava raggiungendo le stelle. JJ doveva aver capito che stava andando tutto fin troppo bene perché, tutto d'un tratto, la vide lanciarsi verso la faccia del suo interlocutore. Per fortuna gli allenamenti di Quidditch le avevano aumentato notevolmente i riflessi ed era riuscita a bloccarla a mezz'aria, tirandola nuovamente verso di sé. "Si può sapere chi ti ha educato a te? Sei impazzita?" l'avrebbe sgridata, decidendo di tenerla in mano e accarezzarla per evitare altre figure. Sussurrò uno "Scusala" al ragazzo per poi continuare ad ascoltarlo. La sua risposta la confuse: con la domanda che le aveva posto era quasi completamente certa che volesse parlare del famoso morbo bianco che, purtroppo, non lasciava in pace quasi nessuno; invece sembrava volesse sviare l'argomento. Ricordandosi improvvisamente della figura che lo turbava alle sue spalle, decise di lasciare correre e di parlare di qualcosa notevolmente più leggero, seguendo il filo del suo discorso.

"Si, lo stanno facendo tutti più o meno. Vedo gente talmente indaffarata per non pensarci da non avere neanche il tempo di dormire, anche se in realtà non può.
Oh va beh dai, hai capito.
-si incartò con le sue stesse parole, arrossendo leggermente per poi schiarirsi la gola e andare avanti- Pensa che io ho ripreso gli allenamenti di Quidditch! Qualcosa di buono questo morbo ha fatto."
 
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ghuy'cha'

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Una piccola, insignificante, insulsa e quasi trasparente macchiolina nell'angolo in basso a destra di pagina centodieci del libro di Antiche Rune era diventata la cosa più interessante in quegli interminabili minuti durante il quale la coppia alle sue spalle aveva preso a parlare. Vero che anche i talismani con i vari sacrifici avevano il loro interesse ma quella minuscola macchia aveva assunto un importanza davvero eclatante rispetto ai discorsi del duo HamilErgoton-Wilson.
Le coronarie di Angus faticavano a lavorare mentre si chiedeva come facessero quei due a parlare di tante cazzate insieme una dietro l'altra. Se prima pensava che Tom fosse troppo pieno di se adesso pensava che era troppo pieno di... stronzate. Era evidente che la sua scelta fosse stata sbagliata, il ragazzo o si era fatto furbo o aveva abbandonato ogni velleità da peggior investigatore a Notturn Alley. Fra il Piediburro, i vestiti, le coppiette e qualcosa di Quidditch il Corvonero non recuperava nessuna informazione valida. Alla fine Angus era a conoscenza dell'unica cosa che per ora sicuramente nessuno sapeva oltre alla Fedoryen e Trish ma lui si conosceva bene, non avrebbe mai parlato con nessun altro. E se invece il Prefetto di Grifondoro parlasse con tutti mettendo idee in testa a chiunque lo ascoltasse dandogli credito? Però, per ora niente di tutto ciò sembrava venire a galla.
L'unica cosa interessante di tutte le parole dette fu su Fara. La sua caposcuola aveva una tresca con Tom? Questo gli era sfuggito alla grande ma alla fine poco gli importava, non era argomento che gli interessava particolarmente.
Sbuffò.
Avrebbe atteso ancora un poco prima di raccogliere tutto e impiegare meglio il suo tempo.
 
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view post Posted on 23/12/2020, 09:37
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Avrebbe sollevato le sopracciglia in un gesto rapido quanto un battito di ciglia, come a dire visto? Io te l’ho detto per poi fare una faccia semi-inorridita nel constatare che la Wilson tutto voleva fare tranne dimenticarsi della Daisy. Chissà se McEwen avesse sentito quella parte…per un istante lo avrebbe osservato con la coda dell’occhio intento a muoversi nervosamente sul posto, come a sistemarsi meglio…il rosso-oro si sarebbe reso conto che forse l’amico di merende di Smith avesse il vero e proprio vizio di origliare le conversazioni altrui, probabilmente aspettandosi di ricavare qualcosa o, almeno, di sapere come fosse la posizione del corpo studentesco a riguardo della solita situazione dopo mesi e mesi. Non gli avrebbe dato comunque la soddisfazione di sentire del Criterio Spaziale o di come pensasse che proprio grazie ad esso Syleria potesse presentarsi da un momento all’altro o avere un eventuale complice proprio ad Hogwarts – con quest’ultima slegata dalla Teoria. - Tom trovava ancora più ridicolo – e disgustoso – che uno come il bronzo-blu dovesse ricorrere a mezzucci per provare ad ottenere qualcosa: si poteva scendere più in basso? Era solito pensare che quelle azioni fossero pane quotidiano per i Serpeverde, non per i bronzo-blu, per cui comunque nutriva una crescente simpatia. Avrebbe sbuffato, un altro po’ e belli capelli probabilmente avrebbe levato le ancore.
“Non è che sembra lo è” rispose con un occhiolino. Fara era…Fara. Non avrebbe mai capito nulla della Corvonero. Lo aveva constatato quella notte, lo aveva constatato mentre parlavano poche ore dopo la Nomina all’interno del Cortile. Fara era speciale, più di qualsiasi altra ragazza. “Ti informo, cara Wilson, che tra le mie vittime preferite c’erano un sacco di pseudo pretendenti tra le tue fila, così di bassa lega evidentemente non sono, se mi inoltravo nel nido del Serpente, mh?” avrebbe continuato, riportando alla mente i volti delle varie Sue e Mary Jackson, Barbra Mannipool, Isobel Johnson e Clarissa Vanbruden. Due gemelle, una giocatrice di Quidditch, due sfigate. Non uno scarsissimo bottino, poi. Quando vide quella pallina lanciarglisi contro si spostò istantaneamente di lato, vedendo comunque che la verde-argento l’aveva già acchiappata rilasciando uno scusala di insperata comprensione.
“Dovresti fare la cercatrice, Wilson, ti ci vedrei bene” sibilò, prendendo fiato. Non che avesse perso cinque anni di vita, con quel movimento inaspettato – e non era ancora comunque tempo di tirare le cuoia – ma si rese conto di essere rimasto come in apnea per qualche minuto buono. Si sarebbe rilassato…il più velocemente possibile. “Non mi stupirebbe se tutto questo darsi un gran daffare per evitare di fare i conti con l’evidenza che il Morbo sia un problema gli si ritorcesse contro” avrebbe concluso poi, prendendo i propri tempi, spaziando dietro la figura della studentessa.
 
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view post Posted on 23/12/2020, 22:01
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La conversazione continuava a virare su argomenti di poco spessore, non che si aspettasse altro: il suo interlocutore le aveva chiesto espressamente di parlare di cose frivole; in più, lo conosceva da meno di un'ora, sicuramente non gli avrebbe raccontato dei suoi problemi in famiglia, del suo periodo di solitudine e depressione al castello o della stronzaggine di sua madre -questo rientra definitivamente nel primo punto-. Comunque, a lei piaceva entrare nella vita delle persone in quel modo: in una conversazione con una persona nuova era raro che si esponesse più di tanto, quanto era comune che facesse esporre l'interlocutore, proprio come stava facendo con Tom attraverso l'argomento "Fara Daisy". Sorrise all'occhiolino del prefetto, si vedeva lontano un miglio quanto ammirasse la sua ragazza e nessuno sapeva quanto avrebbe pagato per provare un'emozione del genere per qualcuno. Il sorriso però lasciò presto il posto a una faccia mista tra il confuso e il divertito: Tom Hamilton aveva avuto delle tresche con le delle sue compagne di casata e non ne sapeva niente? Come era possibile?

"Essere Serpeverdi non significa per forza essere al mio livello e nelle mie fila. Certo, siamo a un livello abbastanza superiore a prescindere, ma anche tra di noi ci distinguiamo."

D'altronde anche nella casata di Serpeverde esistevano le sfigate, e da quel che ne sapeva Hamilton sarebbe potuto essere uscito con una di quelle. Dopo quella sua frase pienamente presuntuosa si accomodò meglio sulla sedia, accavallando le gambe e appoggiandosi allo schienale con le braccia incrociate.
Non passò inosservato ai suoi occhi l'attimo di 'terrore' del ragazzo per l'attacco della sua puffola. Come si poteva aver paura di questa cosa? Trattenne una risata fingendo un colpo di tosse per poi ascoltare rapita la sua supposizione. Sarebbe stata davvero brava come cercatrice?

"Sai Hamilton, non ci avevo mai pensato. Al momento sono cacciatrice e amo il mio ruolo, ma chissà, magari per il secondo."

Disse pensierosa. Fino a quel momento aveva pensato di specializzarsi come battitrice per il secondo ruolo, ma adesso le si era aperta un'altra strada: quando sarebbe stato il momento di decidere si sarebbe trovata davvero in difficoltà. Annuì all'ultima affermazione del ragazzo completamente d'accordo.

"Lo penso anche io. Dopo il Morbo -se mai riusciremo ad uscirne- ci saranno i problemi post-Morbo, tipo lo stress post-traumatico."

Sperava davvero di riuscire a uscire da quella situazione. Il peso del morbo iniziava ad essere troppo sostanzioso per lei e per tutta la società, sperava anche di poter far qualcosa per aiutare al più presto.
 
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view post Posted on 23/12/2020, 22:34
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Avrebbe liquidato tutto con un gesto rapido della mano e un’espressione divertita sul volto. La Wilson non sembrava male, per essere una vecchia Serpe, ma era anche vero che le prime impressioni potevano far sbagliare.

Oh bè, prova a chiedere qualcosa ai Grifondoro che hanno deciso di tagliare la corda. Sai com’è, negli ultimi mesi sono riuscito a farmi odiare da ben due Caposcuola diverse avrebbe voluto dire, tra il serio e il sarcastico. Con Nora le cose erano partite male sin dall’inizio, da quella volta sulle sponde del Lago. Era ovvio che avrebbe preso le difese della concasata, del resto era una carica scolastica…meno si sarebbe aspettato di essere preso a insulti. Ma, per quanto lui stesso dovesse ammetterlo, quel primo campanello d’allarme lo avrebbe dovuto far desistere. Anche se adesso condividevano gli allenamenti di Quidditch, la Foster gli usava pratica e inequivocabile indifferenza, e a lui stava bene così. La Silver, invece, un’altra che dal nulla aveva levato le ancore nelle scorse settimane, forse non l’aveva mai veramente conosciuta. Orba, probabilmente sarebbe stata capace di prendersela perfino con Sir Nicholas, se avesse potuto.
E non aveva neanche mai pensato al suo eventuale secondo ruolo nella squadra di Quidditch di Grifondoro! Tornò velocemente alla realtà, cercando di assimilare nel breve tempo che gli restava di elaborare ciò che la ragazza avesse appena terminato di dire.
Cacciatrice? È una cacciatrice? O una Cercatrice? Nono, il ruolo di Cercatrice l’hai tirato fuori tu, dev’essere Cacciatrice! pensò, osservandola. L’importante è che facesse il suo dovere, poco importava del ruolo, se poi non portava la squadra alla vittoria.
“L’importante è che tu non faccia come Burroni, dei Tassorosso. Sono quasi sicuro che davanti ad una nuova conoscenza ometta più che volentieri il suo ruolo di riserva” rispose velocemente a bassa voce. Ci mancava solo che arrivasse la Ivanov a fargli da avvocato delle cause totalmente perse.
La finì per annuire alle frasi poco interessanti del Morbo Bianco. Per un secondo fu tentatissimo dall’attirare l’attenzione di McEwen, chiamandolo, poi si limitò a sbuffare lievemente come a liberarsi di quella fantomatica idea. Doveva resistere e non spifferare nulla ai quattro venti: avrebbe potuto accennare qualcosa a Grace nel prossimo Gruppo Studio.

“Non lo so, diciamo che è tutto molto nebuloso…ancora” si sarebbe limitato a dire, sottolineando chiaramente l’ultima parola sollevando di poco il tono di modo che il bronzo-blu lo sentisse.
 
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