| Ogni colazione in Sala Grande, portava con sè aria di anticipazioni per il nuovo giorno. I gufi planavano sulle teste degli studenti, lasciando pergamene e pacchetti ai loro destinatari, i versi gracchianti che riempivano l'aria e le esclamazioni che di solito ne conseguivano la tinteggiavano di acuti, o nel peggiore dei casi strilli. Ricevere la posta, anche se in pubblico, era ancora una delle àncore che impediva alla Sala di svuotarsi quell'anno, con molti studenti che senza poter nè mangiare nè bere, forse la evitavano del tutto pur di non sbandierare la loro condizione davanti al naso di tutti...e chi mangiava spesso si guardava intorno, a registrare chi fosse come lui, inevitabilmente etichettando e separando i propri gruppi di conoscenze. Ecco perchè Trish amava anticipare quel momento e viversi dieci minuti di calma alla mattina presto, appena si poteva entrare, con le dita esili e fredde a circondare una tazza fumante e profumata. Quel giorno però, vi avrebbe rinunciato, in favore dell'attesa di un altro studente che doveva ancora fare colazione, rimanendo nei paraggi del Portone ma non troppo in mezzo da essere subito visibile al suo ingresso. Angus. Ci aveva messo parecchio tempo a decidersi, ma il suo -Occhio per Occhio- oggi si sarebbe realizzato, era una dal temperamento freddo lei, si era studiata mille modi diversi con cui ricambiare le premure dimostrate dallo scozzese nel congratularsi con lei (quante volte al giorno?) per la stessa nomina per mesi, e di pari passo con la loro complicità, anche le sfide silenziose si erano accumulate, dai duelli al corso di Difesa della Riddle agli enigmi con cui l'aveva immersa nel suo gioco una giornata intera. Non era facile ricambiare, un "grazie" sarebbe stato così scarno, anche perchè non c'era solo quello da dirgli... era ancora una sfida, era ancora trascinarsi l'un l'altro fuori dalla comfort zone, e tornarci insieme, di solito. E poi diciamolo, le relazioni non erano il suo forte, amicizie comprese, e tanti piccoli tasselli di quell'ultimo periodo l'avevano portata a sentirsi ormai in mezzo a una scacchiera. La base troppo lontano per tornare indietro, la meta oltre l'ostacolo rappresentato dal conoscerlo sempre più a fondo. O andava dritta, o si fermava. Sorrise. Quei sorrisi lì, di chi trama qualcosa. Controllò per l'ennesima volta la busta color malva che aveva in mano, pur sapendo che il testo inciso era giusto, calibrato alla sillaba. Possedeva una temibile Declamastina e non aveva alcuna paura di usarla. Nessuno..Nes-su-no poteva associare a un simile strumento sdolcinato e melodico una figura come quella della Andersen, perciò la scommessa era nel testo, nelle parole che di lì a poco avrebbero raggiunto MacEwen (e non solo lui coff- alla faccia di ricambiare con gli interessi le congratulazioni).
Quando riconobbe la chioma ramata in avvicinamento, voltò le spalle come per uscire dalla Sala, lasciando che lui si avvicinasse al Tavolo Corvonero e prendesse posto, e subito fuori dalle ante d'ingresso vergò con la piuma il nome del destinatario sulla carta della Declamastina, le cui piccole ali da putto presero a frullare in aria, improvvisamente colte da urgenza di partire e volare. La lasciò andare. Questa avrebbe svolazzato, in tutta la sua malvezza colorata, fino ad Angus, seguendolo anche nel più piccolo movimento per palesarsi davanti la sua faccia, sbattendoci contro se necessario, per convincerlo a farsi aprire. Forse il suo aspetto melenso l'avrebbe insospettito, l'avrebbe catturata e immobilizzata il tempo di uscire e ritrovarsi solo per leggerla. Forse non ci avrebbe fatto caso, non sarebbe stato preparato all'imprevisto e avrebbe fatto l'errore fatale di aprirla lì dove si trovava. Forse gli avrebbe dato fuoco e basta, non era da escludere. Trish si riscoprì curiosa di sbirciare, braccia conserte e in ombra proprio lì fuori, senza farsi vedere. In tutti i casi, lì o in altro momento, se Angus avesse ceduto alle insistenze e aperto il sigillo della busta, la voce flautata con tanto di coro in violini sotto avrebbe intonato alla perfezione:
Ai quattro venti non era stato declamato, la spilla da Prefetto hai meritato, questa da parte di chi si è congratulato, e al Ballo in Maschera ti ha appena invitato.
In antiche vesti e alle ore diciotto, della Scalinata fatti trovar sotto.
Non si era firmata, certo che no. Poteva davvero intuire che fosse lei, con un mezzo talmente...assurdo? difficile a dirsi, forse l'avrebbe creduta una concasata, una studentessa che l'osservava da lontano senza coraggio, un altra...amica? (ne aveva?) E in quel caso, si sarebbe presentato? la Serpeverde si lasciò andare ad uno sbuffo di risa cristallina prima di allontanarsi dal luogo del misfatto, ma con anche una smorfia nel volto solitamente così composto. Aveva innescato una serie di congetture, e si sentiva di non averne il controllo. "E' solo una festa, come ti ha già accompagnato altre volte". Era vero, e insieme no. Voleva davvero scoprire se lui ci sarebbe andato, e CHI si sarebbe aspettato di trovare, e per quanto l'idea di avergli fatto uno scherzo geniale tanto da farlo presentare convinto di conoscere chissà quale fiamma segreta e invece ritrovarsi la sua faccia da schiaffi, metà di lei stava già odiando quella possibilità. Non era da lei, avere ripensamenti sul proprio stesso piano. Non era da lei.
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