L’idea fugace che il compagno potesse lasciare quel perimetro la sfiorò, avvertendo persino una sorta di timore nella realizzazione di ciò. Tutto ciò che aveva progettato di dire o di fare sembravano essersi scomposti dinanzi alla persona in carne e ossa. C’aveva pensato settimane, ponderando ogni singola parola eppure era avvenuto tutto con rapidità. Era stata travolta da un flusso d’emozioni e non si era tirata indietro… Le veniva naturale osservarlo, studiarlo, sebbene non ne comprendesse il fine. Indubbiamente ne era attratta e lo sentiva dal battito accelerato, dalla sudorazione delle sue mani e dalla secchezza delle fauci. Si sentì confusa nel ragionare su quali fossero le motivazioni, tuttavia, era sicura che ciò che non derivava da un sentimento nobile. Quel fascino oscuro la invitava a rimanere e, così, non mosse un millimetro del suo corpo in ascolto delle parole di lui… Il discorso verteva su chi avesse spinto l’altro verso la Foresta Proibita e, per quanto il concasato provasse ad affermare il contrario, era stata B.W. a poggiare il primo piede. Dunque, era lei a dover portare il peso di quell’errore. Non sapeva, ad ogni modo, come esprimere tale pensiero senza sembrare eccessivamente magnanima o di buon cuore: aveva una reputazione da difendere! Respirò profondamente, lasciando sul suo viso un’espressione severa e austera. Recuperò le sue capacità motorie, incrociando le braccia e le gambe mentre lo sguardo era dritto verso il compagno. Restò in quella posizione per qualche secondo, prima di scomporsi e abbandonare le braccia lungo i fianchi… «Ho cominciato io, dovevo essere io a pagarne le conseguenze…» bofonchiò, roteando gli occhi. «Posso mai coinvolgere te in una sottrazione che, se fossi stata sola, mi avrebbe fatto guadagnare popolarità?» aggiunse con arroganza, abbassando lo sguardo. In verità, non lo pensava neanche poiché, la sua unica e vera preoccupazione, era stato lui ma le sarebbe costato troppo ammetterlo. Cominciò a muoversi verso destra, calciando l’aria come se vi fossero pietre da lanciare dinanzi lungo la traiettoria che stava disegnando. Proseguì cinque o sei piedi più in là rispetto alla sua posizione iniziale finché non tornò indietro, quasi a ricalcare la strana situazione creatasi fra i due: erano trascorse settimane prima che lei tornasse indietro sui suoi passi. Le sue domande retoriche, poi, non aiutavano di certo la conversazione e l’animo della giovane Corvonero che si sentì ulteriormente provocato da quell’eccesso di indisponente sicurezza. «In colpa per te? Non dirai mica sul serio!» si sentì in dovere di precisare, sebbene dal suo volto trasparisse altro. Persino Desmond lo aveva, forse, compreso sin dall’inizio eppure a B.W. piaceva contraddirsi. Avrebbe voluto urlargli che, in quanto ex Prefetta, non gli avrebbe concesso questo privilegio e che si sarebbe anteposta a tale decisione per mantenere salda la sua permanenza nel castello… Ciononostante non disse nulla di ciò. Si limitò a guardarlo, a muovere qualche passo verso il suo viso e a sussurrargli:«Provamelo.». Probabilmente non ne era conscia, ma, B.W., stava per cacciarsi in un altro guaio: era davvero la scelta più giusta provocarlo?
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