Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Posts written by Cassandra Hewer

view post Posted: 31/8/2020, 21:11 C'erano un Tasso, una Grifona, una Serpe e una Corva....wait, it's not a joke! - II - Scribbulus
Cassandra notò un lieve sussulto da parte della Serpeverte, reazione prevista ma che fece comunque stirare le labbra della giovane in un sorriso divertito. Annuì vivacemente alla seconda constatazione, allargando ancora il sorriso. In risposta, si finse quindi disinteressata, gli occhi alzati seguirono per diversi metri il cielo fino all'orizzonte, mentre le labbra rosse si muovevano per pronunciare un - Non avevo di meglio da fare, come puoi ben vedere. Il sorriso soddisfatto della Vane l'aveva distratta dalla presenza del Tassorosso, non riuscendo a spiegare in alcun modo la reazione dovuta alla sua presenza. Reazione che tornò appena le due iniziarono a conversare col nuovo prefetto giallo-nero una volta ordinato il necessario. La Vane, contrariamente a Cassandra, era stata particolarmente calorosa nal salutare il mago, provocando inevitabilmente un'espressione disgustata nel volto pallido della bronzo-blu. Non ti piacerà mica Timberwolf! Pensò fra sé e sé, accentuando ulteriormente i solchi provocati dalle varie rughe presenti in quel momento sul suo volto.
Alquanto improbabile. Forse, la ragazza era semplicemente stranita dal fatto di vedere due persone incontrate in contesti diversi assieme; oppure desiderava semplicemente sapere cosa fare per battere Lewis nella gara a "sorprendere maggiormente Sybil".
La Hewer non avrebbe mai immaginato di essere salvata da una donna con delle banane disegnate sulla maglietta. Eppure, Nora Foster, ex Caposcuola di Grifondoro, aveva ritagliato un pezzo di scena all'interno della farmacia, facendo sorridere Cassie, forse per il sollievo nel vedere altre persone, forse per l'accostamento di colori...curioso. Subito, anche lei salutò Lewis con fare piuttosto amichevole.Lo sguardò della Hewer rimase puntato sulle scarpe del Tassorosso, fino a quando la rosso-oro si presentò, probabilmente consapevole di essere conosciuta - in quanto ex Caposcuola, non di certo come mangia-uomini. Tuttavia, la Hewer aveva già sentito quella storia, in un certo senso. Era stato Ham stesso a raccontargliela, più o meno, benché non fosse emerso quel dettaglio della "mangia-uomini". Si era limitato infatti a parlare di Isabelle, della vendetta di Nora e del titolo di SASSO guadagnato dallo stesso Grifondoro... non avrebbe associato le due cose se non fosse stato per il cognome del rosso-oro pronunciato da Timberwolf.
- Tom non ti aveva descritta così quando ho avuto il piacere di parlare con lui fece quindi con un sorriso divertito. Non doveva conoscere molto del ragazzo, Romeo doveva essersi cacciato in guai ben più grossi di quelli descritti dallo stesso al tempo. - Grazie mille. Ingentilì il tono in risposta ai complimenti della Grifona. Avrebbe voluto precisare di poter essere chiamata Cassie, ma evdentemente quel suo invito non veniva comunque ascoltato.Subito una risposta. E poi una anche a lei: fredda, quasi una caricatura rimandata dopo quel suo saluto. - Sto... benone, grazie. nascose i denti in quel suo nuovo sorriso, gli occhi parevano due fessure strette e scure. -Vedo che sei famoso. Accompagnò il tutto con un sorriso, il quale si spense con la stessa velocità con la quale sbocciò. Quindi era quello; Lewis e Sybil erano fidanzati. Assolutamente sorprendente e rapido, completamente invidiabile. La Corvonero provò un certo imbarazzo stando vicino ai due. Nella sua testa, nel mentre, diverse battutine cercavano di coprire una strana sensazione.
Piuttosto rapidi... non che tu ci abbia messo tanto

Sybil non ha buon gusto

Beh, almeno sai cosa devi superare



Cassandra seguì Lewis da Scribbulus senza proferire parola, entrando nel negozio dopo il Tasso e la Grifondoro. Si guardò attorno, sorridendo in maniera poco luminosa, quasi in contrasto con le tinte del negozio che fino a quel giorno le avevano invece trasmesso un inspiegabile senso di gioia -o pace, alemeno. Si accodò quindi dietro ai due, aspettando il suo turno. Sapeva già cosa prendere, la sua voce era squillante e decisa. -Buongiorno esordì con un sorriso di circostanza. Non avrebbe esitato molto prima di terminare quella frase. anche io vorrei acquistare il Set Base. Potrei chiedere una piuma di Corvo al posto di quella d'oca? Grazie mille. Aveva già acquistato la piuma scura l'anno precedente, non avrebbe cambiato.
In un secondo momento, avrebbe rovistato nella borsa per cercare gli otto galeoni necessari.
view post Posted: 31/8/2020, 15:44 C'era una volta, sulle rive del Lago Nero, una ranocchietta... - Campo di Quidditch
Si poteva dire che a Cassandra incuriosisse osservare gli improvvisi cambi di tono nellle espressioni della Serpeverde . Al lago, quella famosa volta, la Corvonero si era limitata ad osservare il pezzetto di carta dalle sembianze di una ranocchia giunto fino a lei e ad Evander. Se si fosse accorta prima di quanto fosse interessante e mutevole la tela la quale altro non era che il volto della ragazza, la Hewer non avrebbe esitato tanto prima di volerne approfondire lo studio. Alle volte, sembrava quasi che le parole arrivassero in un secondo momento, causando un silenzioso istante di silenzio fra le due. Le iridi celesti della Corvonero puntavano in direzione dell'altra senza però soffermarsi su un punto preciso. Il sorriso non aveva abbandonato le sue labbra e - anzi - si era apero ancora un poco sentendo la risposta della bionda.
- Non ti offendere, ma la cosa non mi stupisce lasciò che la punta della lingua poggiasse sul palato, come se una frase fosse rimasta sospesa anzi disse emettendo un leggero schiocco mi sorprende che non sia successo. Concluse ghignando, la lieve risata aveva lasciato che la voce della bronzo-blu si spezzasse un poco. La guardò quindi proseguire. Lei nel mentre aveva spostato il peso del suo corpo da una gamba all'altra, ondeggiando leggermente. - Se è così riprese una posizione più statica, arricciando un po' la bocca prima di proseguire spero che Evander torni presto... deve essere proprio un peccato non poter godere della sua presenza per te. Lo disse come se fosse la verde-argendo a sentire maggiormente la mancanza di Knight. Da quanto capito dalla Corvonero, l'altra si era risparmiata del bullismo gratuito. Che fosse masochista? - Ad ogni modo, se si assenta per troppo tempo potresti mettere un annuncio utilizzando i pollici e gli indici, disegnò nell'aria una sorta di rettangolo "Cercasi persona disposta sfottermi o attentare alla mia vita - no perditempo " pronunciò quindi con tono serio e deciso. -Chi potrebbe mai rifiutare? La domanda venne accompagnata da un leggero movimento del capo, come per anticipare un'ovvia risposta.
Lo sguardo della Corva scivolò sulla chiara mano della verde-argento, portata dalla stessa a stringere la coscia per qualche motivo ignoto a Cassandra. La Hewer si limitò quindi a spostare rapidamente gli occhi, tornando diversi centimetri più in alto, all'altezza del volto della battitrice.
Evander continuava a rimanere al centro di quell'iniziale discussione fra le due, o - almeno - si poteva dire che fosse il collante in grado di unire gran parte delle frasi pronunciate fino ad allora. La Serpeverde, forse per pura curiosità o forse per invertire i ruoli stabiliti fra lei e il battitore una volta tanto, non accennava a lasciar perdere quell'argomento.Non si poteva dire che le due ne avessero così tanti in comune, allora. Vide il mento della Serpe poggiare sul palmo della mano in un movimento che alla Hewer parve scomodo, ma sul quale non si fece troppe domande. Arrossì leggermente alla richiesta dell'altra, cos'avrebbe dovuto dirle? La coppia era piuttosto acerba, si poteva forse definire un qualcosa di ufficiale? Sicuramente, il ragazzo era stato il primo a smuoverla così, la ragazza aveva subito dedotto di esserne quindi attratta, nonostante l'iniziale semplice gioco fra i due, gioco terminato in una sconfitta per entrambi - probabilmente Evander non l'avrebbe definito un pareggio, né l'avrebbe fatto Cassandra. Giunse alla conclusione di dover ignorare quella domanda, almeno per il momento. Scrollò le spalle e con un sorriso si limitò a rispondere con un - Non mi compra così in fretta, signorina. Quasi le dava fastidio non poter pronunciare il cognome della ragazza. Tuttavia, non sarebbe stato il miglior argomento di conversazione un bel "come ti chiami?" posto dopo una nuona manciata di minuti passati assieme. - Riceverei qualcosa in cambio? Dubito. Non ne vale la pena... Le lanciò un'occhiata maliziosa, conscia di avere grandi probabilità di non corromperla a sua volta. Una delle due, prima o poi, avrebbe dovuto cedere - probabilmente, si stava solo aspettando di capire come effettuare uno scambio equo.
Rimase ad ascoltare l'altra, cercando quindi di capire dove volesse andare a parare. La posizione quasi rigida dell'altra aveva vagamente confuso la bronzo-blu la quale aveva quindi iniziato ad analizzare la domanda forse più del dovuto.
- Ci sono tanti casi in cui è difficile capire l'altro si morse leggermente entrambe le guance, donando al viso un aspetto leggermente più scarno. Lei e la sua frequente mancanza di empatia lo sapevano piuttosto bene. - ma per me è difficile perdere completamente il controllo per via di un'altra persona. Si poteva dire che si lasciasse pungere dagli altri alle volte, era più raro invece ciò che le era capitato - ad esempio - col Serpeverde. - Se ti è successo, uhm deglutì, nel tentativo di cercare le parole adatte, non trovandole probabilmente ti sei lasciata distrarre da qualcosa. Se, invece, sei convinta di essere stata completamente lucida, per me i casi sono due: nel primo, l'altra persona è stata tanto geniale da lasciarti spiazzata - cosa ammirevole o spaventosa, vedila come vuoi disse addolcendo il sorriso. Era possibile che i pensieri dell'ipotetica persona in questione fossero stati irraggiungibili per l'altra. Possibile? Assolutamente. Facile? Non proprio. Sarebbe stato quindi meglio passare al secondo caso. - Oppure, hai avuto a che fare con un totale idiota. Il tu era puramente generico, Cassandra sperava che la bionda lo avesse colto, non avrebbe di certo voluto usarlo come esempio del secondo caso. - Mi piace ciò che non posso prevedere, ma il fatto di non poter controllare è totalmente diverso. Se lascio che qualcosa accada, di solito, voglio che sia così o non lo trovo abbastanza importante da impedirlo. La smorfia assunta dalla Corvonero in quel momento risultava alquanto indecifrabile, persino dalla stessa. Non era convinta del fatto che la Serpe volesse sentire, eppure non avrebbe saputo rispondere altrimenti - Certo, se trovi una persona in grado di farti sentire impotente e la cosa ti piace... Non terminò la frasi, limitandosi a stirare ancora le labbra, per quanto possibile. - Non è il mio caso, di solito almeno. Il mento si alzò un po', permettendo agli occhi di Cassandra di raggiungere quelli dell'altra. Non precisò nulla, sarebbe stato bizzarro approfondire quel discorso con la quasi-sconosciuta.
In qualsiasi caso, gli argomenti imbarazzanti non mancavano, tanto valeva non preoccuparsi di aggiungerne altri.
La bronzo-blu studiò il silenzio dell'altra, silenzio previsto ma comunque interessante. - Sicuramente non è banale. Osservazione ovvia, la cosa era stata alquanto chiara sin dall'inizio. In verità, la Hewer si stava semplicemente divertendo a grattare quel punto nella speranza di vedere qualche reazione; ignorare non era sempre un male.

Una proposta in sospeso, Cassandra avrebbe inghiottito un immaginario boccone più pesante del dovuto quella volta. La sua attenzione era inevitabilmente calata sulle labbra dell'altra, nell'attesa che queste si spostassero per formulare una risposta. Per diversi istanti nulla, il labbro inferiore apparentemente sofferente non si sarebbe mosso subito. Cassandra aveva fatto bene a porgere quella mano candida? Non ebbe più importanza, una volta sentito il tocco dell'altra: la promessa di cui Cassandra non conosceva il peso era ormai ufficiale. A rassicurarla fu quel "non ho fretta" da parte dell'altra. Poteva ancora sentire il calore dell'altra; non la infastidiva malgrado la calura estiva. La presa della Hewer era leggera e si indeboliva col passare dei secondi, fino a quando la mano dell'altra non l'abbandonò del tutto. La corvonero rise a sua volta in risposta a quanto detto dalla ragazza, una risata forse di circostanza, per mascherare l'attenzione concentrata nelle parole della verde-argento.
- Con Lewis? mormorò, più per prendere tempo che per chiedere conferma.- Più continui questo gioco, più il mio pensiero diventa contorto... rise, senza vergognarsi della serietà di quella sua affermazione. Ci pensò un po' su, sarebbe stato meglio per lei non dire nulla di eccessivo, sebbene quel pidocchio giallo-nero non fosse da sottovalutare. Il problema di Cassandra era di non riuscire ad inquadrare il ragazzo nell'atto di fare qualcosa di tanto sorprendente. Cos'avrebbe potuto rispondere?
Per averti sorpreso così? Come minimo deve averti lanciato lui una mazza in testa si rifece alla battuta - o meglio, quella che sperava fosse una battuta - su Evander fatta poco prima, ridacchiando. La squadrò quindi un poco, immaginando una scena che avrebbe preferito non dipingere nella sua mente. - Sempre che non ti abbia dato seriamente qualche lezione troppo privata. Scosse la testa, scusandosi mentalmente col Tassorosso per la reazione esagerata rispetto a quell'eventuale verità. - Non so quale dei due casi sia meno invidiabile, Mademoiselle. Denti stretti, l'espressione non se n'era ancora andata ma il tono conservava invece una punta d'ironia. - Non c'è la possibilità di chiedere qualche aiuto, vero? SI finse rassegnata nel dirlo, avvicinando drammaticamente il palmo poco sopra all'orecchio , affondando poi le dita fra i capelli ramati.
view post Posted: 29/8/2020, 20:59 C'erano un Tasso, una Grifona, una Serpe e una Corva....wait, it's not a joke! - I - Farmacia
In sedici anni, Cassandrato Hewer non aveva potuto fare a meno di rendersi conto di essere assolutamente incostante. I suoi periodi di frenesia e quelli della più stagnante pigrizia continuavano ad alternarsi. Inutile dirlo, ma la cosa aveva spaventato la Hewer, conscia dell’impegno preso per il sempre più prossimo anno scolastico. Tuttavia, qualcosa - che fosse orgoglio, fiducia nei suoi stessi confronti o semplice pazzia - le aveva impedito di tirarsi indietro e la bronzo-blu non poteva fare altro che dimostrare di meritare la spilla da poco consegnata; spilla che quel giorno non avrebbe indossato. Era un sabato mattina, forse quasi troppo presto per i suoi standard. Non le era parso tanto sensato sprecare così una delle ultime giornate relativamente tranquille: avrebbe potuto benissimo evitare di prepararsi così presto e uscire per acquistare il materiale scolastico necessario qualche ora dopo. Non poteva farsene una colpa: l’orario non era infatti dipeso da lei, bensì dalla verde-argento conosciuta – formalmente, almeno – sugli spalti del campo di Quiddditch, Sybil Vane. La Corvonero era contenta per vari motivi, primo fra tutti era l'aver avuto modo di ricordare il nome della bionda senza doverglielo chiedere. Inoltre, sì, le faceva piacere uscire con la Serpeverde, malgrado l'orario.
Guardando la cosa con una buona dose di ottimismo, alle undici di mattina non avrebbe fatto caldo come alle due del pomeriggio. Nonostante ciò, la Hewer decise di rimanere leggera, conscia del caldo di quelle ultime giornate d'estate. Un abito color panna, stretto in vita da una spessa cintura, cadeva sul minuto corpo della ragazza fermandosi alle giocchia e risparmiando inoltre buona parte delle braccia, le quali ondeggiavano ritmicamente nel tentativo di accelerare il passo della strega. Anche i capelli, quel giorno lasciati sciolti per pigrizia della bronzo-blu, accompagnavano i movimenti dei suoi arti.
Un sorriso sicuro stampato sul volto, benché l'unica sicurezza fosse quella di arrivare in ritardo mantenendo quel passo.
Ci aveva scherzato su, ma in verità non aveva alcuna intenzione di far aspettare la Serpeverde. Nonostante l'incontro decisamente non breve, Cassie non aveva ancora inquadrato la Vane: per quel che ne sapeva fino ad allora, avrebbe potuto benissimo aspettarsi una mazzata sui denti da parte sua in caso di ritardo... meglio evitare sicuramente.
Camminando, passò un pollice fra la spalla e il manico della borsa poggiato su essa. Non si trattava di una borsa particolarmente ingombrante, si sarebbe potuta definire sufficientemente capiente per il suo scopo quel giorno.

Ormai si stava avvicinando al luogo prefissato, forse era riuscita a recuperare quella manciata di minuti... niente mazzata, non quella volta almeno. Le iridi celesti passavano le varie vetrine senza fermarsi con eccessiva insistenza su nessuna di esse; Cassandra sapeva dove andare e - soprattutto - chi cercare. Sorrise riconoscendo la chioma bionda della battitrice. La ragazza era poggiata su una parete, lo sguardo era fisso verso la farmacia. La Hewer si avvicinava sempre più all'altra, i muscoli del volto non riuscivano a rilassarsi per sfumare quell'espressione stranamente gioiosa sul suo volto...espressione che cambiò appena la Serpeverde iniziò ad avvicinarsi alla vetrina della Farmacia con fare quasi sospetto. Le rughe disegnavano quasi un punto interrogativo sulla pelle chiara della Corva, la quale - dopo aver esitato per un istante - decise di avvicinarsi a sua volta, incuriosita dall'improvvisa mossa di Sybil. Si avvicinò alle sue spalle, seguendo con gli occhi la direzione puntata dall'altra e finalmente capì: i ricci ramati e tratti familiari... Lewis.
Quasi le dispiaceva vederlo, in quel momento.
No... perché avrebbe dovuto dispiacersi? Erano amici, il tasso non le aveva mai fatto nulla di male. La sensazione tuttavia non sembrava andarsene. La Hewer scelse di ignorare qualsiasi cosa le stesse passando per la testa.
- Signorina Vane esordì dunque a quanto pare non siamo le uniche ad aver approfittato di questa giornata per fare acquisti. Quindi forzò quello che sarebbe dovuto essere uno dei suoi soliti ghigni vagamente maliziosi. Si spostò quindi con un passo, posizionandosi affianco alla ragazza per non lasciarsi indietro. Si girò verso la ragazza, ripassando con le iridi i contorni del suoi profilo. - Vuoi entrare?
Domanda stupida. Sicuramente la Vane non sarebbe stata tanto idiota da fissare il Tassorosso per tutto il tempo.
Ad ogni modo, decise di anticiparla in un gesto forse poco galante - non che dovesse esserlo, chiaramente.
Non esitò ad aprire la porta della Farmacia, fermandola col dorso della mano per aspettare l'arrivo della Serpe. Nel mentre, gli occhi erano fissi su Timberwolf; i denti facevano leggermente pressione sulle guance, dando alla Hewer un aspetto piuttosto scarno. Avrebbe aspettato di vedere la bionda entrare a sua volta prima di accompagnare la porta e aspettare il suo turno, per poi sorridere cordialmente.
- Salve... uhm avrebbe fatto in un istante mente locale un kit di strumenti per pozioni semplice e un set completo di ingredienti per pozioni. Lo sguardo sarebbe poi tornato all'altra - Tu devi comprare solo gli ingredienti?
Infine, anche a Timberwolf sarebbe spettata un'occhiata. - Ciao, Lewis. il sorriso sarebbe stato pacato, quasi cordinato al tono utilizzato per quel saluto.
view post Posted: 21/8/2020, 12:07 C'era una volta, sulle rive del Lago Nero, una ranocchietta... - Campo di Quidditch
Cassandra notò quasi subito nel volto dell'altra un improvviso cambiamento. La smorfia stampata sulla sua pelle chiara si era smorzata fino a lasciare il posto ad un insieme di lineamenti ben più rigidi, quasi in contrasto col bel viso della Serpeverde. Sembrò esitare un attimo prima di rispondere, come se stesse pensando a qualcosa. La Corva, nel mentre, continuava a scrutarla con fare piuttosto interessato. Cosa sarebbe successo se lei e l'altro le avessero dato una possibilità quel giorno?
L'altra si decise quindi a parlare e la sua espressione mutò nuovamente, il ghigno dovuto a quella risata venne inquadrato dalla Hewer solo in un secondo momento, prima mosso dai lievi movimenti di capo della bionda.
I due erano quindi entrati a far parte della squadra verde-argento nello stesso momento. Cassandra rivolse un'altra occhiata all'altra, aggiungendovi un'ulteriore punta di malizia per quanto fosse possibile farlo, viste le sue tipiche espressioni, raramente rilassate e bonarie. - Quindi c'è una certa rivalità fra voi... giusto? Il tono della ragazza nel porre quella domanda era, contrariamente ai suoi occhi e al suo sorriso, quasi disinteressato. Nella sua testa, la bronzo-blu aveva immaginato una sorta di competizione fra i due per evitare l'ultimo posto. A giudicare dalle convocazioni della partita, pareva che Evander stesse avendo la meglio, almeno fino ad allora. Evitò di lasciar passare quel commento; la Corva non era esattamente fra le simpatie della battitrice, era quasi certo. - O vi supportate a vicenda come bravi compagni di squadra? Si poteva dire tranquillamente che quella domanda fosse inutile. Evander non era sicuramente il tipo e - a prescindere da ciò- era normale che ci fosse competizione fra le riserve per farsi notare e avere la possibilità di far parte dei titolari.
Vide l'altra girarsi verso il campo. Per qualche momento, pensò che la Serpeverde stesse ripensando a qualche sua caduta rovinosa. Cassie non ricordò di essere mai finita in infermeria per una caduta simile; quasi ironicamente, invidiava l'esperienza provata dai due. Sentì quindi la bionda parlare nuovamente in risposta alla sua precedente domanda. Sorrise divertita, immaginando inspiegabilmente i battitori essere cronometrati fino al momento della caduta. Che venissero valutati in base a quello e non sulla loro bravura nel direzionare i bolidi? - Ammirevole. Commentò, accompagnando il tutto con un ironico cenno di capo rispettoso, lasciando che un'abbozzata smorfia colpita sfociasse in una breve risata.
Scostò due ciocche di capelli ramati dietro alle orecchie, lasciando che poi le mani scendessero verso il collo in un gesto teso, il tutto ascoltando quello che probabilmente era un tentativo della Serpeverde di rassicurarla o confortarla. Il fatto che nessuna delle due sapesse niente del battitore non era di certo d'aiuto, ma la Corvonero non poteva prendersela con l'altra, né con nessuno. Le sorrise con lo stesso fare in risposta, come per ringraziarla tacitamente del... supporto? o qualsiasi termine fosse adatto a rappresentare quanto appena fatto dalla bionda.

"Intimi?"
Quella parola aveva veramente colpito tanto la Serpeverde? Che fosse interessata al Tassorosso? La Corva pensò che l'altra avrebbe potuto permettersi di meglio... nulla contro il caro Lewis. Scartò quell'opzione ed ipotizzò invece che la ragazza fosse stupita dai gusti della Hewer. Forse, anche per quello, la risata sbocciata era suonata particolarmente sincera e viva. La giovane le sembrò quindi meno tesa, dai lineamenti del volto alla posizione del corpo. Nonostante ciò, il tono della ragazza non suonò del tutto corretto nelle orecchie della bronzo-blu, la quale lasciò quindi che un marcato punto interrogativo vagasse nella sua mente. Decise comunque di non indagare subito e si limitò a rispondere alla battuta - o, almeno, Cass l'aveva interpretata così- dell'altra.
- Così misterioso da non farmi sapere se sia ancora vivo. Ridacchiò, sperando di non averci azzeccato. Si fece quindi un po' più seria; forse non era poi tanto necessario, ma alla Corva non importava.
- Mi piacciono le persone che non capisco del tutto. Fece spallucce, accennando ad un sorriso limitandosi a stirare le labbra un poco. Il protagonista tornò quindi ad essere Lewis; o meglio, Lewis e le sue... sorprese? La risposta della bionda colpì e confuse la Hewer allo stesso tempo; la Corvonero doveva essersi persa qualcosa di estremamente divertente. Non poté fare a meno di lasciar sporgere leggermente il labbro inferiore, come per indicare tristezza - tristezza di non sapere quella storia fra battitori.
- Sono certa di voler sapere qualcosa, il problema è "quanto". Il tono estremamente provocatorio, l'improvvisata intervistatrice non si aspettava di certo una risposta. Sarebbe stato esilarante, tuttavia.

Cassandra era quasi divertita nel vedere le reazioni della verde-argento al suo avanzare. Non sapeva che una ragazza con un aspetto simile riuscisse a far scostare una battitrice. Avrebbe voluto avvicinarsi ancora per il semplice gusto di continuare a vedere la sua reazione, ma il parapetto non era distante, non si sarebbe potuta spingere tanto oltre. Si era quindi limitata ad osservarla, come da iniziali intenzioni. Quindi si allontanò, notando l'altra fare lo stesso, per quanto fosse possibile. La bionda era quindi praticamente addossata al parapetto, era come se l'impalcatura in legno l'avesse aiutata a tornare più stabile, in tutti i sensi. Quella volta, fu la Corva a sentirsi più osservata. Notando il sorriso sbocciato nuovamente sul volto chiaro della Serpe, la Hewer finì inevitabilmente per avvicinare le sopracciglia in un punto poco più basso della fronte con una certa confusione. Non era chiaro cosa la ragazza stesse pensando, non si sapeva nemmeno se la stesse osservando con uno scopo o meno. Rilassò i muscoli del volto per poi contrarli in modo da formare un'espressione gentile.

Sentì l'altra ridere e fece lo stesso spontaneamente, continuando a guardarla, quasi mettendo in secondo piano le sue parole, le quali arrivarono in un secondo momento, almeno nella sua testa. Spostò lo sguardo altrove sentendo quel "Cassandra Hewer" pronunciato con una tale sicurezza. Non si aspettava che la Serpeverde sapesse il suo nome, ancor meno il suo cognome. Arrossì un poco, cercando subito di nascondere il tutto con un sorriso amichevole. - Agli ordini, signorina. Però, per piacere, chiamami Cassie. Puntualizzò ridacchiando. Pensò quindi come potesse stupirla. Poggiò le iridi celesti sulla figura poco distante da lei, come per cercare qualche indizio. Nulla da fare, cosa poteva inventarsi?
- Se stai cercando di farti piacere le sorprese esordì dopo un poco, spostando il sorriso ad un solo angolo della bocca lancio una sfida a Lewis. Non dirmi nulla di ciò che ha fatto, così nulla sarà voluto... dammi solo del tempo e riuscirò a sorprenderti più di quanto lui abbia fatto.
Non era una vera competizione, forse. Più che altro, non poteva saperlo: non sapeva cosa il Tassorosso avesse fatto, oltre a parlarle del Demiguise. Le porse la mano, ingenua. Ci stai? La guardò negli occhi, quasi stesse sfidando lei.

Edited by Cassandra Hewer - 31/8/2020, 15:56
view post Posted: 11/8/2020, 13:24 Richieste Calcolo Livelli PG - Livelli PG
Nickname: Cassandra Hewer

Livello calcolato: 3

Esperienze magiche vissute:

-Studente/Maggiorenne regolarmente iscritto: +1 (Presentazione )
-Prefetto/a dopo la nomina: +2



EDIT DELL'AMMINISTRAZIONE: Richiesta ignorata (pg attualmente in Sospensione Preventiva)

Edited by Irvine B. Dolus - 1/12/2020, 14:38
view post Posted: 6/8/2020, 21:39 Cherry Picking - High Street
Poteva ritenersi soddisfatta delle ciliegie raccolte fino ad allora, le quali erano però semplicemente una piccola parte di quelle che la ragazza avrebbe dovuto prendere con sé in totale. Si sarebbe potuto dire che avesse avuto delle priorità un po’ strane: avrebbe infatti potuto benissimo prendere decine e decine di ciliegie senza badarci troppo e poi – in un secondo momento – rovistare fra esse alla ricerca di quelle più idonee per fare i gioielli. Lei aveva preferito recuperare quelle per prime, ritenute dalla stessa le più preziose. Non aveva osservato bene il lavoro di Fedoryen, ma probabilmente lui aveva fatto diversamente. Poco le importava, contava il risultato e, francamente, preferiva poter scegliere fra ciliegie con già i requisiti prefissati dalla Corva nella sua testolina. Inoltre, la Hewer non aveva esattamente intenzione di spogliare del tutto il povero albero, prima e principale vittima del furto. Continuava a cercare, con più impegno ed efficienza rispetto a prima. Il caldo si era fatto sentire per tutto il tempo e la Corva non lo amava di certo. Avrebbe preferito sudare tutto per poi potersi riposare, anziché rimanere in quel giardino fino al tardo pomeriggio. Non era nemmeno particolarmente stanca, solo accaldata – accaldata e coi suoi insopportabili pensieri. Quelli le davano più fastidio di qualsiasi compagno, per quanto li ammirasse alle volte. Doveva farsene una colpa? Non sceglieva lei di fantasticare così tanto quando non parlava. Si poteva dire che sognasse sempre ad occhi aperti, anche se vedendo Cassandra sarebbe stato difficile pensare una cosa simile. I suoi sorrisini maliziosi e la sua recita non la tradivano. L’unica cosa a far pensare ciò erano forse i suoi lunghi silenzi e il rossore delle sue gote al balenare del minimo pensiero.

Tre. Altre tre stupende ciliegie erano entrate nel campo visivo della Corvonero. Il livello di attenzione nei confronti dei frutti rossi era probabilmente lo stesso di un cercatore nei confronti del boccino. Doveva essere stressante giocare a Quidditch come cercatore. O meglio, doveva essere stressante giocare a Quidditch in qualsiasi ruolo, ma in quel momento la bronzo-blu aveva pensato a quello del cercatore perché da lui dipendeva nel novanta percento dei casi il termine della partita e, quasi sempre, era proprio la cattura del boccino a stabilirne gli esiti. Certo, quando la Hewer si era diretta all’ovale per seguire l’amichevole Tassorosso-Serpeverde non era stato così; l’arbitro stesso però aveva affermato qualcosa come “è una rarità che ciò accada” o una cosa simile. Forse, in verità, era stato un suo semplicissimo pensiero ma una cosa era assolutamente certa: chiunque l’avesse detto aveva ragione. Quindi, i cercatori passano spesso chissà quanto tempo della partita a guardarsi attorno, come se facessero un gioco completamente diverso per le prime fasi. Dovevano aspettare di adocchiare il minuscolo boccino, girandosi paranoicamente al primo bagliore notato con la coda dell’occhio. Anche lei, ogni volta che notava una nota di rosso particolarmente brillante, si girava subito vigile e andava a ficcanasare senza contenersi in alcun modo. Cercò forse di entrare nel ruolo di un cercatore e aguzzò la vista in tutte le direzioni, senza muoversi troppo per evitare di finire a terra con qualche giramento di testa. Con una mossa del capo, scostò i capelli indietro. Avrebbe forse fatto meglio a raccoglierli, quel giorno. Ormai era lì da tempo, avrebbe potuto pensarci parecchio prima se le fosse effettivamente stato necessario. Non lo era, quindi.
Due. Una coppia. Sembravano due gemelle omozigoti, perfettamente identiche. Le rigirò per accertarsi che fossero effettivamente identiche e confermò la sua teoria con stupore. Tutte le ciliegie erano più o meno simili, ma era raro che fossero così indistinguibili come quelle due. Le tasche, per quanto grandi, cominciavano a riempirsi – o almeno, quella destra. Cassandra avrebbe quindi iniziato a riporre eventuali nuove arrivate in quella opposta. Era speranzose di poterne prendere altrettante per poter fare una vera e propria selezione. Eccone subito altre.
Altre tre, quella volta tutte e tre separate l’una dall’altra. O meglio, una doveva avere una gemella, ma a quanto pareva quest’ultima era caduta da qualche parte ai piedi dell’albero, o era stata raccolta dal proprietario. Cassandra non aveva ancora capito chi fosse il legittimo proprietario di quelle ciliegie, in verità. Non voleva impicciarsi per quel che riguardava quell’argomento, ripetendosi di dare fiducia al suo accompagnatore nonché, compagno per la raccolta delle ciliegie. Ormai pensava a quelle, le ciliegie. Concentrata, attenta, se fosse stata così durante tutte le lezioni avrebbe potuto aspirare a chissà quale lavoro all’interno del Ministero della magia o qualsiasi altro lavoro prestigioso. Non che andasse particolarmente male, sapeva che avrebbe però potuto impegnarsi maggiormente. Probabilmente lo avrebbe fatto, a partire da Settembre. No, non era una scusa, la Hewer non era il tipo che faceva promesse tanto per fare, specialmente a sé stessa. Non aveva motivo di porsi dei buoni propositi trovandoli poco meritevoli di un qualche suo impegno, per lei essere selettivi significava anche quello. Aveva tuttavia sinceramente voglia di mettersi in gioco, non sfidare gli altri semplicemente parlottando al lago o scambiando qualche occhiataccia maliziosa. Sapeva di poter fare di più e voleva fare di più. Anche con le ciliegie.
Cinque. Due coppie e una singola. Quella singola le era piaciuta particolarmente, essendo di dimensioni notevoli per essere una semplice ciliegia. Che avesse inglobato l’altra metà della coppia? Una sorta di ciliegia incinta. La sua mente non era delle più lucide in quel momento, era meglio lasciar perdere quel bizzarro pensiero, per quanto tenero. Ad ogni modo, la grande ciliegia aveva anche un grande pistillo, di un verde molto vivo; quasi le dispiaceva averlo staccato dall’albero. Le altre due coppie erano rispettivamente un paio di ciliegie rosse di media grandezza e di medio colore, belle ma alquanto banali e un paio composto di due ciliegie ben diverse fra esse, nonostante la forma molto simile, piuttosto allungata rispetto alla media. Sembravano vagamente due lacrime rosse. Certo, Cassandra si sarebbe a dir poco pietrificata vedendo delle lacrimi di simili dimensioni e di simile colore rigarle il volto mentre piangeva. Avrebbe forse smesso di piangere per il terrore o continuato a farlo per lo stesso motivo.
Due. Una coppia. Una più grande dell’altra, ma dalle sue stesse forme. Sembrava quasi che una fosse la riproduzione in scala della restante.
In pochi minuti era riuscita a trovare una decina di ciliegie. Certo, quando ne raccoglieva per mangiarne era in grado di recuperare quel numero in una manciata di secondi, ma non era assolutamente quello lo scopo di allora. Quindi, si poteva dire che le andasse bene così quella volta.
Le ultime quattro: due coppie, entrambe composte da frutti piuttosto scuri, particolarmente tondi e pieni. La seconda coppia, a differenza della prima, era però dotata di piccioli estremamente sottili e allungati, che alla ragazza ricordavano vagamente le lunghe zampe di un fenicottero. Non che ne avesse visti poi tanti, di fenicotteri, specialmente dal vivo. Anzi, quasi certa che la sua memoria non fosse ancora andata, poteva dire con una sostanziosa sicurezza di non averne mai visto uno dal vivo. Forse era meglio così: se ciò fosse successo, sarebbe stato probabilmente in uno zoo, luogo che lei non amava particolarmente per i più svariati motivi.

Le tasche erano piene e pesanti, tant’è che si erano formate delle gonfie borse bitorzolute in corrispondenza dei fianchi della ragazza. La Hewer scese delicatamente dall’albero; avrebbe voluto saltare come unapiccola scimmia, ma quel lavoro di estrema premura nei confronti di tutte quelle ciliegie sarebbe andato completamente perso. Non ne valeva di certo la pena. Cercò di tenere le tasche ferme il più possibile mentre sia il piede sospeso che quello poggiato sul nodo del fusto poggiavano terra, uno dopo l’altro. Si sedette quindi per terra, ai piedi dell’albero, sperando di non aver disturbato un qualche formicaio. Le radici non aiutavano di certo a rendere il tutto più comodo, ma la Corvonero non si sarebbe lamentata, quel lavoro non avrebbe richiesto un tempo eccessivo. Iniziò ad estrarre dalle tasche tutte le ciliegie, disponendole in maniera ordinata sul ventre e sulle cosce. Aveva fatto sì che il suo corpicino – per quanto minuto – fungesse da tavola sulla quale sistemare il bottino per poterlo osservare meglio. In totale, erano una trentina di ciliegie, tutte particolarmente belle. Riprese quindi ad osservarle una ad una, passandole fra le mani con delicatezza, puntandole contro la luce del sole per vedere eventuali imperfezioni. Confrontò addirittura la lunghezza dei piccioli, scartando quelli eccessivamente corti e quelli troppo esili. Dopo una prima selezione, Cassandra ne contava ventuno. Erano ancora decisamente troppe, cassandra ne avrebbe voluta tenere una dozzina, ossia due eventuali paia di ciliegie doppie e due paia di ciliegie singole. Le passò nuovamente tutte, distinguendo le coppie ancora unite e le ciliegie separate. Aveva separato a prescindere i terzetti: sarebbe stato in qualsiasi caso troppo pesante tenere ben tre ciliegie sullo stesso orecchio. In verità, forse anche due erano tante, ma non sapeva quali fossero i gusti del mago, preferì quindi non buttare via dei potenziali orecchini perfetti.

Quasi inutile dirlo, ma una delle coppie scelte alla fine fu quella ricavata dalla tripletta che per prima l’aveva colpita tanto. Aveva conservato anche quella singola, che abbinò alla ciliegia dalla forma che le ricordava un piccolo cuore. Era quindi a quota quattro, ne mancavano altre otto. Scelse anche le finte amarene, ormai la coppia si era aggiudicata quel soprannome dalla corvonero, che continuava a ripeterlo mentalmente ogni volta che le vedeva. Il loro colore intenso e scuro si era rivelato estremamente affascinante e si sarebbe intonato perfettamente coi colori del signor Fedoryen, forse anche con quelli della moglie, qualora fosse interessato all’uomo. Recuperò quindi anche la coppia dal picciolo robusto, ottima qualità nel caso di voler conservare quella parte del frutto. Le due gemelle passarono a loro volta la selezione, troppo particolari per non essere notate. Ironico definirle particolari essendo identiche… il loro insieme era particolare, ecco. Ne mancavano solo due singole. Era più difficile sceglierle, poiché – a parere della bronzo-blu – era più raro cogliere la bellezza delle ciliegie sole. Decise quindi di infrangere la regola da lei stessa stabilita non molto prima, il bello di dettare le regole insomma. Prese quindi il paio di ciliegie dai colori vivi trovato piuttosto presto e – con delicatezza – ne separò le estremità dei piccioli. Quelle, separate, erano particolarmente graziose e splendevano nonostante la loro solitudine.
Mancava soltanto l’accoppiare le coppie, per formare i due quartetti. Le paia di singoli erano già state formate, ormai. Come prima cosa, ripose in tasca le ciliegie scartate. Non aveva intenzione di portarle con sé al Castello, le avrebbe offerte a Fedoryen o – in alternativa- le avrebbe lasciate nel giardino, in un posto magari protetto. Una volta compiuta quella prima operazione, sistemò in parte anche le coppie già formate… rimanevano quindi solo le quattro paia di ciliegie. Le osservò attentamente, accostò le varie combinazioni nel tentativo di capire quali fossero le più piacevoli dal punto di vista estetico, giungendo alla conclusione che la forma e le dimensioni prevalessero in quel caso sul colore. Ad ogni modo, il signor Fedoryen avrebbe potuto cambiare le coppie qualora avesse voluto farlo. Le sistemò con particolare cura sul palmo della mano e si avvicinò al mago, cercando di non disturbarlo. Aspettò che si fermasse un attimo per prendere quindi parola.
-Signor Fedoryen, ecco…
Disse con tono cordiale e rilassato, nonostante le parole potessero suonare in qualche modo insicure.
-Io avrei finito. Ho deciso di fare due coppie di orecchini per tipo. O meglio, due coppie di orecchini con ciliegie doppie e due coppie di orecchini con ciliegie singole, per un totale di dodici ciliegie. Se vuole separare le coppie pensate da me o cambiarle faccia pure, naturalmente… ho smistato queste così seguendo il mio gusto personale.
Sorrise un poco, non mostrava nemmeno i denti per quanto fosse possibile farlo. Avvicinò ancora un poco la mano all’uomo, così da permettergli di poter prendere le ciliegie selezionate per osservarle.
-Uhm, sì...Si ricordò quindi in un secondo momento, quasi distratta dal giudizio, tacito o meno che fosse, dell’altro.
Se vuole, ho ancora qui con me le altre ciliegie che avevo trovato. Non sono neanche una ventina, tutte estremamente gradevoli all’aspetto; anche se queste che ho in mano mi sembravano le più adatte per fare da orecchini. Se ha bisogno di me per selezionarne altre non ci sono problemi.
Il sorriso si era finalmente aperto, risultando meno timido e più naturale.
-Avevo inoltre un’idea. Non so se le piacciano così i piccioli, ma – in caso contrario – potrebbe sostituirli con un qualcosa di metallico, più solido ed elegante. Personalmente, io trovo estremamente carine le ciliegie così al naturale, ma le orecchie sono le sue, credo…
Ridacchiò un poco, aspettando una qualche risposta da parte di Fedoryen. Inspiegabilmente, era piuttosto in ansia in quel momento, sperava che il suo gusto estetico e i suoi criteri per prendere le ciliegie fossero compatibili con quelli del mago.
view post Posted: 6/8/2020, 15:41 Cherry Picking - High Street
Considerazioni forse non molto interessanti, le sue. Se ne sarebbe fatta una ragione… o meglio, Fedoryen se ne sarebbe dovuta fare una. Non sembrava, ad ogni modo, un tipo particolarmente pretenzioso o sprezzante; non che potesse permettersi di esserlo, non con quelle campanelle. Nulla di personale contro le campanelle, in verità a Cassandra mettevano parecchia gioia. Era delizioso sentire l’uomo muoversi accompagnato da quel trillo gioioso, avrebbe potuto benissimo compensare il cinguettio degli uccelli o qualsiasi altro canto di accompagnamento da parte dell’ambiente circostante. Tuttavia, non si poteva dire che l’uomo mettesse la Hewer in soggezione conciato in quel modo – la ragazza quasi si scordava di avere vicino a sé un’autorità del Castello, o perlomeno un adulto: un aspetto giovane, probabilmente aiutato in parte dal modo di vestire eccentrico. La giovane l’aveva notato sin da subito e ricordare quella sorta di primo, ufficiale incontro la faceva sorridere. Come sarebbe stata lei da adulta, invece?
Il più grosso problema di Cassandra era la sua incoerenza interna, che si manifestava negli atteggiamenti e nel modo di apparire. Quando, non molto prima, aveva accennato alla mutevolezza del singolo, la Corvonero si riferiva in parte anche a quello. Per alcuni, la giovane sarebbe potuta sembrare un tipo profondo e maturo, per altri – al contrario – una ragazzina ricca e frivola. In verità era annoiata ed incostante, lo aveva sempre saputo. Gli unici punti fermi, i perni rimasti per ben sedici anni di vita erano stati esclusivamente l’amore per le immagini dall’aspetto estremamente romantico e la voglia costante di giocare in qualche modo. Oltre all’amore per la sua persona.
Fatto più unico che raro, ma la ragazza non aveva mai avuto problemi con la sua figura. Inoltre, benché mettesse sempre tutto in discussione, sapeva di essere in grado di risultare piuttosto sicura agli occhi di terzi. Poche persone l’avevano messa in difficoltà fino ad allora e il risultato era stato in qualsiasi caso estremamente intrigante, per quanto difficile da accettare sul momento. Era comunque parte della sua crescita, quella. Da piccola non aveva mai avuto problemi simili, non avendo poi tanti contatti con gli altri bambini, se non per il povero sottomesso dalla stessa e la ragazzina da lei invece ammirata. Nessuno dei due le aveva mai detto nulla di destabilizzante, però. Essendo inoltre figlia unica, Cassandra non aveva mai sperimentato il confronto con un fratello durante un qualsiasi litigio, nessuna figura a lei vicina l’aveva messa con le spalle al muro come erano invece riusciti a fare al Castello nel giro di pochi mesi. Forse grazie all’età più matura dei coetanei, la bronzo-blu aveva avuto finalmente modo di incontrare lingue ben più taglienti della sua, tanto da farla sanguinare alle volte. Ricordando tali episodi però, la ragazza non ne soffriva assolutamente e anzi, era quasi entusiasta. Forse vagamente masochistico come concetto, il pensiero la fece però sorridere, lasciando che gli zigomi oscurassero in parte il campo visivo della pallida. Le mancava un po’ il tutto, specialmente quel giocare per vincere che aveva mai abbandonato poiché, in un certo senso, aveva effettivamente vinto, lasciandosi vincere. Un pensiero contorto, ma lo comprendeva bene. Non comprendeva bene invece cosa avrebbe dovuto fare in quel momento, il dilemma di qualsiasi persona che si è sempre limitata a leggere le storie d’amore. Lei ne era appassionata e ne aveva lette… forse troppe, forse avrebbe dovuto dedicarsi ad altro. Ad ogni modo, avendone lette così tanto, aveva potuto scoprire i vari modi di giungere ad un lieto fine o meno. Il problema non era quello però. Il problema era il dopo. Cosa si doveva fare quando andava tutto bene? Soprattutto, si poteva dire che andasse tutto bene nel suo caso? Non sentiva Evander, colui che l’aveva vinta facendola uscire vittoriosa, da parecchio tempo. L’aveva visto l’ultima volta all’amichevole contro Tassorosso e l’aveva visto precipitare dalla sua scopa per poi essere portato in infermeria. Che stesse bene? Che fosse ancora contento di vedere… lei? Non era un tipo semplice, per quello era piaciuto molto alla Hewer sin dal primo incontro. Tuttavia, quel suo fare articolato e incoerente – un po’ come il suo – avrebbe potuto benissimo portarlo a stufarsi di lei. Come avrebbe reagito Cassandra ad un episodio simile? Non era mai stata allontanata da una persona a lei cara. La separazione più simile era stata quella con Heather, la quale era però stata orchestrata dalla Corvonero. Diretta, amara ma senza troppi risentimenti, almeno la ragazza aveva un buon motivo per lasciarla. E poi, erano amiche. Forse, se fossero cresciute assieme, la bronzo-blu si sarebbe innamorata di lei, ma ciò non successe e la ragazza non dovette mai porsi il problema. La pianta era morta quando era ancora debole e aveva sicuramente fatto meno rumore rispetto ad un albero, per citare Nathan – più o meno.

Gli avrebbe mostrato gli orecchini.
Si interruppe così quel flusso paranoico che aveva iniziato a martellare con costanza l’interno delle pareti della ragazza, facendole assumere un’espressione dolorante. Decise quindi di fermarsi un po’. O meglio, lei era già ferma, aveva semplicemente deciso di fermare quel cavallo al galoppo, magari poi l’avrebbe lasciato trottare più tranquillo. Fissò le ciliegie un po’ più distanti, la mano – per quanto protesa – non ci sarebbe arrivata se la ragazza fosse rimasta in quella precisa posizione. Decise quindi di sporgersi un po’, aggrappandosi più saldamente al ramo col braccio rimasto. Vedeva la mano libera avvicinarsi di pochi centimetri alla volta alle ciliegie adocchiate, fino poi a sfiorarle appena. La superficie era liscia, esattamente come avrebbe dovuto essere per delle ciliegie da orecchini – non che Cassandra potesse pensare a degli orecchini-ciliegia già visti da poter prendere come esempio. Ad ogni modo, sembravano più che adatte. Erano quattro, più precisamente due coppie da due. La coppia a sinistra sembrava leggermente più scura rispetto all’altra. Decise di prenderle entrambe e avvicinarle a sé per osservarle più accuratamente. La coppia più scusa, possibilmente sospetta di essere troppo avanti, era in verità assolutamente deliziosa, benché sembrasse più una coppia di amarene che una coppia di ciliegie. Non sarebbe stato un problema, in qualsiasi caso. Sembravano particolarmente piene, la Corva era stupita del fatto che fossero completamente intatte. Meglio per lei, in fondo. Probabilmente, erano le sue preferite fra quelle trovate fino ad allora.
In tutto quel tempo, Cassandra non aveva ancora compreso una cosa: Fedoryen voleva una ciliegia per orecchio? Una coppia? Degli orecchini asimmetrici? Gliel’avrebbe chiesto una volta scesa dall’albero. Sistemò con estrema cura le ciliegie in tasca. Fino ad allora, aveva sempre badato bene a non poggiarsi neanche lontanamente, almeno con quel punto del corpo. Aveva faticato tanto per trovare quella decina di ciliegie speciali, non aveva di certo intenzione di rovinarle così. Se fossero avanzate, Fedoryen sarebbe potuto andare a proporle al Madama. Madame Luna – o la professoressa Pike, in qualsiasi modo la si volesse chiamare – avrebbe forse accettato volentieri una proposta simile – almeno, nella mente della ragazza. Insomma, perché sì a margherite e fiori vari mentre no alle ciliegie? Fedoryen avrebbe forse rivoluzionato la moda estiva all’interno della bottega della professoressa? Cassandra non l’avrebbe di certo escluso. Tuttavia, per farlo avrebbe dovuto fare dei signori orecchini, senza imperfezioni anche nell’imbalsamazione. Cassandra avrebbe forse dovuto pensarci con più attenzione, benché l’idea della resina le sembrasse più che buona.
Continuava a cercare, le braccia sottili facevano oscillare il fogliame. Oltre a quello e alle campanelle del complice non vi era nessun rumore. Pareva quasi che High Street fosse diventata deserta. Certo, l’orario e il clima non invogliavano gli abitanti della via a lasciare le loro ben più fresche case, ma quel silenzio era particolarmente insolito. Fece fare silenzio ai suoi stessi pensieri, in modo tale da potersi concentrare per sentire qualcosa. Nessuna voce proveniva dall’abitazione a destra, né da quella della direzione opposta. Lo stesso valeva per le case dall’altro lato della strada. La bronzo-blu non aveva nemmeno la possibilità di individuare degli eventuali passanti, la chioma verdeggiante le impediva di vagare lontano con lo sguardo. Aspettò ancora, concentrandosi ulteriormente. Ora riusciva a sentire una voce giovane per quanto adulta, probabilmente di una donna sulla trentina. Non pareva alterata, il tono mieloso rilassò Cassandra, la quale riprese a cercare. Si girò di un poco, senza però cambiare direzione. La schiena era ancora poggiata in parte alla corteccia dell’albero e la mano prendeva saldamente il ramo. Non aveva particolare forza nelle braccia, ma quella mossa le sarebbe bastata per farle acquisire una sufficiente sicurezza da poter riprendere il suo mestiere senza doversi fermare per lo spavento.

Sorrise.
Ne aveva trovate altre due. Un bel paio, particolarmente vivo nelle tinte. Fortunatamente per lei, non aveva alcuna voglia di mangiare. Fra quelli trovati, i piccioli di quella coppia sembravano i più robusti, forse meglio adatti per tenere il peso della ciliegia. Non era però sicura che a Fedoryen interessasse quella parte. Lei avrebbe trovato naturalmente più grazioso indossare delle ciliegie con tanto di picciolo, altrimenti i frutti si sarebbero potuti confondere con delle comunissime sfere rossastre, perdendo – a parere della Hewer – buona parte del loro valore. Le sue sopracciglia si alzarono all’improvviso, stirando in parte le palpebre. L’uomo avrebbe potuto impreziosire il gioiello sostituendo il picciolo verde con uno in metallo. Probabilmente però, sarebbe aumentato di parecchio il valore degli orecchini e avrebbero perso la loro semplicità. Ad ogni modo, se Cassandra avesse raccolto un sufficiente numero, si sarebbero potute fare entrambe le versioni di quegli orecchini. Ancora, avrebbe potuto fare due versioni di quelle metalliche, una coi piccioli dorati e una coi piccioli argentati. L’uomo avrebbe quindi potuto vantare di tre tipi diversi di orecchini ciliegia, se gli fosse piaciuta l’idea della studentessa, la quale – nonostante le innovazioni introdotte nella sua testa – continuava a preferire il modello originale; modello che non si sapeva se fosse condiviso da lei e il mago.
Realizzò di aver finito le ciliegie buone in quel lato dell’albero. Scese delicatamente e cercò un altro nodo sul quale trovare un appoggio, in un punto diverso del fusto. Fece un giro completo dell’albero, squadrando l’intero fusto dal basso verso l’alto. Scelse quindi un punto piuttosto sporgente, poco più alto rispetto al precedente e ad una trentina di centimetri di distanza da esso. Si arrampicò nuovamente, proteggendo in un primo momento le ciliegie raccolte fino ad allora con la mano libera. Si sentiva più stabile in quel punto, la presa al ramo era quindi meno salda ma sempre presente, la Corva avrebbe fatto maggiore affidamento sul suo personale equilibrio. Era ancora girata con la schiena contro l’albero; la spalla e il braccio rimasti indietro avevano una posizione alquanto bizzarra ma per nulla dolorosa.

-Signor Fedoryen esordì quindi dopo un lungo periodo di silenzio che era intercorso fra i due, essendo entrambi troppo impegnati a cercare le ciliegie migliori. Era strano che non si fossero intralciati nemmeno in quella loro ricerca, ma era sicuramente meglio così: non voleva dare noia all’uomo e preferiva essere più efficiente possibile vista la calura del primo pomeriggio.
Stavo pensando che forse, come buona alternativa alla resina, si potrebbe colare la cera: il risultato sarà sicuramente diverso, può adottare quello che preferisce insomma.
Non aveva mai provato nessuno dei due metodi in verità, ma era curiosa dei risultati. Probabilmente la resina avrebbe dato un aspetto come laccato alla ciliegia, rendendola più lucida e preziosa. La cera le era venuta per caso, era probabilmente più economica, non l’avrebbe esclusa del tutto, ecco. Aveva intanto trovato una coppia e una ciliegia singola. La coppia era vagamente più acerba rispetto a quelle trovate fino ad allora, la buccia sarebbe forse stata leggermente cangiante e trasparente, ma non ne era del tutto certa. La ciliegia singola invece era piena, particolarmente grossa, simile nei colori alla tripletta trovata chissà quanti minuti prima. Aveva perso il conto ma sicuramente superavano di poco la dozzina. Sarebbe stato meglio per la ragazza prenderne altre, anche se infine l’uomo non ne avrebbe scelte poi tante. O forse sì, chi poteva mai saperlo. Magari, Fedoryen avrebbe preferito ciliegie dai colori diversi da poter indossare a seconda del suo umore. Scure quando arrabbiato o triste, più acerbe quando aspro e nervoso, piene quando allegro. La Corva, in cuor suo, si augurava di no. Avrebbe altrimenti dovuto darsi veramente una mossa per reperire un totale di circa venti ciliegie.
Riprese a frugare come se stesse cercando le due falci mancanti per riuscire a pagare dalla borsa. Il fruscio si era fatto più intenso, ma il tocco della ramata restava delicato e prudente. Spostava col dorso le diramazioni delle braccia dell’albero, le quali si facevano sempre più fitte e sottili. Prese quindi un’altra coppia e altre due ciliegie singole: la prima, molto simile alle pseudo-amarene trovate in precedenza. Le due singole, al contrario, erano molto accese e forti, dalla texture perfettamente uniforme, l’unica differenza fra le due stava nelle dimensioni – o meglio, nella forma: una era infatti di forma meno tonda, ricordava invece – in maniera piuttosto vaga – un cuore.
view post Posted: 6/8/2020, 10:47 Cherry Picking - High Street
Il signor Fedoryen aveva posto a Cassandra diverse domande, alcune di esse particolarmente bizzarre, che la ragazza non si aspettava di certo di ricevere. Non si spiegava in particolare un aspetto di quella conversazione, o meglio, un aspetto di Fedoryen. Per quanto non lo conoscesse, Cassandra era sicura che il mago fosse un uomo colmo di esperienza e conoscenza, tanto da ottenere la cattedra per un lungo periodo. Allora perché all’uomo sarebbe dovuto interessare l’opinione di una giovane Corvonero come lei? La Hewer si morse entrambe le guance, confusa. Toccò quindi la rughetta che era andata a formarsi con perfetto tempismo al centro della fronte e – partendo da essa- stese pollice e indice nelle due opposte direzioni, nel tentativo di rilassare i muscoli coinvolti. Che fosse per una qualche intervista sotto copertura?
Se lo fosse stata a tutti gli effetti, la bronzo-blu si sarebbe preparata al meglio per poterla sostenere. Le sue risposte erano state quasi spontanee rispetto a certe frasi macchinose che fuoriuscivano di tanto in tanto dalla sua bocca. Probabilmente, in verità, era un bene che si fosse comportata così, ma sarebbe stato altrettanto buono dare – magari- delle risposte più pensate e sensate. Aveva comunque tutto il tempo per pensarci al meglio, avrebbe corretto la Hewer di qualche minuto prima una volta giunta ad una conclusione più interessante, la quale avrebbe sicuramente fatto piacere all’altro, il quale faceva fatica quanto lei a raccogliere ciliegie. Giusto, le ciliegie. Forse, la giovane bronzo-blu avrebbe fatto bene a concentrarsi prevalentemente su quelle: era passata una buona manciata di minuti, e lei non aveva ancora raccolto assolutamente nulla. Si era limitata a guardare diversi frutti di un rosso ormai intenso e maturo, scartandoli però tutti. Era forse lei ad essere eccessivamente selettiva? Nella sua mente, essere selettivi era sempre stato un bene, nonostante ciò portasse ad un qualcosa di negativo. Selettiva nelle amicizie, nel dare fiducia, nel dire la verità. Per Cassandra, dare tutto a tutti e prendere altrettanto rendeva qualsiasi aspetto della vita estremamente piatto e insipido. Se avesse preso tutte le ciliegie avvistate, la Hewer non sarebbe stata di alcun aiuto a Fedoryen, non si sarebbe minimamente guadagnato quei galeoni – e, in caso, quegli orecchini. Naturalmente, ciò non l’avrebbe giustificata dal non far niente per tutto il tempo. Puntò gli occhi su un ramo particolarmente colmo; se tutte quelle ciliegie erano ancora lassù, probabilmente erano meno mature rispetto alle altre. Il rosso era infatti un poco più acceso rispetto a quello delle altre. Passò la mano candida in quel punto, rigirando fra le dita alcune delle ciliegie per assicurarsi che non fossero beccate, mangiate o ammaccate. La delicatezza del gesto era impressionante, non tanto per le maniere della Corva, quanto per il suo timore – non era propriamente corretto definirlo così, ma sarebbe comunque andato contro il suo volere – di farne cadere altre inutilmente. Non voleva spogliare quell’albero per mano sua né voleva una sorta di marmellata sotto alla suola delle scarpe, per quanto il paio scelto fosse estremamente vecchio e trasandato.

Scarpe da tennis, in origine di un nero uniforme e opaco, col tempo ingrigito per via della polvere e della terra. I lacci, l’unica nota di bianco erano altrettanto grigi, più sfilacciati. Si era stupita di non averle ancora rotte, ma – in verità – negli ultimi tempi non le aveva mai portate. Riprese ad osservare le ciliegie, ancora nulla. Le ciliegie basse non le erano mai andate bene, nemmeno per essere mangiate, specialmente in quel periodo. Mise un piede su una sorta di nodo formatosi sulla corteccia e si fece forza col braccio opposto. Era salita di meno di mezzo metro, ma faceva decisamente la differenza. Si fece strada nel fogliame col braccio libero, mentre col petto rimaneva appoggiata al tronco dell’albero per cercare di ottenere una maggiore stabilità. Era sicura che, una volta allontanatasi dal fusto, la sua canotta nera sarebbe stata colma di frammenti di corteccia. Le succedeva sempre: al lago, mentre poggiava la schiena contro un albero per essere più comoda; da piccola, quando – come una piccola scimmia – decideva di arrampicarsi fra i rami per poi scimmiottare al padre in maniera quasi orgogliosa. Se avesse potuto, l’avrebbe fatto pure in quel momento. Non era però certa di riuscire di riuscire a farsi reggere da tutti i rami dell’albero, il quale non le pareva ancora così spesso. Si sarebbe limitata perciò a rimanere appigliata lì.
All’ombra le era inoltre più semplice pensare. Scelse un altro punto che le pareva particolarmente saturo di frutti e iniziò a rovistare avidamente.
Com’era potuto venire in mente all’uomo un incantesimo di Lievitazione dei dolci? Che ne avesse mai sentito il bisogno? La ragazza, come aveva risposto, amava fare i dolci aspettando i loro tempi, senza interferire in alcun modo. In verità, amava semplicemente i dolci, sotto qualsiasi punto di vista. E, per quanto fosse pigra, non provava alcuna soddisfazione nel vedere un dolce crescere con tanta immediatezza, avrebbe rovinato l’aspetto di “farli con le proprie mani”. Era da molto in realtà che lei ne preparava uno. Al Castello, chiaramente, non ne aveva modo, non c’erano di certo corsi di cucina… anche se, ora che ci pensava, non sarebbe stato male tenerne alcuni. Corsi di cucina per aspiranti aiutanti degli elfi domestici.
Non era mai stata alle cucine, non aveva minimamente idea di come fossero. Innegabile, aveva più volte desiderato di addentrarvici, più per mangiare che per cucinare… non che potesse lamentarsi, in verità. Al Castello, erano sempre stati serviti i piatti più svariati e in quantità abbondanti. In più, in quel periodo non aveva assolutamente fame, quindi l’idea, quel giorno, non le avrebbe nemmeno fatto tanta voglia. Nemmeno quella delle ciliegie, in verità, non come pietanza. Era però curioso provarle come orecchini. Fedoryen avrebbe però dovuto fare un buon lavoro con l’imbalsamazione dei frutti: non sarebbe stato affatto piacevole indossare degli orecchini in decomposizione. Dovevano mantenere la loro forma tonda e graziosa, nonché il loro colore vivace. In un certo senso, avrebbero dato alle prescelte l’opportunità di vivere ben più del previsto e del dovuto, il prezzo sarebbe stato pendere dai lobi di un dipendente di una delle scuole di Magia più prestigiose ed – eventualmente – di una studentessa qualsiasi, comunque non da rifiutare. In realtà, non era nemmeno certa che gli orecchini fossero per il professore. Per quel che ne sapeva, avrebbero potuto essere per la moglie, anche se – francamente – li trovava meglio adatti all’uomo, per lo stile e il carattere mostrati fino ad allora. Doveva ammetterlo, non aveva inquadrato bene il modo di vestire della signora Fedoryen, ma le era sempre sembrata una donna dall’aspetto decisamente più elegante. Non sarebbe riuscita bene ad inquadrarla con degli orecchini ricavati dalla frutta, al massimo con un paio ricavato da un qualche fiore. Avrebbe dovuto essere però un fiore particolare, non eccessivamente fragile e delicato – la donna non dava quell’idea.

Tornando alle ciliegie, la Corva stava continuando a cercare con molta attenzione. Quasi nulla l’aveva convinta fino ad allora: ne aveva staccato un paio ritenuto sufficiente, ma non spettacolare; probabilmente il mago meritava di meglio. I suoi occhi, ad un certo punto, brillarono di entusiasmo. Una tripletta di ciliegie intatte, di un rosso vivo. Non esitò a prenderle con estrema delicatezza. Scese con particolare premura da quella sorta di gradino in legno e si allontanò dall’ombra dell’albero per poterle osservare meglio. Innegabile, alla luce del sole facevano proprio la loro figura. Sorrise entusiasta e, inquadrando Fedoryen a poca distanza da lei, avvicinò le ciliegie al punto che – in linea d’aria – era all’altezza delle sue orecchie. Per la prospettiva, gli orecchini risultavano giganti, ma la Hewer era sicura che fossero perfetti sull’uomo.
-Adorabili…
Si lasciò scappare, mentre continuava ad immaginare gli orecchini indossati, il suo sorriso entusiasta si fece un poco imbarazzato e la bronzo-blu riprese a cercare. Avrebbe trovato di meglio? Non lo sapeva, ma avrebbe fatto di tutto per scoprirlo. Inoltre, se avesse trovato più ciliegie perfette, avrebbe avuto una maggiore probabilità di ottenere a sua volta un bel paio. L’egoismo della ragazza, nonostante i grandi progressi da parte della stessa, continuava a farsi sentire alle volte. Non era del tutto un male essere egoisti, almeno per lei. Non per niente, il contrario di egoista era “ Selfless” e lei non aveva alcuna intenzione di rimanere senza sé. La vita era la sua, non aveva motivo di trascurarsi. Si riaggrappò al punto di qualche istante prima, quella volta girandosi di schiena. Era più difficile cercare in quel punto, essendo che il sole audace del primo pomeriggio filtrava attraverso la chioma, in quel punto meno folta, colpendo a tratti i fragili occhi celesti della giovane. Per quel motivo, la Corvonero si ritrovò costretta a strizzarli un poco, ma non si diede per vinta – voleva assolutamente trovare altre ciliegie così belle, se non più. La mano rovistava un po’ alla cieca in quel punto. Di tanto in tanto, alla ragazza pareva di sentire qualche insetto sul dorso e sulle dita, ma nulla la smuoveva più di tanto. Non si impressionava in alcun modo nel sentire insetti sulla pelle, se questi si limitavano a camminare sulle braccia. Il vero problema si era presentato quando, una volta, aveva sentito una lieve pressione sul costato.

Inizialmente, pensava che si trattasse di una qualche briciola scivolata al di sotto della maglia indossata quel giorno, forse troppo pesante per il tempo di allora. La Corvonero non fu esattamente felice di trovare un grosso grillo sull’addome qualche istante dopo. Al solo pensiero, Cassandra rabbrividì. Per coerenza col suo rispetto della natura aveva fatto il possibile per mantenere la calma e lasciare che il grillo tornasse tranquillamente nel suo habitat, ma in cuor suo avrebbe preferito decisamente muovere istericamente la mano fino a scacciarlo.

Ancora a distanza di anni, non riusciva a capacitarsi di come l’esserino fosse finito lì. Scosse leggermente la testa, riprendendo a guardare con maggiore attenzione. Scostava le foglie di un bel verde, particolarmente d’aiuto in una simile giornata e – soprattutto – in un simile orario. Infatti, la studentessa avrebbe rimproverato all’uomo solo la scelta dell’orario per iniziare quel mestiere. Il sole era alto, lui stesso l’aveva precisato nel suo gufo. Forse, voleva assicurarsi di trovare ciliegie particolarmente brillanti. Un secondo grande sorriso, tutto all’improvviso. Finalmente, la Hewer aveva messo le mani su un nuovo paio particolarmente attraente: poco più piccole rispetto a quelle della precedente tripletta, il colore era invece estremamente simile. Se si fosse allontanata nuovamente dall’ombra, avrebbe probabilmente notato uno stesso effetto. Tuttavia, non lo fece. Con sua grande sorpresa, aveva notato che quel punto fosse colmo di ciliegie apparentemente “adatte”, le quali aspettavano semplicemente di essere osservate con maggiore attenzione ed eventualmente raccolte. Non avrebbe buttato quell’occasione, sarebbe scesa una volta ottenuto un numero sufficiente di ciliegie da poter fare una vera e propria selezione, magari chiedendo un parere al mago.
Si rivolse quindi al mago, giusto per portare avanti una breve chiacchiera evitando così di annoiarlo. Era forse stata troppo avventata nel rispondergli prima.
-Per quel che riguarda l’incantesimo di Lievitazione comunque…
Forse l’uomo non si aspettava in continuo, ma le ciliegie avevano ormai ispirato la giovane.
-La magia non arriva dove invece noi maghi riusciamo ad arrivare, non tanto in quanto maghi ma come esseri umani. Questo non la fa sentire estremamente potente e, al tempo stesso, responsabile? La corretta riuscita di un dolce non è forse il più elevato degli esempi, ma comunque dipende dalle nostre mani e non dalla nostra bravura nel castare incantesimi. C’è anche un’enorme differenza fra, ad esempio, far ridere qualcuno con un Rictusempra e farlo ridere per proprio talento, penso che il secondo sia comunque estremamente più disarmante…
Continuava a cercare, benché gli occhi fossero puntati in qualche modo in direzione dell’altro, cercando il suo volto per quanto fosse possibile mentre entrambi svolgevano il loro compito di ricercatori di ciliegie.
-Quindi, oltre a farci vedere il bello, forse la magia ci priva della comodità per ricordarci delle nostre capacità e della nostra potenza a prescindere dal nostro potenziale magico. Chissà…
Gli sorrise, benché non fosse sicura di essere vista dall’uomo.
-La magia è probabilmente più intelligente di quanto si pensi, non è solo un qualcosa che esiste.
view post Posted: 5/8/2020, 22:21 C'era una volta, sulle rive del Lago Nero, una ranocchietta... - Campo di Quidditch
Cassandra posò per qualche istante lo sguardo sulla mano candida della bionda. Visto il frastuono del momento, dovuto prevalentemente agli esiti della partita, sarebbe stato impossibile per le due interagire – non che la Corva avesse fretta di farlo. Risalì per il braccio, spoglio fino alla manica bianca della maglietta. Poco più in alto, un volto luminoso del quale si mossero solo le labbra, intente a maledire due bambocci troppo distratti per i gusti dell’altra. Assistendo alla scena, la Hewer non poté fare a meno di ridacchiare, nascondendo quindi le labbra all’interno della bocca. L’attenzione della giovane sconosciuta sembrò spostarsi poco più in là, verso il gruppetto di spillati che aveva identificato poco prima… e - Skyle.
Sussurrò, quasi si fosse scordata di tenere quel pensiero per sé. La Tassorosso – protagonista della partita, se non fosse stato per il cercatore – si era recata sugli spalti per ringraziare la tifoseria. Cassandra sentì il suo nome uscire dalle labbra della Prefetta. In un primo momento, restò immobile a fissarla: i muscoli quasi tristemente rilassati, gli occhi fermi, di una rassegnata pacatezza. Abbozzò poi un sorriso, come per risponderle. Non avrebbe aggiunto altro, se non un cenno di mano. Scosse un poco la testa e riprese ad occuparsi dell’altra bionda, la quale aveva fatto lo stesso. Sorrise al suo commento, aspettando un istante prima di realizzare che la Serpe, ormai era certa che fosse lei, fosse a sua volta un membro della squadra di Quidditch verde-argento. Non che fosse una deduzione di estremo acume, la sua. L’aveva realizzato in un secondo momento solo per la sua incapacità di ricordare la giovane fra i giocatori dell’amichevole di quel giorno - almeno, non fra i titolari. “Sarà scarsa.” Pensò fra sé e sé, lasciando inevitabilmente alzare gli angoli della bocca in un ghigno altezzoso; ghigno che non aveva il diritto di fare, viste le sue capacità discutibili.
- Battitrice pure tu, quindi. Si limitò a dire in un primo momento, non riuscendo a scacciare quella smorfia. Lei e la verde-argento non avevano mai iniziato correttamente. Non solo quel giorno, bensì anche al lago, quando Evander aveva bellamente ignorato la proprietaria della ranocchia e Cass non aveva fatto nulla per rimediare. Tanto si era persa ripensando a quell’episodio che quasi si era dimenticata di prendere in considerazione la restante metà del discorso della Serpe.
- Ho notato, sì. ridacchiò Tu… Realizzò di non sapere - o di non ricordare – il suo nome. Lasciò la frase in sospeso per un istante, per poi rassegnarsi all’idea di non poterne inventare uno sul momento. Hai mai fatto anche tu quella fine? Si morse la guancia per non scivolare nell’ennesima smorfia.
Aspettò quindi notizie su Evander, notizie che non arrivarono. Il viso chiaro di Cassandra assunse dei colori ancora meno vivaci alla risposta della Serpeverde. Stirò le sopracciglia di qualche millimetro per poi, invece, avvicinarle. Non fece alcun commento a riguardo, si limitò a continuare a fissare la ragazza, mentre questa proseguiva. Un altro cambio di tinta, quella volta andò sul roseo, poi sul rosso. Le sue guance non sentivano quel calore da qualche tempo e la Corva non sapeva se esserne contenta o meno. Stavano insieme? Erano stati reciproci accompagnatori al matrimonio, ancora prima erano usciti assieme… avrebbe dovuto rispondere di sì? Probabilmente. Ma quale ragazza non era a conoscenza dello stato del proprio ragazzo? Per quel che ne sapeva la Hewer in quel momento, il carissimo Evander sarebbe potuto essere bello che andato. Espirò, buttando un’aria pesante dalle narici.

- Diciamo che, in quanto tale, forse dovrei preoccuparmi di più quando “Evan” pronunciò in maniera strana quel nomignolo attribuito al Serpeverde dalla sua Concasata qualche momento prima viene preso in pieno da una palla di ferro e per poco non si ammazza. Lo terrò a mente. Fece infine sarcasticamente, nel tentativo di scacciare il malumore dovuto a quella non-notizia sul suo conto. Il suo sorriso si fece più sincero nel vedere quello dell’altra in risposta alla sua battuta su Lewis.
- Non ti preoccupare, sono certa che avrai modo di sfracellarti pure tu. Ridacchiò divertita. Era però curiosa di sapere chi fosse Lewis Timberwolf per la biondina. Assunse un’aria accigliata a quel “disponibile”. Che aggettivo di merda sarebbe disponibile? Per descrivere Lewis, tra l’altro. Disponibile sarebbe probabilmente stato l’aggettivo utilizzato dalla Hewer per descrivere qualcuno pur non trovando nulla di gradevole da dire. Lasciò passare, continuando a guardare i lineamenti della verde-argento.
- Sì, io e Lewis eravamo molto… intimi… prima che arrivasse Evander…

Forzò un sorriso imbarazzato mentre si mordeva il labbro. Restò in silenzio per qualche istante, le sue iridi celesti erano scivolate lungo la silhouette della ragazza e stavano ora guardando ai suoi piedi. Lo sguardo si rialzò improvvisamente e la Hewer scoppiò in una risata fragorosa, la quale sfumò pian piano nel giro di diversi istanti. La Corvonero fece quindi spallucce, avvicinando la testa ad una delle due.
-Non lo conoscevo neanche, allora e non è proprio il mio tipo. Comunque, sì, siamo amici. Sta al gioco, non è malaccio… non sapevo che desse lezioni private alle studentesse, ma, insomma, a me piacciono le sorprese.
Sfoggiò fieramente un sorriso ebete, il quale lasciava scoperti forse più denti del dovuto. Si alzò quindi in piedi e, strizzando gli occhi, si avvicinò alla ragazza di una buona manciata di centimetri. L’altra era un poco più alta di lei, per una volta la Hewer avrebbe potuto guardare qualcuno negli occhi senza dover compiere strani movimenti con mento e collo. Dopo aver scrutato le iridi dipinte come se fossero un cielo triste, la Corva riprese le distanze e rivolse un’occhiata inconsuetamente gentile alla battitrice.
- Comunque, perdonami per quella volta. Era sicura di non dover precisare nulla In qualche modo riuscirò a farmi perdonare, credo.
Quel fare gentile non era altro che una premessa per introdurre una domanda del tutto fuori contesto, la quale altrimenti sarebbe risultata forse scema una volta uscita dalla bocca della Hewer.
-A proposito, prenderò appunti da questa risposta per capire come farmi perdonare: qual è la cosa che desideri maggiormente in questo momento? Non pensarci troppo, preferisco che sia spontanea.
Precisò poi, mentre stringeva con una mano un angolo della gonna, stropicciandolo appena.

Edited by Cassandra Hewer - 6/8/2020, 00:42
view post Posted: 5/8/2020, 13:05 Cherry Picking - High Street
Da diverso tempo, Cassandra Hewer non metteva piede al di fuori dei territori del Castello. In verità, la Corvonero non avrebbe avuto effettivamente nessun motivo valido per farlo: alcuna spesa urgente e le spese condotte dal vizio venivano soffocate dalla pigrizia della ragazza alimentata dalla calura estiva. In un modo o nell’altro – insomma- la giovane trovava una scusa da rifilare a sé stessa durante una qualche autocritica in quelle sere d’estate. Chiaramente, la pigrizia non era il suo difetto più gravoso, ma – a differenza di molti – risultava una costante in grado di influenzare gran parte delle scelte della Hewer.
Tuttavia, quel sabato Cassandra avrebbe potuto forse evitare di rimproverare ciò. Si era proposta qualche tempo prima per un in carico per conto del Signor Fedoryen. Benché non lo conoscesse, la bronzo-blu aveva subito preso in simpatia l’uomo per via del suo fare alquanto stravagante, del quale si sentiva la presenza anche semplicemente lasciando scivolare gli occhi tra le righe del gufo scritto dalla sua mano. Inutile dirlo, ma alla giovane era scivolato più di una volta un sorriso piuttosto ebete nel leggere quelle righe non troppo formali, almeno rispetto al ruolo che l’uomo aveva ricoperto fino ad allora all’intero del Castello. Ciò non aveva fatto altro che incrementare il desiderio di Cassandra di rimboccarsi le maniche e aiutare il mago in quel bizzarro compito, aspettando il Sabato quasi con ansia.
Si era quindi svegliata piuttosto presto, benché l’appuntamento fosse dopo mezzogiorno; mossa inutile, essendo che la ragazza non mostrò alcun segno di attività o produttività fino a circa le dieci del mattino, quando iniziò effettivamente a prepararsi per compiere quell’impresa. Avrebbe rinunciato all’opportunità di indossare una delle sue tanto amate gonne, ammettendone la poca praticità per un compito simile. Si rassegnò quindi ad indossare l’unico vero paio di pantaloni portato con sé, abbinandoci – per dire, non che si fosse impegnata molto nell’effettuare quella scelta- una canotta sportiva nera, tristemente anonima. Cassandra stessa non si sarebbe riconosciuta, ma – fortunatamente – Fedoryen non la conosceva affatto… sarebbe bastato dire la parola giusta al momento giusto. Si incamminò quindi con un certo anticipo e, forse anche per quello, si concesse un’andatura particolarmente lenta, evitando così di arrivare stanca ancor prima d’iniziare. Non sapeva bene quando arrivare di preciso, nulla era stato specificato così dettagliatamente in quel gufo. Tuttavia, una volta giunta a destinazione, sapeva di essere in perfetto orario. Era infatti sicura che quell’uomo in jeans e salopette fosse lui, o un pazzo che si dilettava a salutare studentesse sconosciute. No, doveva essere lui. Il trillio eccentrico delle campanelle sui suoi abiti avevano fatto stirare le labbra di Cassandra da un angolo del volto all’altro, nel tentativo di contenere un sorriso divertito per non risultare scortese. Aveva risposto al saluto con un cenno di capo più formale e contenuto. Mascherò un sospiro di sollievo, limitandosi a buttare l’aria dalle narici in maniera più pesante al sentire il nome desiderato. Non c’erano più dubbi: era lui. Avrebbe in realtà potuto riconoscerlo dal saluto un po’ goffo. Lo guardò negli occhi – o meglio, nelle lenti scure degli occhiali tondi. Gli sorrise in maniera più cordiale, prima di presentarsi a sua volta.

- Buongiorno a lei, io sono Cassandra Hewer come può immaginare.

Sapeva che non sarebbe bastato. Fedoryen aspettava qualcosa da lei, lo aveva specificato. Tuttavia, la Hewer pensò che fosse bene aspettare la sua specifica richiesta, la quale non si fece aspettare molto. L’uomo bisbigliava, come se fosse effettivamente un discorso segreto. Ironico come l’altro non si fosse apparentemente fatto altrettanti problemi per l’imminente furto di ciliegie, nel quale Cassandra non riusciva a distinguere o meno la presenza di ironia. Non si fece troppi iniziali problemi e si limitò ad accontentare il mago. Si avvicinò un poco, in modo tale da essere sentita bene solo dal diretto interessato, e bisbigliò sorridente.- Uhm, certo… Cincillà.
Il tono si era abbassato ulteriormente al pronunciare di quell’ultima parola. Quindi si allontanò della stessa distanza della quale si era avvicinata, tornando alla sua posizione iniziale. Vide invece l’altro sedersi su un muretto e osservare un giardino che, chiaramente, non era il suo – o meglio, se lo fosse stato, sarebbe stato inconsueto da parte sua non accedervi regolarmente. Spalancò un po’ gli occhi, inizialmente confusa, per poi raggiungere Fedoryen in modo tale da poter osservare qualsiasi cosa egli stesse fissando. Notò quindi i ciliegi avvistati dal primo, colmi di frutti maturi dai colori accesi. Alcuni si trovavano a terra, ceduti al vento, alla pioggia, a qualche uccello o al loro stesso peso. Cassandra si girò verso l’uomo, in maniera non tanto ovvia da poter risultare scortese.
- Di solito, le ciliegie migliori non sono quelle più semplici. Visto che siamo qui, tanto vale prendere quelle.
Disse ridacchiando, mantenendo un tono basso. Che fosse una prova per testare la correttezza della ragazza? La Hewer sperava di no, altrimenti avrebbe fallito miseramente. Si lasciò condizionare dalla sua finta ingenuità, giustificandosi quindi pensando che l’uomo si fosse in qualche modo messo d’accordo col proprietario degli alberi, che quel “rubare” fosse un’esagerazione. Sentì il signor Fedoryen ricordarle l’obbiettivo e annuì, arrossendo un poco all’idea di avere anche lei degli orecchini-ciliegia per sé. Aveva sempre trovato le ciliegie estremamente affascinanti, così come i loro fiori. Sentì l’altro prendere parola nuovamente. Si morse lievemente il labbro inferiore sentendo quelle domande, pensierosa. Non erano certamente domande da prosi con tanta facilità, ma forse avrebbero aiutato i due a scegliere le ciliegie. Si prese qualche istante di silenzio, nel quale pensò un poco a cosa dire. Non era un ragazzino da prendere in giro, lui. Forse non aveva delle aspettative, ma lei sì. Da sé stessa, chiaramente.
- Probabilmente non riuscirò mai a rispondere come vorrei, ma penso sia pure inutile cercare di farlo. Una cosa che ho sempre amato è che noi siamo molto allo stesso tempo. Non siamo solo esseri viventi, siamo due maghi, due amanti delle ciliegie, ma non basta. Siamo anche estremamente mutevoli: ora, ad esempio, siamo due complici, ma – al tempo stesso – io e lei siamo due sconosciuti, benché io conosca il suo ruolo e lei il mio. E ciò che siamo può nascere e morire, in anni o in secondi, senza che lo scegliamo alle volte. Amo una parola che penso e uso spesso. Mi piace pensare che tutto sia imprevedibile, per quanto si possa cercare di programmare il minimo dettaglio. Quindi noi siamo un intreccio di fatti imprevedibili. Anche la nostra origine lo è… o meglio, la vera origine lo è. Il resto è relativo.
Prese fiato, mentre – rimanendo in equilibrio sul muretto – si avvicinava ad un albero.
- Io vengo da lì dove mi trovavo prima, ma vengo anche dal Castello, da Brighton… ma probabilmente, risalendo ai miei avi e ancor prima, arriviamo magari da un posto che non esiste più. Magari questa teoria che c’è ora verrà smentita e sostituita da altre, ma penso che quando – e se – si giungerà ad una verità certa sulle nostre origini, sia io che lei avremo già sfamato qualche batterio da parecchio tempo.
Fece spallucce, pacatamente rassegnata a quell’idea che in verità non la spaventava poi tanto, forse perché la vedeva lontana più che per effettivo coraggio da parte sua. Sia lei che Feodryen erano giovani, anche se all’altro non avrebbe saputo attribuire con precisione un’età. Osservava le ciliegie: inutile dirlo, ma in quel periodo molte erano già mangiate, colpevoli di essere troppo belle per non essere beccate dai famelici uccelli. Scese a sua volta dal muretto per cercare da un’altra posizione. Arricciò il naso poco soddisfatta da quella visione e, mentre ne osservava altre con una certa attenzione, pensò alla terza domanda dell’uomo, totalmente sconnessa dalle precedenti.
- Su questo mi vede piuttosto impreparata, devo ammetterlo. Più che altro, a me non dispiace affatto il gusto del coriandolo. Però
Sorrise, ricordando Petra Hewer disgustata dalla pianta.
- mia madre le darebbe ragione… ad ogni modo, se vuole una risposta noiosa le dirò che mi pare di aver letto su una qualche rivista che si tratti di semplice genetica della pianta. Tuttavia, non credo sia casuale, altrimenti non sarebbe giunto fino a noi. Di solito le cose sgradevoli sono fatte per non essere mangiate, forse il coriandolo era in origine parente di una qualche pianta velenosa. Oppure il suo gusto è simbolico ed, essendo che non possiamo mangiare il sapone per pulirci mangiamo quello.
Cassandra non si era mai posta una domanda simile e, doveva ammetterlo, la trovava alquanto curiosa. Aveva sempre pensato ai più svariati ed improbabili aspetti della vita, anche solo in maniera estremamente superficiale e leggera, ma sapeva di poter sempre andare più un là. Fedoryen la stava facendo andare più in là – utilizzava una via insolita ma sorprendentemente gradita dalla Corvonero.
- Un incantesimo di Lievitazione dovrebbe essere più utile di uno di Levitazione, secondo lei?
Ridacchiò la ragazza pungente, continuando a cercare. Gli occhi vedevano verde e rosso, ma mai brillavano particolarmente colpiti.
- Io amo la magia e amo i suoi aspetti più pratici. Non so quanto resisterei senza incantesimi, ora che ormai sono abituata da parecchi anni a conviverci. Eppure
Inspirò profondamente e fece quasi rumore quando buttò l’aria, ormai pesante, fuori dalle narici. Si girò un attimo nella sua direzione, per poi riprendere a concentrarsi. Non aveva ancora preso nulla dall’albero, nulla le piaceva tanto, nulla era l’ideale in quel momento. - Eppure, spesso essere circondata dalla semplicità non mi dispiace affatto. Prendendo in considerazione i dolci da far lievitare… mi piace vederli crescere lentamente, mentre cambiano di consistenza e di aspetto, in parte. Con un incantesimo di lievitazione, probabilmente il tutto sarebbe più immediato e, per quanto comodo, risulterebbe estremamente più noioso a lungo termine. Non saremmo più abituati a vedere la bellezza del tempo. Non trovo invece nessun interesse nel sollevare manualmente qualcosa anziché farlo grazie alla magia. Non vi riesco a definire alcuna forma di bellezza. Forse, anche la magia ha fatto questo mio pensiero. Ma nulla è certo.
Aspettò un poco, prima di scuotere la testa.
- Scusi se le mie risposte sembrano sciocche.
In parte mentiva, non le interessava molto del giudizio dell’uomo… o meglio, le sarebbe interessata maggiormente una risposta dell’altro alle sue stesse domande. Lei, in verità, trovava le sue stesse risposte almeno pensate, non si sarebbe disturbata ad aprire bocca, altrimenti.
- Per quel che riguarda l’imbalsamazione di ciliegie, non saprei. Ed è un grave errore non saperlo, essendo che probabilmente è la domanda la quale ha più urgenza di ottenere una risposta. Sbuffò, mordendosi le guance. - Alcuni le mettono nello zucchero per tenerle buone, ma non è questo il nostro scopo. Forse, però, potremmo utilizzarlo come passaggio temporaneo: farle aspettare nello zucchero prima di prepararle a tutti gli effetti. Proporrei di… uhm… sì, forse potremmo ricoprirle di un sottile strato di resina, o un qualcosa di simile. Certo, col termine imbalsamare non possono non venirmi in mente gli Egizi, ma non so quanto sia fattibile visto il tempo a nostra disposizione. Invece, scusi se mi permetto, potrebbe rispondere lei ad una domanda?
Se avesse ottenuto il consenso da parte del suo interlocutore, avrebbe proseguito.
- Non sarebbe meglio guardare i rami che sporgono fuori da… qui?
Non era nemmeno sicura che ce ne fossero, ma non era impossibile controllare, avrebbe volentieri fatto un tentativo.
view post Posted: 2/8/2020, 17:38 Spalti tifosi di Tassorosso - Campo di Quidditch
Quasi sussultò nel sentire un'improvvisa voce femminile vicina a lei. Ironico come fatto, essendo che il baccano in quell'ovale persisteva da diversi minuti per via dell'amichevole, ormai. Semplicemente, nulla di quella confusione era rivolta a lei, non fino ad allora. Girò per un istante solo le iridi celesti, per poi accompagnare col mento e col resto del volto. Le pareva di riconoscere quella ragazza. Non era particolarmente strana come cosa, trattandosi comunque di una compagna di scuola. Era sicura di aver già inquadrato quel volto e quella chioma luminosa. Le sopracciglia sottili della Corva si avvicinarono un poco, laHewer non cercò minimamente di nascondere il gesto col quale squadrò l'altra, cercava solo - ma disperatamente - di capire chi la bionda fosse.
Il lago.
Le sopracciglia si allontanarono quanto possibile dagli occhi della bronzo-blu e un sorrisetto malizioso accolse finalmente la circa-conoscente. Era quindi la concasata di Evander di quel giorno, la rana. - Mi pare che a lui piacciano anche troppo. Disse inizialmente, riferendosi alla partita avvenuta circa un mese prima. Da allora, non aveva avuto troppe notizie del verde-argento. Siu morse un labbro con fare quasi timido. - Sai nulla di lui? Spostò lo sguardo verso la partita, distraendosi per qualche tempo. Si poteva dire che si fosse allontanata sia dalla conversazione con la ragazza che dal pensiero di Evander. Era stata così dura da non scrivergli nemmeno. Scosse la testa e riprese a guardare la circa anonima interlocutrice. - Comunque sì, conosco Lewis... gli voglio bene, ma sembra che anche i bolidi glene vogliano. Fece spallucce, sorridendo all'altra. Quasi non seguiva più la partita. Era brutto da dire, era uno dei momenti di maggiore tensione, ma la Corvonero era concentrata sulla ragazza che si era avvicinata. Sbatté forte le palpebre quando sentì l'annuncio dell'arbitro. Avevano vinto. Riniziò per l'ennesima volta ad applaudire, osservando ancora l'altra. - Tu come lo conosci? Avrebbe potuto tornare al castello, ma stare ancora un po' lì non l'avrebbe di certo uccisa. La gonna oliva non era poi tanto pesante e le maniche della camicia potevano essere arrotolate. Se l'altra avesse voluto, Cassandra si sarebbe fermata un poco.
view post Posted: 2/8/2020, 17:06 Spalti tifosi di Tassorosso - Campo di Quidditch
La Corvonero percepì un forte calore al petto - stranamente percepibile nonostante l'efffettivo calore di quel giorno quando vide la pluffa superare tranquillamente il portiere ed entrare in uno degli anelli. Il Vice-preside dichiarò un venti a zero per i Tassorosso. C'era ancora molto tempo, ma la bronzo-blu era sempre più fiduciosa nei confronti della squadra. Le mani della corva collidono e si allontanao rapidamente, mentre questa saltella in maniera infantile sul posto. L'azione entusiasta viene subiuto frenata dall'insoistenibile calore, che costringe Cassandra a fermarsi, usando la cda ramata per arieggiare il collo in un gesto goffo ed improvvisatop. Nel frattempo, i raggi del sole sembrano scontrarsi contro una sorta di piccola sfera che emana un bagliore dal centro del campo. Che fosse il boccino? Domanda posta probabilmente dai due cercatori, che subito scattano per identificare meglio il bagliore. La cercatrice rosso-oro ebbe un iniziale lieve vantaggio sulkl'avversario, nonostante un... qualsiasi cosa fosse... fosse stato lanciato nella sua direzione. Cassandra li segue con sguardo attento, quando qualcosa le fa impovvisamente alzare la testa: un secondo caduto. Un Grifondoro, lo stesso che poco prima se l'era cavata. Lewis avrebbe avuto compagnia in infermeria quel giorno, non che fosse rara come cosa. La Hewer sentì qualche commento sulla botta ricevta da quello che doveva chiamarsi...Julius? Se non errava, Julius era il fratello di Nathan. Non era troppo importante in quel momento. Cassandra non sapeva bene dove guardare: i due cercatori si allungavano il più possibile per arrivare alla rapida sfera alata, mentre Skyle tentava un terzo tiro. Un applauso fu il tentativo di incitare entrambe le azioni. - Forza Tassi! Seguì quindi, le mani a megafono per permettere alla voce della Corva di tagliarsi uno spazio in quel baccano. La pluffa sembrò scendere lentamente, avvicinandosi al terreno. Il boccino invece era sempre meno distante dai due contendenti, ma da chi dei due in particolare?
view post Posted: 2/8/2020, 16:00 Spalti tifosi di Tassorosso - Campo di Quidditch
Presa di palla dei Tassorosso. Le labbra a bocciolo della Corvonero sbocciarono improvvisamente in un sorriso particolarmente energico, nonostante quello fosse un semplice inizio, inizio che non avrebbe portato a nulla senza un buon gioco. L'ottimismo di Cassandra avrebbe però messo da parte quel pensiero. Dall'altra parte, però, la bronzo-blu non poteva non vedere un bolide, il quale aveva subito deciso di attivarsi per dirigersi minaccioso verso quella che sembrava proprio essere Skyle. La giocatrice se n'era resa conto e aveva prontamente dato ordini a Lewis. Sembrava che il battitore se ne fosse già accorto, dirigendosi quindi incontro al suo destino, che sarebbe potuto essere glorioso o steso su un lettino dell'Infermeria, come era avvenuto qualche settimana prima. La bronzo-blu strinse i pugni al petto, stringendo anche i denti quasi per donare un aspetto più duro al suo volto spesso delicato. Non ad inizio partita, almeno. Pensò, quasi minacciando i giocatori nel raggio dell'indomabile sfera. Con la coda dell'occhio aveva notato una sagoma a lei nota, benché non la potesse definire familiare. Squadrò per un istante il lungo paio di jeans, riprendendo ad osservare il gioco solo dopo essere passata per le sue gambe, in parte scoperte per via della media lunghezza della gonna indossata. Non riusciva a capire come l'altro riuscisse a sopportare il caldo così, per non parlare dei giocatori, probabilmente madidi di sudore al di sotto delle divise. Rialzare lo sguardo non fu forse un bene. Vide Lewis cadere dalla scopa ed essere fermato appena in tempo prima di spiaccicarsi al suolo. Un sussulto iniziale lasciò subito spazio ad un sorrisino, che in parte soffocava anche il pensiero che il rosso si fosse fatto seriamente del male. Era durato meno della partita precedente, un pensiero ironico e leggero. La partita intanto continuava. Cassandra non doveva lasciarsi distrarre dall'avvenimento. Si sentì una voce maschile poco distante da lei incitare Skyle. Il gioco non era tanto rapido, bisognava aspettarselo visto l'insostenibile caldo. Un altro bolide si avvicinava, quella volta ad un membro della squadra rosso-oro, il quale pareva piuttosto stanco nonostante la partita fosse appena iniziata. Venne colpito, era quasi inevitabile, ma ebbe il vigore di rimanere a cavallo della scopa. L'espressione sul volto chiaro di lei si fece sorpresa, non aveva mai assistito ad una scena simile- non che seguisse molto il quidditch. Gli rivolse un sorriso incoraggiante, benché quello fosse un giocatore della squadra avversaria. I Grifoni erano già pochi, non sarebbe stato divertente vederli cadere ad inizio partita. Il gioco proseguiva e i tassi si avvicinavano alle porte. Per un attimo, il respiro rimase sospeso mentre la pluffa veniva lanciata con forza verso uno degli anelli. Un fragoroso battito di mani esplose ai primi punti segnati durante quella partita. Malgrado le mani piccole, il suono emesso dalla ragazza era ben udibile. Intanto, gli spalti si affollavano, in particolar modo quello di Tassorosso. Nessuno col quale Cassandra avesse particolare confidenza. Un'ulteriore presa di palla dei Tassorosso, l'intera squadra di Grifonodoro risultava piuttosto scocciata. - Forza Skyle! La Corva si sentì di incoraggiare la ragazza, che non si trovava tanto distante dalla porta. Non parlavano da un po', le due, ma ciò non le avrebbe impedito di supportarla.
view post Posted: 2/8/2020, 14:04 Spalti tifosi di Tassorosso - Campo di Quidditch
Un forte peso sulle gambe aveva portato Cassandra a trascinarsi con andatura lenta fino agli spalti giallo-neri. I capelli disordinatamente raccolti in una sorta di coda per evitare che aderissero alla pelle per via della calura estiva – non una delle immagini migliori, ma la Corvonero sapeva benissimo che non avrebbe potuto farci nulla se non adattarsi. O meglio, avrebbe potuto rimanere all’interno delle fredde mura del Castello per rifugiarsi dalle elevate temperature, ma - in un certo senso - la ragazza si sentiva in colpa coi Tassorosso per aver tifato contro di loro nella partita precedente. Certo, non risultava particolarmente entusiasta all’idea di tifare per lo stesso essere che aveva avuto l’audacia di esultare dopo aver abbattuto Evander – al solo pensiero arricciava naso e bocca, quasi infastidita- ma era invece contenta di poter vedere Skyle e Lewis in azione, anche se, in cuor suo, sperava di assistere nuovamente ad un Lewis volante per il semplice gusto di farsi una non-tanto-sana risata.
Era arrivata piuttosto presto, tant’è che non aveva ancora individuato nessuno di sua conoscenza fra gli spalti. Sorrise pacatamente, contenta di poter scegliere dove disporsi per evitare studenti sudaticci e maleodoranti. Cercò quindi di avvicinarsi il più possibile al vero e proprio campo, alquanto difficile da definire, essendo sospeso, sistemando di tanto in tanto l’improvvisata acconciatura con entrambe le mani, scostando le poche ciocche sbadatamente escluse dietro le orecchie. Rimpiangeva di non aver portato nulla per proteggersi dal violento sole, ma non aveva alcuna intenzione di tornare al dormitorio nel tentativo di recuperare qualcosa – essendo inoltre sicura che avrebbe condotto una ricerca vana, conoscendo i capi di cui disponeva. Inspirò profondamente, cercando di concentrare la totalità della sua attenzione sul campo, il quale avrebbe presto ospitato la partita.
La bronzo-blu spostava ripetutamente le iridi azzurre da una zona all'altra dell'area circostante, alla ricerca di qualcosa di una valore tale da non far spostare l'azzurro per una buona manciata di secondi. Noia, noia, noia. Non amava quel sentimento e, anzi, lo considerava il suo peggior nemico. Sperava solo di iniziare, un desiderio quasi ansiogeno, non ci poteva fare nulla.
Ecco finalmente il suono improvviso, benché aspettato. Un fischio deciso, quello di chi è abituato ad emettere ormai quel suono. La postura di Cassandra si fece involontariamente più dritta, il mento si alzò un poco per osservare ciò che presto sarebbe avvenuto. Nonostante l'espressione quasi quasi dura, smorzata solo da un sorriso accennato, la ragazza era entusiasta. Si sentì quindi il Vice-Preside commentare qualcosa a proposito della stanchezza, dell'ammazzarsi... Cassandra non aveva sentito bene. Guardò le due formazioni, cercando di riconoscere l'identità dei giocatori. Mancava la presa della pluffa, ma la Corva era già dentro al gioco.

Edited by Cassandra Hewer - 2/8/2020, 15:18
view post Posted: 21/7/2020, 21:00 La terza onda - Lago Nero
Osservò i movimenti del ragazzo dai suoi stessi occhi. Se per un attimo a Cassandra parve di essere stata raggiunta da questo, in un secondo momento realizzò di essere invece stata sorpassata, o meglio, oltrepassata. Non si voltò a guardare i movimenti del ragazzo, ne aveva sentito solo qualche passo portare il corpo del mago oltre alla figlia di Priscilla di qualche metro, anche se non avrebbe precisamente dire quanto basandosi semplicemente sui passi contati. Non sentì nulla per diverso tempo, nulla di tanto vicino. Quel relativo silenzio venne interrotto da un suono sordo e tranquillo al tempo stesso. Cassandra decise quindi di girarsi, il ragazzo non era tanto vicino a lei. Poco più in là, delle onde concentriche si espandevano diminuendo man mano d'intensità più il loro diametro cresceva, dunque sparivano. La Corvonero scosse la testa, ma non disse nulla inizialmente: l'avrebbe rimproverato in un secondo momento, avrebbe prima sentito ciò che aveva da dire. E ne era sicure: il ragazzo aveva qualcosa da dire. Aveva aperto bocca una prima volta, introducendo la sua ormai prossima risposta. Non aveva spostato lo sguardo dalle onde concentriche. Le mani di lui si spostarono, infilandosi nelle sue tasche; nessun altro accenno di movimento, per il resto. La Hewer fece un sospiro un poco più trattenuto ed intenso, come per prepararsi a sentire Alex. Questo proseguivo, lei avvicinava e allontanava il mento al petto, come per invitarlo proseguire, benché questo non la potesse vedere, essendo lui girato. Naturalmente, poteva desiderare ciò che voleva in tale ipotetica scena, ma per Cassandra sarebbe risultato strano desiderare una cosa sapendo di non meritarla. Era un pensiero che non aveva mai attraversato il suo cranio nascosto dalla chioma ramata, aveva sempre ritenuto di meritare quanto guadagnato. E non si riferiva al denaro - quello era dei suoi genitori e lei non poteva farci molto, se non ringraziarli. Si riferiva ad esempio alle persone che finalmente era riuscita - in qualche modo - a conquistare. Sapeva di essersi impegnata, senza limitarsi a sfottere o a guardare con aria di sufficienza il prossimo. Si poteva dire che il suo sforzo fosse stato quello di ingentilirsi. Probabilmente, vedendola negli ultimi tempi, si sarebbe potuto descrivere quel personaggio come il tipo di ragazza che tenta di accontentare tutti in qualche modo. Era così? No, decisamente no. Aveva semplicemente evitato di essere, come al solito, una stronza totale, non tanto per renderli felici. I motivi variavano a seconda del co-protagonista di quelle scene provate al castello, ma nessuno sarebbe stato simile a quello citato inizialmente. Ad ogni modo, la Hewer tornò a concentrarsi sull'altro.
- Chiaramente... lasciò scivolare, senza concludere nulla. Qualche istante di silenzio nel quale la bronzo-blu si morse il labbro nell'attesa di mollarlo quando avrebbe trovato le parole. Un'espressione per l'ennesima volta pensosa, che dipinta sul suo volto poteva sempre lasciarsi interpretare come vagamente confusa. - Non saprei, se fossi un personaggio così banale il mio co-protagonista mi eclisserebbe e poi... si annoierebbe, credo. Io mi annoierei, con un personaggio piatto.
Fortunatamente, i "personaggi" conosciuti da lei non lo erano affatto. Per questo tutti, alcuni più di altri, la rendevano tanto felice, le facevano quasi dimenticare di fingere e nascondere e nascondersi. Era soddisfatta.
- Comunque sia, spero che trovi ciò che desideri gli sorrise, a prescindere dal fatto che lui la potesse vedere o meno. La smorfia stampata non era più tanto dolce o giocosa, in un'inquietante pacatezza si celava una punta di una sensazione che nemmeno lei avrebbe saputo descrivere bene. e spero per questa persona che pure tu sia alla sua altezza. Ridacchiò, quasi come volesse prenderlo in giro maliziosamente. Fece qualche passo indietro, riavvicinandosi alla roccia sulla quale l'altro si trovava prima. Lo squadrò, ricordando un punto importante. - Fossi in te mi allontanerei da là. Gli abitanti del lago sono imprevedibili si prese una pausa nella quale fermò una risatina sulla fessura della bocca e non amano i sassi in testa. Anche se non sono una spillata non amo comportamenti simili. Fece spallucce, assumendo un'aria vagamente più seria.
Chiuse gli occhi per qualche istante, alzando il mento verso il cielo. Era l'ora di andare probabilmente, almeno per lei. Si avvicinò di qualche passo al ragazzo, tenendo comunque le distanze: sarebbe stato ipocrita raggiungerlo dopo aver fatto un discorso simile. Gli sorrise gentilmente, accompagnando l'espressione con un cenno di capo. Agirò quindi la mano. - Ci si vede, Alex. Il tono era sereno, benché mancasse del brio iniziale. Restò ancora qualche secondo ad osservarlo, per poi girarsi. Si sarebbe quindi avviata verso il Castello, con passo lento, quasi ondeggiante.
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