Il signor Fedoryen aveva posto a Cassandra diverse domande, alcune di esse particolarmente bizzarre, che la ragazza non si aspettava di certo di ricevere. Non si spiegava in particolare un aspetto di quella conversazione, o meglio, un aspetto di Fedoryen. Per quanto non lo conoscesse, Cassandra era sicura che il mago fosse un uomo colmo di esperienza e conoscenza, tanto da ottenere la cattedra per un lungo periodo. Allora perché all’uomo sarebbe dovuto interessare l’opinione di una giovane Corvonero come lei? La Hewer si morse entrambe le guance, confusa. Toccò quindi la rughetta che era andata a formarsi con perfetto tempismo al centro della fronte e – partendo da essa- stese pollice e indice nelle due opposte direzioni, nel tentativo di rilassare i muscoli coinvolti. Che fosse per una qualche intervista sotto copertura? Se lo fosse stata a tutti gli effetti, la bronzo-blu si sarebbe preparata al meglio per poterla sostenere. Le sue risposte erano state quasi spontanee rispetto a certe frasi macchinose che fuoriuscivano di tanto in tanto dalla sua bocca. Probabilmente, in verità, era un bene che si fosse comportata così, ma sarebbe stato altrettanto buono dare – magari- delle risposte più pensate e sensate. Aveva comunque tutto il tempo per pensarci al meglio, avrebbe corretto la Hewer di qualche minuto prima una volta giunta ad una conclusione più interessante, la quale avrebbe sicuramente fatto piacere all’altro, il quale faceva fatica quanto lei a raccogliere ciliegie. Giusto, le ciliegie. Forse, la giovane bronzo-blu avrebbe fatto bene a concentrarsi prevalentemente su quelle: era passata una buona manciata di minuti, e lei non aveva ancora raccolto assolutamente nulla. Si era limitata a guardare diversi frutti di un rosso ormai intenso e maturo, scartandoli però tutti. Era forse lei ad essere eccessivamente selettiva? Nella sua mente, essere selettivi era sempre stato un bene, nonostante ciò portasse ad un qualcosa di negativo. Selettiva nelle amicizie, nel dare fiducia, nel dire la verità. Per Cassandra, dare tutto a tutti e prendere altrettanto rendeva qualsiasi aspetto della vita estremamente piatto e insipido. Se avesse preso tutte le ciliegie avvistate, la Hewer non sarebbe stata di alcun aiuto a Fedoryen, non si sarebbe minimamente guadagnato quei galeoni – e, in caso, quegli orecchini. Naturalmente, ciò non l’avrebbe giustificata dal non far niente per tutto il tempo. Puntò gli occhi su un ramo particolarmente colmo; se tutte quelle ciliegie erano ancora lassù, probabilmente erano meno mature rispetto alle altre. Il rosso era infatti un poco più acceso rispetto a quello delle altre. Passò la mano candida in quel punto, rigirando fra le dita alcune delle ciliegie per assicurarsi che non fossero beccate, mangiate o ammaccate. La delicatezza del gesto era impressionante, non tanto per le maniere della Corva, quanto per il suo timore – non era propriamente corretto definirlo così, ma sarebbe comunque andato contro il suo volere – di farne cadere altre inutilmente. Non voleva spogliare quell’albero per mano sua né voleva una sorta di marmellata sotto alla suola delle scarpe, per quanto il paio scelto fosse estremamente vecchio e trasandato.
Scarpe da tennis, in origine di un nero uniforme e opaco, col tempo ingrigito per via della polvere e della terra. I lacci, l’unica nota di bianco erano altrettanto grigi, più sfilacciati. Si era stupita di non averle ancora rotte, ma – in verità – negli ultimi tempi non le aveva mai portate. Riprese ad osservare le ciliegie, ancora nulla. Le ciliegie basse non le erano mai andate bene, nemmeno per essere mangiate, specialmente in quel periodo. Mise un piede su una sorta di nodo formatosi sulla corteccia e si fece forza col braccio opposto. Era salita di meno di mezzo metro, ma faceva decisamente la differenza. Si fece strada nel fogliame col braccio libero, mentre col petto rimaneva appoggiata al tronco dell’albero per cercare di ottenere una maggiore stabilità. Era sicura che, una volta allontanatasi dal fusto, la sua canotta nera sarebbe stata colma di frammenti di corteccia. Le succedeva sempre: al lago, mentre poggiava la schiena contro un albero per essere più comoda; da piccola, quando – come una piccola scimmia – decideva di arrampicarsi fra i rami per poi scimmiottare al padre in maniera quasi orgogliosa. Se avesse potuto, l’avrebbe fatto pure in quel momento. Non era però certa di riuscire di riuscire a farsi reggere da tutti i rami dell’albero, il quale non le pareva ancora così spesso. Si sarebbe limitata perciò a rimanere appigliata lì. All’ombra le era inoltre più semplice pensare. Scelse un altro punto che le pareva particolarmente saturo di frutti e iniziò a rovistare avidamente. Com’era potuto venire in mente all’uomo un incantesimo di Lievitazione dei dolci? Che ne avesse mai sentito il bisogno? La ragazza, come aveva risposto, amava fare i dolci aspettando i loro tempi, senza interferire in alcun modo. In verità, amava semplicemente i dolci, sotto qualsiasi punto di vista. E, per quanto fosse pigra, non provava alcuna soddisfazione nel vedere un dolce crescere con tanta immediatezza, avrebbe rovinato l’aspetto di “farli con le proprie mani”. Era da molto in realtà che lei ne preparava uno. Al Castello, chiaramente, non ne aveva modo, non c’erano di certo corsi di cucina… anche se, ora che ci pensava, non sarebbe stato male tenerne alcuni. Corsi di cucina per aspiranti aiutanti degli elfi domestici. Non era mai stata alle cucine, non aveva minimamente idea di come fossero. Innegabile, aveva più volte desiderato di addentrarvici, più per mangiare che per cucinare… non che potesse lamentarsi, in verità. Al Castello, erano sempre stati serviti i piatti più svariati e in quantità abbondanti. In più, in quel periodo non aveva assolutamente fame, quindi l’idea, quel giorno, non le avrebbe nemmeno fatto tanta voglia. Nemmeno quella delle ciliegie, in verità, non come pietanza. Era però curioso provarle come orecchini. Fedoryen avrebbe però dovuto fare un buon lavoro con l’imbalsamazione dei frutti: non sarebbe stato affatto piacevole indossare degli orecchini in decomposizione. Dovevano mantenere la loro forma tonda e graziosa, nonché il loro colore vivace. In un certo senso, avrebbero dato alle prescelte l’opportunità di vivere ben più del previsto e del dovuto, il prezzo sarebbe stato pendere dai lobi di un dipendente di una delle scuole di Magia più prestigiose ed – eventualmente – di una studentessa qualsiasi, comunque non da rifiutare. In realtà, non era nemmeno certa che gli orecchini fossero per il professore. Per quel che ne sapeva, avrebbero potuto essere per la moglie, anche se – francamente – li trovava meglio adatti all’uomo, per lo stile e il carattere mostrati fino ad allora. Doveva ammetterlo, non aveva inquadrato bene il modo di vestire della signora Fedoryen, ma le era sempre sembrata una donna dall’aspetto decisamente più elegante. Non sarebbe riuscita bene ad inquadrarla con degli orecchini ricavati dalla frutta, al massimo con un paio ricavato da un qualche fiore. Avrebbe dovuto essere però un fiore particolare, non eccessivamente fragile e delicato – la donna non dava quell’idea.
Tornando alle ciliegie, la Corva stava continuando a cercare con molta attenzione. Quasi nulla l’aveva convinta fino ad allora: ne aveva staccato un paio ritenuto sufficiente, ma non spettacolare; probabilmente il mago meritava di meglio. I suoi occhi, ad un certo punto, brillarono di entusiasmo. Una tripletta di ciliegie intatte, di un rosso vivo. Non esitò a prenderle con estrema delicatezza. Scese con particolare premura da quella sorta di gradino in legno e si allontanò dall’ombra dell’albero per poterle osservare meglio. Innegabile, alla luce del sole facevano proprio la loro figura. Sorrise entusiasta e, inquadrando Fedoryen a poca distanza da lei, avvicinò le ciliegie al punto che – in linea d’aria – era all’altezza delle sue orecchie. Per la prospettiva, gli orecchini risultavano giganti, ma la Hewer era sicura che fossero perfetti sull’uomo. -Adorabili… Si lasciò scappare, mentre continuava ad immaginare gli orecchini indossati, il suo sorriso entusiasta si fece un poco imbarazzato e la bronzo-blu riprese a cercare. Avrebbe trovato di meglio? Non lo sapeva, ma avrebbe fatto di tutto per scoprirlo. Inoltre, se avesse trovato più ciliegie perfette, avrebbe avuto una maggiore probabilità di ottenere a sua volta un bel paio. L’egoismo della ragazza, nonostante i grandi progressi da parte della stessa, continuava a farsi sentire alle volte. Non era del tutto un male essere egoisti, almeno per lei. Non per niente, il contrario di egoista era “ Selfless” e lei non aveva alcuna intenzione di rimanere senza sé. La vita era la sua, non aveva motivo di trascurarsi. Si riaggrappò al punto di qualche istante prima, quella volta girandosi di schiena. Era più difficile cercare in quel punto, essendo che il sole audace del primo pomeriggio filtrava attraverso la chioma, in quel punto meno folta, colpendo a tratti i fragili occhi celesti della giovane. Per quel motivo, la Corvonero si ritrovò costretta a strizzarli un poco, ma non si diede per vinta – voleva assolutamente trovare altre ciliegie così belle, se non più. La mano rovistava un po’ alla cieca in quel punto. Di tanto in tanto, alla ragazza pareva di sentire qualche insetto sul dorso e sulle dita, ma nulla la smuoveva più di tanto. Non si impressionava in alcun modo nel sentire insetti sulla pelle, se questi si limitavano a camminare sulle braccia. Il vero problema si era presentato quando, una volta, aveva sentito una lieve pressione sul costato.
Inizialmente, pensava che si trattasse di una qualche briciola scivolata al di sotto della maglia indossata quel giorno, forse troppo pesante per il tempo di allora. La Corvonero non fu esattamente felice di trovare un grosso grillo sull’addome qualche istante dopo. Al solo pensiero, Cassandra rabbrividì. Per coerenza col suo rispetto della natura aveva fatto il possibile per mantenere la calma e lasciare che il grillo tornasse tranquillamente nel suo habitat, ma in cuor suo avrebbe preferito decisamente muovere istericamente la mano fino a scacciarlo.
Ancora a distanza di anni, non riusciva a capacitarsi di come l’esserino fosse finito lì. Scosse leggermente la testa, riprendendo a guardare con maggiore attenzione. Scostava le foglie di un bel verde, particolarmente d’aiuto in una simile giornata e – soprattutto – in un simile orario. Infatti, la studentessa avrebbe rimproverato all’uomo solo la scelta dell’orario per iniziare quel mestiere. Il sole era alto, lui stesso l’aveva precisato nel suo gufo. Forse, voleva assicurarsi di trovare ciliegie particolarmente brillanti. Un secondo grande sorriso, tutto all’improvviso. Finalmente, la Hewer aveva messo le mani su un nuovo paio particolarmente attraente: poco più piccole rispetto a quelle della precedente tripletta, il colore era invece estremamente simile. Se si fosse allontanata nuovamente dall’ombra, avrebbe probabilmente notato uno stesso effetto. Tuttavia, non lo fece. Con sua grande sorpresa, aveva notato che quel punto fosse colmo di ciliegie apparentemente “adatte”, le quali aspettavano semplicemente di essere osservate con maggiore attenzione ed eventualmente raccolte. Non avrebbe buttato quell’occasione, sarebbe scesa una volta ottenuto un numero sufficiente di ciliegie da poter fare una vera e propria selezione, magari chiedendo un parere al mago. Si rivolse quindi al mago, giusto per portare avanti una breve chiacchiera evitando così di annoiarlo. Era forse stata troppo avventata nel rispondergli prima. -Per quel che riguarda l’incantesimo di Lievitazione comunque… Forse l’uomo non si aspettava in continuo, ma le ciliegie avevano ormai ispirato la giovane. -La magia non arriva dove invece noi maghi riusciamo ad arrivare, non tanto in quanto maghi ma come esseri umani. Questo non la fa sentire estremamente potente e, al tempo stesso, responsabile? La corretta riuscita di un dolce non è forse il più elevato degli esempi, ma comunque dipende dalle nostre mani e non dalla nostra bravura nel castare incantesimi. C’è anche un’enorme differenza fra, ad esempio, far ridere qualcuno con un Rictusempra e farlo ridere per proprio talento, penso che il secondo sia comunque estremamente più disarmante… Continuava a cercare, benché gli occhi fossero puntati in qualche modo in direzione dell’altro, cercando il suo volto per quanto fosse possibile mentre entrambi svolgevano il loro compito di ricercatori di ciliegie. -Quindi, oltre a farci vedere il bello, forse la magia ci priva della comodità per ricordarci delle nostre capacità e della nostra potenza a prescindere dal nostro potenziale magico. Chissà… Gli sorrise, benché non fosse sicura di essere vista dall’uomo. -La magia è probabilmente più intelligente di quanto si pensi, non è solo un qualcosa che esiste.
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