Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Posts written by Nora Foster

view post Posted: 4/5/2021, 12:05 Pieces - La Stamberga Strillante
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Finito di sistemare il maglioncino a proprio posto, controllando di non aver dimenticato nulla prese a sistemare i capelli che nel frattempo parvero essere esplosi visto l'attivo movimento di poco prima, intanto lanciò un occhiata al rosso e sospirò piano sentendo una pressante morsa alla bocca dello stomaco iniziare a bruciare con insistenza come se avesse appena ingerito una quantità indecifrabile di acido. Sistemò un bottone ancora aperto dei pantaloni che le era sfuggito all'esame precedente e quando vide che anche Erick finì di ricomporsi, gli prese le mani carezzandole con i pollici trascinandolo sul tronco di albero rimasto spingendocelo a sedere.
-Voglio raccontarti una cosa.
Spiegò fino a raggiungere il tronco in questione spingerlo piano e piazzarsi tra le sue gambe per stargli vicino... almeno un altro po'.
-Ma lo farò a modo mio.
Detto ciò scavò nella borsa e recuperò la propria cravatta della divisa e la ondeggiò davanti i suoi occhi sorridendogli con fare provocatorio.
-Chiudi gli occhi. Questo dovrebbe ricordarti vagamente qualcosa.
Alluse a quando avevano deciso di uscire insieme a Mielandia la prima volta. Sistemò la cravatta sui suoi occhi con delicatezza andando a mordergli piano la punta del naso per dispetto. Quindi fece scivolare le mani sulle sue spalle, carezzandole lentamente.
-Mi dici sempre che sono fantastica o incredibile, ma io credo che quello fantastico e incredibile sia tu. Ti chiedo di ascoltare in silenzio, per ora.
In realtà, non avrebbe più sentito la sua voce.
-Sei la persona migliore che io abbia mai incontrato. Non te l'ho detto spesso, di amarti intendo, non sono tanto sentimentale, sono del parere che i gesti parlano più delle parole stesse... Ma posso assicurarti che è tutto vero. Mi hai inconsapevolmente aiutato in tanto, anche quando ti ho raccontato di cose di cui non vado fiera. Sei rimasto li. Il mio proposito iniziale era lo stesso, e se solo avessi saputo prima della tua... situazione... mi sarei fatta in quattro per aiutarti.
Gli carezzò le guance andando a poggiare le labbra su una delle sue guance vicino l'angolo delle labbra.
-La mia famiglia è preoccupata, per questa storia del morbo, non sopporta più il fatto che io frequenti una scuola che ormai per loro non ha più nulla di sicuro. Credono che portarmi da un medimago di fiducia sia la cosa giusta, ma si sbagliano. Ma la cosa peggiore... è che io non posso e non voglio dargli torto. Quanto tempo è che la scuola viene continuamente investita da eventi nefasti che coinvolgono gli studenti nel peggiore dei modi? Non ho la forza, ne il coraggio di dirgli che stanno prendendo un abbaglio. L'ho fatto per tanto tempo, anni. Ma non riesco più.
Sospirò e si piegò a baciare l'altra guancia, imitando quel gioco di penitenze che avevano fatto allora nella casetta di marzapane.
-Devo andare via da scuola. E' da codardi, probabilmente da matti... ma non posso continuare a farli stare male a questo modo. Non ci riesco. E' la mia famiglia... e sai cosa? Le rune mi avevano predetto qualcosa del genere. Mi vengono i brividi solo a pensarci. Non ho mai creduto troppo al fato, al destino... eppure... loro lo sapevano. Mi hanno detto che ad un certo punto avrei dovuto fare una scelta, che la mia famiglia sarebbe stata male, e mi si è presentata proprio nell'ultimo periodo. Se mi hai vista un po' strana negli ultimi tempi... probabilmente è per questo.
Gli baciò le labbra, un bacio umido a causa di un paio di lacrime che erano scivolate al proprio controllo senza che lei potesse fare nulla. Con le mani prese le sue carezzandole ancora.
-Ho sperato di trovare una soluzione, le ho provate tutte, non ho voluto coinvolgerti perchè conoscendoti, avresti fatto l'impossibile per farmi cambiare idea. Ma ormai è stato prestabilito... parto tra non molto.
Inclinò il busto in avanti e poggiò la fronte sulla sua e l'indice sulle sue labbra come a volerlo zittire preventivamente.
-Non voglio prenderti in giro Erick. Non voglio illuderti. Non avrei mai voluto andasse così, ne tanto meno che finisse. Ma non può funzionare, tu sarai qui ad Hogwarts, non potremmo vederci per tanto tempo. Dovrò riprendere con la scuola babbana per terminare gli studi. Dopo di che partirò per dei viaggi. E se questo morbo non potrei più materializzarmi per vederci. Non voglio farti aspettare una certezza che non posso darti come tale.
Spiegò piano tenendo ancora la fronte contro la sua.
-Ti prego di cercare di capire. Ti prego di perdonare la mia codardia nel non riuscire a dirti tutto questo guardandoti negli occhi. Ti prego di non odiarmi.
Lasciò la presa sulle sue mani la fronte si sarebbe staccata dalla sua e si allontanò di un passo.
-Conta insieme a me. Arriva fino a trenta. Poi... potrai scegliere, se questo è stato solo un bel sogno, o un tremendo incubo... Ma sappi... che il ciondolo verrà ugualmente con me.
La sua voce, man mano che aveva parlato, fiatato, si era incrinata sempre di più, spezzata da alcuni singhiossi, tormentata dal respiro veloce.
-Uno...
Sussurrò sulle sue labbra dandogli un bacio intendo e pregno di affetto.
-Due...
Ne seguì uno più delicato sul labbro inferiore. Quindi iniziò a indietreggiare lasciando che se solo avesse seguito le proprie indicazioni, continuasse a contare fino a trenta. Con l'ausilio delle scarpe silenziose si sarebbe allontanata un passo dopo l'altro, prima all'indietro, poi voltandosi e correndo via verso la strada principale asciugandosi il volto con la manica del maglione cercando di non scoppiare in un pianto plateale troppo presto diretta ad Hogwarts con tutta l'intenzione di fare le valige.
Si sentiva una vigliacca, e lei sapeva di non essere realmente così.
Si odiava per questo, detestava il piano in cui era stata costretta a trovarsi.
Odiava la sua situazione, detestava la sua famiglia per averla costretta ad una scelta simile.
Detestava se stessa per non essere stata più forte.


World, I want to leave you better
I want my life to matter
I am afraid I have no purpose here

I watch the news on TV
Abandon myself daily
I am afraid to let you see the real me
view post Posted: 25/3/2021, 08:27 Premio: la Scopa d'Oro - Settimo Livello
Egregio Direttore Hawkins,

Vorrei candidarmi per il premio.

Sono stata nominata Miglior Giocatrice della Partita Tassorosso - Grifondoro.

Distinti saluti,
Nora Foster
view post Posted: 22/3/2021, 12:18 Pieces - La Stamberga Strillante
-Quanto siamo lusinghieri oggi.
Lo rimbeccò quando lui sciorinò dei complimenti sulle prestazioni di lei, cosa che la portò a sorridere compiaciuta e con un aria decisamente tronfia.
-Mezzosangue, cresciuta in un'enorme metropoli, con tutti i comfort quale internet, cellulari, computer. Gli adulti dicono che friggono il cervello ai giovani, ma io li reputo un enorme fonte di apprendimento.
Infondo, non era ovviamente tutta farina del suo sacco, non aveva alcun genere di problema ad ammettere che in estate, o durante le vacanze Natalizie, passasse una buona parte del proprio tempo al cellulare o su internet, e da li a scoprire, studiare e imparare cose nuove, di un tipo o di un altro. Non lo reputava qualcosa di imbarazzante, tutt'altro andava piuttosto fiera di come era riuscita ad immagazzinare e poi mettere in pratica semplici immagini o video visti. Il fatto che possedesse una concezione di se tutta propria ed una sicurezza in corpo disumana, aiutava notevolmente il tutto naturalmente, dandole modo di apparire senza alcun freno inibitorio, esperta e talentuosa in quel che faceva.
Alle successive parole inarcò un sopracciglio espressiva, inclinando il capo su un lato aprendo la bocca con fare sconcertato.
-Ah tutto merito tuo mh? Quindi, visto che è tutto merito tuo, posso anche evitare di mostrarti il mio regalo, perchè insomma, il fisico da paura lo hai tu.
Ribattè terminando quelle leggere provocazioni tenendosi la lingua tra i denti, con un sorriso fin troppo divertito e ironico che non si addiceva a quelle prole che volevano apparire un imitazione di un tono offeso e oltraggiato. Dirgli che aveva effettivamente un fisico invidiabile e che era estremamente appagata dall'averlo tutto per se, sarebbe stato troppo facile, dargliela vinta troppo in fretta. Il suo ego era comunque stato già gonfiato a dovere, erano bastate le sue iniziali parole, non sarebbe poi importato ciò che avesse detto, il danno lo aveva ormai fatto.
Rimase li, ad osservare imbambolata la sagoma frastagliata della Stamberga mentre in sottofondo percepiva le parole dell'altro riempirle le orecchie, mentre concordava silenziosamente con il fatto che quella catapecchia, poteva all'effettivo essere sistemata con uno semplice sventolio di bacchetta. Per quale motivo allora continuavano a mantenerla in quello stato? Poteva realmente esserci qualcosa sotto? Poteva davvero esserci dell'altro? Rimase qualche istante in contemplazione, per poi voltare lo sguardo in sua direzione quando provò a rincuorarla. Sorrise, assottigliando lo sguardo per poi avvicinarsi di qualche passo e issandosi sulle punte baciarlo sulle labbra.
-Va bene così. Non struggerti più del dovuto. Ora non pensiamoci, ne riparleremo. Ok?
Infame.
Si sentì una vera infame. Glissare su un argomento simile perchè non voleva appesantire l'atmosfera, rendere piacevole quella giornata, consapevole cosa avesse in programma per la fine. Infima e calcolatrice, mai come in quel momento, detestò quel lato di se tanto subdolo ed egoista.
Quella rivelazione l'aveva sconcertata. Tra tutte le persone, non avrebbe mai immaginato proprio Erick potesse rientrare in un simile contesto. Eppure, la prima cosa che le era venuto istintivo fare, era proprio preoccuparsi per lui. Non le importava di che gruppo facesse parte, come non le era mai importato della sua casata, della sua nazionalità. Lui era e restava Erick, una delle persone migliori che avesse mai incontrato e che aveva la fortuna di avere vicino. Non aveva mai pensato potesse essere pericoloso, potesse fare del male a qualcuno, e nonostante quella rivelazione, continuava a esserne più che certa. La cosa che più la terrorizzava invece, era la possibilità che potesse restare in qualche modo ferito, che potesse farsi del male.
Non perchè non credeva nelle sue capacità, quasi le dispiaceva per chiunque si fosse messo in mezzo tra lui ed il suo obiettivo sotto quell'ottica. Se sul campo di Quidditch era una bestia, non osava immaginare in un ambito simile. Allo stesso tempo però, le risultava inevitabile pensare a cosa potessero fare, quale fosse il loro obiettivo e contro chi sarebbero andati a sbattere la testa.
Si ritrovò a pensare ironica, come prima Lyonel che si era riscoperto nel bianco, ora Erick si riscopriva nel nero, e lei... beh lei continuava a stare in quel grigio tanto neutrale quanto asettico. Si spense per qualche brevissimo istante, due delle persone a cui teneva più in assoluto si trovavano in due direzioni diametralmente opposte, e sperava con tutta se stessa a quel punto, che non dovessero mai incontrarsi.
Le era venuto così naturale, così semplice rimproverarlo e metterlo in guardia, perchè non le importava chi frequentasse, cosa facesse, con chi lo facesse. Non le importava nulla del contorno, degli altri. Le importava solo che lui stesse bene, non si facesse del male.
Non fece in tempo a sciorinare altre preoccupazioni, non fece in tempo a riversare ancora ammonimenti al rosso, che questo la costrinse ad ammutolirsi ingoiando l'inizio di una qualche frase che stordita non avrebbe neanche ricordato successivamente. Si lamentò appena, un po' per la sorpresa, un po' perchè era stata interrotta sul più bello di quella scenata, lasciandosi però andare rispondendo a quel bacio aggrappandosi alle sue spalle, manco avesse dimenticato come si fa a reggersi in piedi. Si strinse a lui, dimenticando momentaneamente qualsiasi cosa, dall'ultima rivelazione, alla tristezza di quel periodo, ad ancora la pesantezza che la fine di quel pomeriggio avrebbe portato.
S'irrigidì per un istante quando percepì un sentore di umido sfiorarle appena lo zigomo, seguendo il viso di lui, rigando poi la guancia, percorrendo la mascella. Tremò appena, mentre sentiva il cuore battere più forte. Non aveva ancora detto nulla, ma il suo cervello la catapultò mentalmente alla fine di quella giornata dove temeva di veder riproporsi una scena simile. Si sentì presa alla sprovvista da un magone alla bocca dello stomaco che le faceva andare a fuoco il petto, voleva sfogarsi, voleva tirare tutto fuori, voleva essere sincera, con il rischio di lasciargli una pessima idea di se.
Ogni sua parola successiva a quel contatto, fu come una coltellata, che provò ad incassare al meglio delle proprie possibilità. Ogni volta che le esponeva quel sentimento, sentiva di essere sempre più una persona orribile, priva di moralità. I pensieri che riversava su di lei, tutte quelle belle parole, quei sentimenti tanto puri che provava, erano come stilettate che si impiantavano in quel corpo rotto che si ritrovava andando a creare delle crepe indelebili che sapeva si sarebbe portata dietro per lungo tempo, a ricordarle di ciò che si era macchiata.
Più andava avanti più si sentiva sfaldarsi, sgretolarsi, come una costruzione di sabbia sotto il peso di un calcio ben assestato.
Boccheggiò, con un sorriso flebile tra l'addolcito ed il doloroso, consapevole, convinta di non meritarsi nulla di tutto ciò, si essere solo una persona opportunista che stava continuando a fare il proprio gioco, chiusa nella propria convinzione senza pensare a quanto le proprie azioni avrebbero potuto solo che peggiorare la situazione più di quanto non stesse già facendo.
Non riuscì a dire nulla, limitandosi ad osservarlo con sguardo realmente grato, il cuore a battere in petto impazzito, mentre man mano si sentiva sempre peggio, sempre più un mostro che non si meritava tutto quell'affetto.
Le ultime parole diedero il colpo di grazia, sentì un vetro fittizio dentro di se spaccarsi e andare in mille frantumi, sentì la propria emotività urlare, il proprio cuore disperarsi, mentre il suo corpo reagiva in quello che riusciva a fare meglio.
-Regina dici...
Rispose quasi in un borbottio mentre un sorriso ora più divertito faceva capolino, sebbene quella sensazione di disagio e sofferenza rimanesse li ancorata sulle proprie spalle. Zittì mentalmente tutte quelle sensazioni tanto opprimenti e dolorose, ringhiò contro loro, ordinandogli di stare al proprio posto, di lasciare che fosse lei a gestire il tutto. Quella parte di se che tanto detestava. Quella codarda parte di se che ancora voleva rimandare l'inevitabile con la speranza di lasciare un ultimo sprazzo di bel ricordo. Quando iniziò a correre, ufficialmente quelle sensazioni erano state scaraventate con violenza in un cassetto ora sigillato. Seguiva i suoi movimenti e non appena rallentò si guardò intorno richiamata da una zona che pareva quello che al tempo quando ancora c'era vita, una zona boschiva. Ora solo rocce, steppaglia e alberi aridi, ma che riuniti li, poco distante dalla struttura fatiscente, facevano da ottimo paraocchi contro occhi indiscreti. Era li che lo avrebbe trascinato indossando un sorriso di pura malizia tenendolo per mano aprendo la fila fino ad accostarsi ad un grosso masso, su cui con un balzo prese posto sedendovisi sopra.
A quel punto allungò una mano in direzione del rosso afferrandolo per la maglia trascinandolo silenziosamente davanti a lei spingendolo a chinarsi un po', neanche troppo vista la grandezza del masso, per raggiungerlo con le labbra che però deviarono il loro percorso raggiungendo l'orecchio che baciarono piano, intrappolandone successivamente il lobo tra i denti.
-Allora... lo vuoi il tuo regalo di San Valentino o no?
Lasciò che si staccasse quanto bastasse per vederla armeggiare, con un sorrisetto malizioso con lo scollo del maglione turchese, facendolo scivolare sulla pelle per scoprirne una spalla, allarcangolo un po' per fargli un po' gola, avrebbe potuto notare tranquillamente la collana che gli aveva donato, e oltre la canotta nera, intravedere delle raffinate bretelle con cui andò a giocare senza staccare lo sguardo dal suo.

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Edited by Nora Foster - 3/4/2021, 15:52
view post Posted: 18/3/2021, 17:23 Velocità, Siamo Pura Velocità - Campo di Quidditch
Secondo il calendario degli allenamenti quel giorno sarebbero stati i Tassorosso ad occupare il campo, si era organizzata con Auburn per raggiungere il campo a termine del loro allenamento e fare quel che avevano deciso di fare. Uscirono in campo una volta che sentirono Antony decretare la fine dei giochi, intromettendosi tra la squadra e gli spogliatoi ponendosi proprio nel mezzo del tragitto.
-Hey hey fermi lì! Abbiamo qualcosa per voi.
Avrebbe cercato di attirare la loro attenzione prima che questi si defilassero a fare una meritata doccia, e lanciò un occhiata ad Auburn, pensava fosse giusto che a parlare fosse lei. Quindi si limitò ad un ghigno soddisfatto mentre teneva tra le braccia il regalo che lei ed il capitano avevano deciso di fare di comune accordo alla squadra che era riuscita a stravincere quel campionato.
-Abbiamo pensato fosse giusto commemorare questa vittoria, decisamente meritata. Nonostante tutto, è stata una gran bella partita, una di quelle che non giocavo da tempo. Ogni giocatore dei Grifondoro ha partecipato a questo piccolo regalo, a modo suo.
Detto ciò, avrebbe atteso il segnale di Auburn ed avrebbe afferrato la bandiera di Tassorosso che copriva la teca espositiva che riproduceva lo stesso campo di Quidditch in cui si trovavano, mostrandola loro, con al suo interno i vari modellini di scopa che sfrecciavano lungo tutto il campo a destra e sinistra. Appeso ad ogni modellino una striscia di stoffa giallonera su cui avvicinandosi, avrebbero potuto notare ricamato o scritto, il numero della divisa ed il nome di ogni componente della loro squadra. In tutto i modellini erano dodici, c'erano proprio tutti, dai giocatori principali alle riserve. Avevano anche aggiunto le scope per Beatriz ed Abelard che a loro tempo avevano dato contributo alla squadra.
Quindi avrebbe atteso con un sorriso sornione reggendola osservando i vari ragazzi sudaticci ed accaldati.
-Allora? Chi la vuole?
Sulla bandiera, ora ripiegata sulla superficie trasparente della teca, avrebbero trovato le firme dei vari componenti di Grifondoro, con la data della vittoria della Domenica di campionato.
-Tributo ad una squadra che si è meritata un posto nella storia.-
view post Posted: 18/3/2021, 17:21 Titanium II - Accessori di Prima Qualità per il Quidditch
Aveva ancora le dita indolenzite dal pomeriggio prima. Quel fine settimana si era organizzata con Auburn per raggiungere Accessori di Prima qualità per il Quidditch, per recuperare e pagare l'ordinazione che aveva fatto alla proprietaria qualche giorno prima tramite gufo. L'idea era quella di recuperare il dovuto, pagare e portare il tutto al castello dove con il resto della squadra avrebbe sistemato quello che sarebbe stato il regalo prima di portarlo a destinazione.
-Se il regalo non viene apprezzato dopo il mazzo tanto che ci siamo fatti, faccio un bordello.
Aveva commentato ironicamente ad Auburn ormai giunte davanti il negozio osservando prima quante gente ci fosse in fila e se fosse il caso o meno di attendere che il negozio si sgomberasse o meno.
Con una punta di solito fastidio per la lontananza con il castello e la voglia di usare la magia per qualsivoglia sciocchezzuola, aveva aspettato pazientemente che il negozio fosse sgombero prima di fare cenno al Capitano ed entrare.
-Buongiorno! Le ho scritto un paio di gufi per avvisarla dell'ordine che desideravo effettuare.
Commentò rivolgendosi alla donna mentre iniziava ad estrarre dalla borsa 15 Galeoni che avrebbe poi sistemato sul bancone.
-Io pago i quindici sacchettini, il capo si occupa del resto.
Si rivolse quindi in direzione ad Auburn con un sorrisone.
-Si, a noi ne servono solo dodici, il resto sono per la mia collezione personale.
Commentò con un ghignetto furbo in attesa che fosse loro concesso ciò che avevano richiesto e pagato. Terminati i convenevoli avrebbe quindi aiutato l'altra a tenere la teca e poggiare i sacchetti ancora chiusi all'interno così da sistemarli successivamente, per poi sorridere in direzione della proprietaria.
-Grazie per la pazienza, buon proseguimento.
Avrebbe infine salutato prima di allontanarsi e tornare verso il castello per terminare il progetto.
view post Posted: 15/3/2021, 12:51 Pieces - La Stamberga Strillante
C'era un enorme senso di colpa che le gravava sul corpo, neanche stesse portando sulle proprie spalle un'infinità di quintali. Non sarebbero bastati a definire la sensazione che si portava sulle spalle da diversi mesi a quella parte.
Se c'era una cosa di cui si pentiva, era non averne parlato subito, aver egoisticamente pensato che sarebbe riuscita a risolvere la questione da sola come era sempre riuscita a fare, decidendo egoisticamente, che si trattava di un problema passeggero che sarebbe presto svanito un po' come qualunque altro.
Purtroppo per lei così non era andata ed anzi, il problema era andato ad accentuarsi raggiungendo un punto di non ritorno che non era in grado di contrastare, ed in realtà non aveva neanche la forza di volerlo fare. Non aveva la forza di andare a quella situazione, puntare i piedi, rifiutarsi. Da più piccola, lo avrebbe probabilmente fatto, sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto.
Ma non era più una bambina.
Aveva compreso fin troppo bene la situazione in cui si trovava la propria famiglia, e non poteva semplicemente chiudere gli occhi e far finta di non vedere.
In quel lasso di tempo per raggiungere la stamberga, sebbene avesse cercato di farsi vedere interessata di vetrina in vetrina, aveva rimuginato senza neanche rendersene conto, riflettendo sulla questione ed il modo migliore per intavolare il discorso.
-Ti ho mai raccontato della mia tendenza ad impicciarmi degli affari altrui? Qualche tempo fa, diverso tempo fa visto che non ho più tempo di farlo, mi divertivo a spiare gli altri, scoprire tresche clandestine, relazioni segrete, tradimenti e quant'altro. E mi è capitato spesso di ritrovarmi a scorgere qualche coppietta clandestina raggiungere determinati luoghi. Li ho scoperti così, non ho avuto una vita sentimentale così accesa, se è questo ciò che ti preoccupa.
Aveva commentato con fare provocatorio lanciandogli un occhiata divertita in sua direzione. Le piacevano particolarmente le sue reazioni, le trovava sempre genuine ed infinitamente piacevoli da studiare. Sembrava di poter leggere un libro, perchè reagiva in modo tanto semplice e sincero da mettersi a nudo. Non sapeva dire se lo facesse di proposito o se fosse qualcosa di insito nella sua persona e che quindi non se ne rendesse conto, ma la trovava indubbiamente una delle sue migliori qualità.
-Sarebbe bello poterci entrare. Scatterei una moltitudine di foto, ma credo abbiano paura che entrandoci possa crollare tutto. Valli a capire. Il fatto che cigola con vento, che sia così fatiscente, la rende semplicemente più intrigante.
Era una cosa che le sarebbe sempre piaciuto fare, era un gran peccato che non ci fosse riuscita. Era una di quelle cose che avrebbe sperato di fare prima di terminare gli studi, ma evidentemente non era quello che il destino aveva in serbo per lei. Sospirò aria dal naso osservandola ondeggiare a ritmo delle folate di vento. Sembrava quasi una campana, o meglio il pendolo di un orologio, a muoversi lento a destra e sinistra imperturbabile, sempre al proprio posto. Strinse le labbra appiattendole alla domanda riguardo Nigel.
-Non l'ho mai capito. So solo che è finito in coma, e non essendo un parente o nessuno di tanto vicino, non potevo di certo chiedere così tranquillamente quali fossero state le cause. Suppongo ci sia una sorta di privacy o cose simili. So solo che un giorno sparì. Lo scoprì perchè dovevo accompagnarlo al Madama McClans, a fare degli acquisti per quello che doveva essere un colloquio con la Preside e richiedere lavoro. Non si presentò mai. Credevo di aver fatto scappare anche lui, ed ho scoperto della sua condizione solo qualche mese fa, andando a trovare un amico al San Mungo, anche lui caduto in coma... dopo l'ultimo attacco a scuola. Condividono la stanza, è lì che ho scoperto che fine avesse fatto.
Spiegò tenendo lo sguardo puntato sulla struttura, stringendosi nelle spalle andando a sorridere in modo un po' più flebile rispetto a prima ma ridestandosi dopo una bella scrollata di spalle. Non voleva di certo appesantire la situazione più di quanto non dovesse già fare. Ancora non sapeva quando, non sapeva come.
Parlarne con Auburn era stato più semplice. Non come bere un bicchier d'acqua, certo, ma il peso che sentiva in corpo nel dover parlare al ragazzo era incredibilmente più pesante e difficile da sostenere.
Al suo parlare riguardo quelli che potevano essere luoghi infestati nella sua terra, rabbrividì al racconto dei villaggi abbandonati dove si diceva si potessero sentire ancora delle voci. Si morse il labbro inferiore pensando a quanto effettivamente interessante sarebbe potuto essere recarcisi.
-Sarebbe bello. Un progetto degno di nota e da attuare quanto prima.
Commentò cercando di sorridere nel modo più naturale possibile, sentendo dentro una gran voglia di urlare di vuotare il sacco e togliersi quel peso lancinante di dosso. Ma non ci riusciva. E meno riusciva a privarsi di quel fardello, più i sensi di colpa lievitavano. Avrebbe davvero voluto andare in viaggio con lui, muoversi insieme, esplorare quanti più luoghi possibili ed immaginabili. Avrebbe voluto fare di tutto e di più con lui, dal più semplice tenerlo per mano a ciò che di più peccaminoso la sua mente potesse esporre.
Quando la baciò sulla fronte deglutì aria, non potendo fare altro.
Gli pizzicò piano un braccio, ridendo di rimando alle sue parole. Avrebbe voluto dirgli che era una codarda, che non riusciva a parlare liberamente e che stava fuggendo pur di portare sollievo alla sua famiglia. Stava facendo ciò che più detestava ideologicamente. Non era da lei farlo, ma non poteva fare altrimenti. Si sentiva in gabbia.
-La stessa casa, a mio parere sembra avere vita propria. Da quanto tempo si trova in questo stato? Eppure ancora si regge in piedi, non cede, resta li imperturbabile. E tutto ciò che la circonda? Prova continuamente a nascere. Certo, avrà un ciclo vitale breve, in questo terreno spoglio ed arido, ma continua ciclicamente a farlo.
Lo osservò di lato, allungando una mano a giocare con il lembo più basso della sua maglia, rigirandolo tra le dita, carezzandolo, stirandolo, aggrappandosi ad esso.
Ascoltò corrucciata il suo discorso, cercando di capire dove stesse andando a parare, sentendo come tutti quegli elogi che le stava facendo non le appartenessero, non fossero realmente suoi. Non si rispecchiava in una persona forte. Se lo fosse stata, avrebbe preso la situazione in cui si trovava a due mani, sarebbe riuscita a capovolgere il mondo, sarebbe riuscita a trovare una soluzione che non fosse quella di scappare ed aggirare il problema.
Lei non era forte.
E il fatto che Erick si fosse fatto un'idea di lei tanto positiva, la faceva sentire ancor più uno straccio.
Man mano che le sue parole continuavano, un campanello di allarme andava a squillare furiosamente nella sua testa. Lo sguardo si corrucciava sempre più, mentre il cuore andava ad aumentare il proprio battito. Lo vide prendere il ciondolo e di riflesso fece lo stesso. Strinse le labbra ed attese di poter leggere quel che aveva da dire.
Nel leggere ciò che i rami andarono a mostrarle sgranò lo sguardo rialzandolo immediatamente su quello dell'altro.
-Tu..
Mormorò incredula mentre stringeva convulsamente il ciondolo in mano portandolo al petto come a volerlo nascondere. Con tono incredulo, ed espressione che dal semplice essere corrucciata, ora si tinse di un'evidente preoccupazione.
Da più piccola, probabilmente una rivelazione simile l'avrebbe sconvolta, portata a volersi allontanare, per via delle convenzioni che li dipingevano come i malvagi. Ma in quel momento, con la consapevolezza di quel che era accaduto al castello più e più volte, aveva imparato che c'erano cattivi e cattivi.
Erick non lo era di certo.
Non lo avrebbe mai visto come una minaccia, gli avrebbe affidato se stessa, e non avrebbe mai potuto aver paura di lui.
Ciò che la spaventava piuttosto, era ciò che quello andava a significare per lui. Rischiava di essere costantemente in pericolo, rischiava più di chiunque altro. Lo sguardò tremò sulla sua figura, mentre sentiva il cuore sbattere violentemente contro la cassa toracica. Aprì bocca per dire qualcosa ma non ci riuscì.
Continuava ad osservarlo allibita, mentre milioni di scenari si presentavano nella sua testa andando a corrucciarla maggiormente.
In un istante, ricordò una delle esercitazioni di Difesa in cui era stato detto loro di fingersi degli Auror, di combattere contro di loro. Rabbrividì.
Non lo avrebbe mai fatto. Come avrebbe potuto.
D'altro canto però, lei non era un auror. Non lo era mai voluto essere, non le erano mai piaciuti e nell'ultimo periodo li aveva apprezzati ancora meno.
Si avvicinò di diversi passi, asserendo lo sguardo andando a chiudere i pugni sui suoi indumenti ad altezza del petto osservandolo dal basso sbattendo un paio di volte le palpebre prima di dar fiato alla bocca.
-Osa...
Si bloccò cercando di trovare delle parole sensate, senza successo.
-Osa cacciarti nei guai più del dovuto... E non importa dove io mi trovi, verrò a cercarti per metterti le mani addosso. E non come piace a te.
Strinse le labbra così forte da farle sbiancare tenendo lo sguardo puntato sul suo.
-Puoi essere quello che ti pare. Per me resti una delle persone migliori che io abbia mai incontrato. E non cambierò tanto facilmente idea a riguardo. Ma se ti comporterai in modo stupido... se ti farai più grosso del dovuto... verrò io a farti la pelle e non qualche negromante.
Tuonó mantenendo comunque un tono di voce basso, consono a quella situazione ed al fatto che si trovassero tanto vicini da non aver bisogno di alzare la voce, dimenticandosi momentaneamente di tutto ciò che la turbava, i muscoli tesi, lo sguardo probabilmente in fiamme.
Era un modo strano per mostrarsi preoccupata e apprensiva verso qualcuno, ne era consapevole. Ma lei era lei.
-...
Allentò leggermente la presa facendo scivolare la mano destra sulla sua spalla e poi dietro il suo collo.
-Non farmi preoccupare. Non essere avventato. Non... non rischiare se non sei sicuro di quello che fai. Io... non so come funziona, non so cosa hai... avete intenzione di fare. Non ne ho idea. Ma non cacciarti nei guai se non ne vale la pena.
Borbottò incerta tenendo ancora lo sguardo serio, tentennante sul suo, agitata, evidentemente agitata. Preoccupata che l'altro potesse farsi del male, preoccupata che potesse rischiare troppo.
view post Posted: 15/3/2021, 10:38 Draw me like one of your french girl - Abitazioni
Aveva sempre trovato la fotografia estremamente rilassante.
Cercare di trovare l'inquadratura corretta, giocare con la luce, percepire le idee che scorrono man mano che si inquadra il soggetto.
Non era stata consapevole da sempre, in realtà almeno i primi tempi le piaceva fotografare gli ambienti, i luoghi. Si divertiva a fotografare tutto ciò che non poteva ottenere. Dalla Stamberga, alle nuvole, alle foto di nascosto che faceva a Julius anni prima, alle acque calme del lago Nero. Trovava sempre qualcosa di interessante da poter esaminare e catturare. Aveva sempre amato la fotografia in generale, il fatto che grazie alla magia potesse creare delle foto in movimento, non faceva altro che incrementare la sua voglia di fare e sperimentare.
Solo nell'ultimo periodo aveva preso a fotografare soggetti umani in modo più serio, qualche anno prima aveva fotografato alcuni volontari tra cui la Custode e Frances, lo stesso Nigel alla Stamberga, o ancora il Matrimonio dei Pike più tardi. Aveva fotografato di nascosto la squadra di Grifondoro agli albori durante gli allenamenti, prima di Natale per creare dei festoni di foto da infilare nel pacchetto regalo del Secret Santa. E poi c'era stata quella situazione ridicola con Tom, dove utilizzò la fotografia anche come arma da mandare a Isabelle per farla soffrire.
Le venne da sorridere a quella volta in cui aveva prestato la Macchina Fotografica al Docente di Volo per chissà quale arcano motivo, ci aveva guadagnato un buono da spendere in Farmacia a tal proposito ed ancora non lo aveva speso. O ancora allo scorso fine Torneo, dove aveva riportato l'evento proprio con delle foto.
Infine c'era stato il concorso. Aveva una moltitudine di ricordi legati alla fotografia, ognuno a lei estremamente caro, ed era felice di poter continuare su quel filone che inaspettatamente era diventata la sua più alta aspirazione.
Aveva osservato attentamente le movenze dell'altra, soffermandosi con attenzione sul modo in cui giocava con i cristalli, trovando ogni suo movimento, interessante per uno scatto, talmente naturale ed a proprio agio da risultare aggraziato e gradevole all'obiettivo. Aveva fatto diverse foto ritrovandosi ad immortalare sorpresa anche il frangente inaspettato in cui il cristallo s'infranse sul pavimento spargendosi sulle stoffe, ed il corpo della sua modella. Trattenne inspiegabilmente il fiato e rigirandosi in modo fulmineo sulla propria borsa trascrisse in un pezzo di pergamena vagante, ciò che si ricordava avesse appena detto la più grande racchiudendolo tra le virgolette.
Non era mai stata in grado di dire, cosa avrebbe voluto fare da grande, ma in quel momento sarebbe stata in grado di dire che quel che voleva fare era proprio quello. Si sentiva proprio come quei fotografi a lavorare con la madre, si sentì di rispecchiarsi in loro, li alle prese con le foto di Auburn. E le piaceva da matti. Non importava se una foto non venisse esattamente come diceva lei, ne aveva altre mille mila da voler fare e riproporre in diverse salse. Le passava per l'anticamera del cervello già da qualche tempo quell'idea di rendere la fotografia il proprio futuro, ci aveva pensato più e più volte, ma non era mai arrivata effettivamente a quella conclusione a tutti gli effetti. Ma trovarsi in quel luogo, alle prese con così tanti oggetti e dettagli da poter utilizzare a proprio piacimento, con una modella che pareva navigare sulla sua stessa onda, le provocò una sensazione di soddisfazione talmente intensa da aprirle gli occhi una volta per tutte.
-Credo proprio che sarà questo il mio futuro, sai? Niente lavori da scrivania, o dietro un bancone in un negozio.
Commentò facendo un leggero movimento con la mano come a voler scacciare l'idea.
-E' questo che voglio fare. Circondarmi di cose belle, modellarle ed immortalarle.
Sospirò rilassando i muscoli delle braccia guardandosi intorno estasiata.
Si sentì un po' in colta a rovinare la magia che si era creata andando a calare sullo scenario un argomento tanto spinoso quanto la propria famiglia. Ma era una cosa che doveva fare. Aveva cercato di ritardare quel momento quanto più possibile nelle proprie abilità. Aveva provato a combattere contro la paura dei genitori fino a quel momento, rabbuiandosi più di quanto avrebbe mai creduto di poter fare in una situazione simile. Aveva resistito fino a che le fosse stato possibile farlo. Aveva sperato fino all'ultimo di riuscire a far cambiare idea ai suoi, ma non poteva biasimarli, non poteva dire che il loro tipo di ragionamento fosse sbagliato. Non era più una bambina, e comprendeva quando qualcosa era fatto per il proprio bene e non per puro capriccio.
Nonostante ciò, non riusciva a nascondere una certa dose di rancore nei loro confronti.
Non sopportava l'idea di essere strappata da quella che era diventata la sua vita in quel frangente. Ma non aveva neanche la forza di contrastarli, rischiare che agissero con la forza rivendicando il loro essere adulti e lei ancora troppo giovane per prendere decisioni simili. Aveva accordato con loro un tempo limite in cui sarebbe tornata a casa, il tempo di chiudere i conti. Ed ormai era allo sgocciolare.
Osservò Auburn muoversi piano dalla sua posizione e issarsi su un gomito parlandole.
Scattò una foto.
-Sono stati già così forti in passato. Forse egoisticamente, perchè non sono mai uscita troppo lesa da quel che è accaduto. Non mi sorprende che abbiano raggiunto un limite di sopportazione. Anche loro hanno frequentato Hogwarts, non deve essere bello vedere ciò che credevi essere una fortezza, ridursi a questo modo.
Ricordava, come da piccola, entusiasti glie ne parlavano con aria sognante raccontandole dei loro tempi. Le sorrise, realmente grata, che stesse capendo ciò che le aveva rivelato, e per un brevissimo istante si sentì sollevata, perchè rivelare a qualcuno quello che ormai da mesi le stava contorcendo le viscere, aveva in un certo senso allentato la presa.
-Se mai dovessi trovare del tempo per passare a New York, potremmo scattare un'infinità di altre foto, conosco dei posti pazzeschi.
Commentò, cercando di cacciare indietro la voglia che aveva di piangere, urlare e calciare qualcosa.
-Aspetta, prima di passare ad altro voglio fare una cosa.
Disse accostandosi a lei. Si sarebbe quindi frapposta tra lei e l'obiettivo che allontanò cercando di tendere al massimo il braccio tenendo l'indice sul pulsante che avrebbe potuto scattare la foto, rivolgendola in loro direzione, trovandosi da quell'angolazione, la figura della fotografa avrebbe coperto il corpo dell'altra ma le avrebbe dato modo di apparire con il capo e le spalle oltre di se.
-Dì Bubbolio.
Fece mentre scattava un paio di foto con loro due, lo sfondo di stoffe e cristalli colorati sparsi in giro, quindi si voltò sorridendole divertita, con una rinnovata voglia di fare.
-Facciamo brillare questa stanza.
Fece, così da andare ad armeggiare con cilindro candele, stoffa ed i frammenti di gemma che si era precedentemente rotta.
Avrebbe quindi continuato a giocare con tutti gli oggetti che Auburn aveva messo a disposizione in quella stanza, scattando tutte le foto che le sarebbero passate per la testa, ed assecondando eventuali richieste dell'altra fino a che avesse avuto il tempo per restare li senza alcuna preoccupazione, staccando completamente la spina da quello che era stato quel periodo tanto teso e distruttivo. Mettendolo da parte per quel giorno.
Dedicandosi unicamente a quello che le sarebbe piaciuto essere il suo futuro.
view post Posted: 9/3/2021, 20:22 Draw me like one of your french girl - Abitazioni
Stava davvero bene in quel momento, si sentiva a proprio agio, e le piaceva il modo in cui stava trascorrendo il tempo.
Si rimproverò mentalmente di non aver sfruttato maggiormente possibilità come quelle, avrebbe dovuto farlo molto più spesso. Avrebbe dovuto chiedere ad Auburn di fare più incontri come quelli. Ma come ogni rimpianto che si deve, ovviamente arrivò freddo e impetuoso al momento giusto, come una doccia gelata.
Quel pensiero la rattristò per un brevissimo istante, ma cercò di scacciarlo immediatamente, così come il fastidio provato nel non trovarsi al castello ed il costante bisogno di utilizzare la magia. A volte si trattava di situazioni davvero pressanti e poco piacevoli da affrontare.
Si lasciò andare e rilassare sulle note della musica incalzata dall'altra.
Aveva sempre amato particolarmente vedere qualcuno suonare, lei non era mai stata capace, ma trovava affascinante il modo in cui le persone entrassero in sintonia con il loro strumento, diventando quasi un tutt'uno con lo stesso, unendosi in un perfetto equilibrio che trovava estremamente attraente.
Si concentrò sul modo di muoversi del suo capitano e piano, in religioso silenzio, senza accorgersene quasi prese a muoversi a tempo di musica strusciando le gambe sul tappeto spostandosi di angolazione in angolazione per scattare le foto che più le parevano significative e particolarmente belle.
L'altra parve accettare di buon grado l'idea che le aveva proposto e quando le aveva risposto in quel modo malizioso, la coreana alzò le mani in segno di resa.
-Avanti, non potevo uscirmene semplicemente con la richiesta di spogliarti.
Rise scuotendo il capo.
-Sono ospite, in casa tua, non mi sembrava elegante.
Si finse realmente preoccupata a quelle sottigliezze e si divertì nel farlo.
Quando l'altra si liberò del liberabile mostrandole i segni sulla pelle marcati d'oro, l'asiatica sorrise ammorbidendo la curva delle labbra, trattenendo un sospiro stanco. Era davvero stufa di vedere persone a lei care ridotte in quello stato, per un motivo o l'altro. Non si sentiva afflitta a quel modo da un po' e si chiedesse come stesse Auburn in quel senso ma non volle indagare. Certe cicatrici, non aveva senso che riprendessero a bruciare. Se aveva assecondato la Vice a quella richiesta doveva significare che infondo aveva accettato il tutto.
Si ritrovò straordinariamente a empatizzare con i propri genitori che dovevano saperla in quello stato, senza poter fare nulla, lontani. Serrò le labbra per un attimo.
Con che coraggio poteva dar loro torto?
-Ho già in mente qualcosa con quelle pietre li, e le stoffe. Vedrai. Con tutte le foto che scattiamo ti ci potrai fare un calendario.
Sbottò ridendo.
E li, si sarebbe dedicata a impostare alcune foto particolari che avevano attirato la sua attenzione già da quando aveva intravisto alcuni articoli sparsi. Si concentrò prima su quelle con il violoncello dove appunto cercò di aiutarsi con la penombra delle tende, spostando la luce in punti diversi per andare a creare un gioco di luci che le permettesse si di distinguere le due sagome ma che in un certo senso le facesse anche vedere unite in alcuni punti come se pelle e legno si fondessero. Dopo quelle avrebbe invece giocato con cristalli, pietre, incensi e candele. L'idea era quella di far sdraiare ancora Auburn magari cambiando la stoffa di sfondo sul pavimento, cosparsa di gemme e pietre, sia intorno che addosso, tra i capelli. Una stecca d'incenso acceso tra le dita, qualche mozzicone di candela accesa in svariati punti, ed una parte della stoffa avvolta delicatamente ad una delle gambe, come caduta li per caso.
Le avrebbe detto di fingere di stiracchiarsi come avrebbe fatto un gatto steso sul pavimento che si allunga su una chiazza di sole calda, allungando le braccia, arcuando la schiena così da mostrare il costato, piegare le gambe e li avrebbe iniziato a scattare da un'angolazione all'altra.
Un groppo in gola che voleva uscire allo scoperto, che voleva essere sputato fuori lontano.
-Da tempo, dall'attacco a scuola... dall'ultimo in verità...
Boccheggiò appena senza però fermarsi dallo scattare.
-I miei stanno insistendo per farmi tornare a casa. Prima era una sorta di supplica. Poi un consiglio, una richiesta. Continuano... sono preoccupati. Non si fidano. Con che coraggio posso dargli torto?
Mormorò ancora spostandosi su un altro lato appollaiandosi su uno sgabello per un'angolazione dall'alto.
-...Ti scriverò un gufo prima... ma volevo avvisarti.
Sorrise amara all'obiettivo della macchina fotografica mentre scendeva dallo sgabello, sentendo che nonostante tutto il peso allo stomaco era ancora pesante e non pareva in alcun modo volersi alleggerire.
-ho visto un cilindro prima ed una stoffa blu notte che sembrava stellata prima. Facciamo qualcosa con quella?
Fece poi nel tentativo di riportare frivolezza e tranquillità armeggiando con una serie di piume colorate che sarebbero potute tornare utili.
view post Posted: 9/3/2021, 19:41 Nora Foster - Infermeria
Aveva osservato sollevata come la propria articolazione fosse tornata al proprio posto tutta intera e come non sentisse più il dolore che precedentemente l'aveva afflitta con i colpi dei due bolidi.
Aveva sorriso all'infermiera, in un tacito ringraziamento per aver provato a rincuorarla. Sapeva che nello specifico non poteva essere colpa sua, ma il suo subconscio, il suo ruolo da Vice le ricordava che il compito di prendersi cura delle nuove leve in squadra non era solo di Auburn, ma era anche il suo, quindi il suo senso di colpa andò a intaccare più quel fattore, l'essersi concentrata più sulla palla in se e la partita che sui propri compagni acerbi sotto quel punto di vista.
-Grazie mille.
Rispose alla donna decidendo alla fine di prendere parola osservandola alzarsi dal lettino. Al suo posto, a totale sorpresa della Coreana si presentò niente poco di meno che Erick. Si riscoprì sentirsi leggermente impietrita sul posto, le mani a carezzare nervosamente le lenzuola del lettino, il cuore che aveva mancato una serie di battiti.
Fortuna voleva che il ragazzo aveva deciso di smorzare la tensione fin da subito con delle battute. Gli sorrise, grata che si fosse preoccupato per lei, grata del suo tentativo di lenire l'orgoglio ferito che era certa lui aveva imparato a conoscere.
-Scherzi? Mi hai vista? Ad un certo punto ero io contro tre cacciatori contemporaneamente, più e più volte, ho perso il conto di quanto tempo sono stata in mezzo a quel campo a cercare di tenermi la pluffa. Non sarei riuscita a controllare i bolidi neanche volendolo. E poi il primo, l'ho incassato alla grande.
Rispose con aria di sfida, come se volesse provocarlo a dire il contrario, punzecchiandolo con una leggera gomitata.
-Sto bene. L'infermiera mi ha aggiustata per benino. Sono come nuova. Grazie per esserti preoccupato.
Mosse la spalla lesa mostrando anche a lui le sue condizioni, sorridendo sorniona utilizzando appositamente il termine "Aggiustata"... infondo era quello no...?
Un giocattolo rotto che andava aggiustato man mano che si danneggiava e deteriorava.
Il modo in cui lo vide allontanarsi le fece male. Un nodo alla bocca dello stomaco le si attorciglio portandola a sospirare. Lo osservò di schiena allontanarsi.
-Già... ci si vede.
Mormorò a se stessa quando il Battitore si era già bello che allontanato. Strinse le labbra appiattendole e scese dal lettino in un fruscio di lenzuola. Quindi attese qualche istante contando i secondi per assicurarsi che il corridoio si liberasse, per togliersi l'istinto di corrergli dietro che aveva in corpo.
Sorrise all'infermiera come saluto e con la mano stretta alla divisa ad altezza petto li dove si trovava il ciondolo, uscì dall'infermeria. Andava bene così.
Era giusto così.
view post Posted: 9/3/2021, 18:27 Nora Foster - Infermeria
Incassare il primo bolide l'aveva caricata come una molla, facendole credere quasi di essere indistruttibile. Aveva osato non poco, lo sapeva, si era eccessivamente concentrata su quella dannata pluffa fino alla fine, cercando di evitare di lasciare che i Tasorosso la allontanassero troppo dal centro campo. Era stato estenuante, e ad un certo punto non ne poteva più, ma poteva sentirsi soddisfatta, nonostante non avessero un Portiere, era riuscita insieme a Frank, a non lasciargli scampo, ad evitare che riuscissero anche solo ad avvicinarsi alla loro porta scoperta.
Era stata una faticaccia ma diamine che soddisfazione.
Il fatto che al secondo bolide indirizzato su di lei, Maya si era messa in mezzo per aiutarla, aveva fatto si che si caricasse ulteriormente di Adrenalina, ma troppo presa a lottare contro tre cacciatori, non si era proprio accorta del nuovo bolide che alla fine l'aveva colpita andando ad accentuare il dolore accusato precedentemente.
Quando era stata soccorsa da Eleonor aveva sorriso tutto il tempo, palesemente dolorante, ma aveva continuato a sorridere, neanche fosse stata lei in modo inaspettato a prendere il boccino.
Aveva debolmente sollevato il braccio sano ed esposto un pollicione in su in sua direzione per poi lasciarsi trasportare fino in infermeria, borbottando in direzione di Eleanor.
-E' stato pazzesco. Ci voleva una partita così. Eravamo di meno ma è stato bello. Lo rifarei altre volte, anche con i bolidi di mezzo.
Avrebbe commentato sconnessa bloccata leggermente per il dolore alla spalla fino all'arrivo in Infermeria.
-Salve Infermiera Fedoryen.
Borbottò dalla sua postazione attendo di ricevere il trattamento.
-Come sta Maya? Tutto a posto? Era la sua prima partita diamine, mi spiace si sia presa così presto un bolide indirizzato a me.
Aveva straparlato, segno che comunque, dolore a parte, stava discretamente bene, ancora eccitata per la partita.
Ascoltò poi le parole della donna ed annuì quando le spiegò di aver sistemato una Microfrattura e che avrebbe dovuto mostrarle come muoveva l'arto. Come le era stato chiesto, avrebbe quindi mosso come richiesto il braccio offeso, sollevandolo in avanti, muovendolo piano davanti a se compiendo movimenti prima semplici, poi anche circolari per mostrarle che tutto pareva andare a gonfie vele.
Per quanto le bruciasse nell'orgoglio l'essere messa a nuovo da un dannato Reparo, sembrava tutto a posto.
view post Posted: 7/3/2021, 19:52 Tassorosso - Grifondoro - Campo di Quidditch
Si catapultó verso Frank così da poterlo aiutare in caso di bisogno se qualcuno avesse provato a intromettersi non lo avrebbe permesso.
Andò quindi a marcare Alexandra cercando di impedirle di intralciare il viaggio di Frank tenendosi all'erta nel caso il ragazzo volesse passarle la palla.
-Andiamo avanti Frank!
view post Posted: 7/3/2021, 19:36 Tassorosso - Grifondoro - Campo di Quidditch
Presa la pluffa si sarebbe alzata di quota iniziando a fischiare con le dita in bocca per attirare l'attenzione di Frank che conoscendo la manovra, seguita da un cenno del capo della Foster avrebbe dovuto iniziare a volare sotto di lei. Si sarebbe alzata ancora con l'intenzione di farsi seguire dagli altri avversari e solo quando li avesse visti intorno a lei avrebbe cercato di spingere la pluffa verso il basso e farla cadere con decisione verso Frank subito sotto.
-Vai vai vai!


//Uso Sprint
view post Posted: 7/3/2021, 19:16 Tassorosso - Grifondoro - Campo di Quidditch
Stufa, stanca, dolorante e particolarmente incazzata avrebbe cercato di recuperare ancora una volta la pluffa rincorrendo la giallonera per sottrargliela di mano con una sonora manata. Non avrebbe lasciato che puntassero alla loro porta vuota. A costo di continuare quella tiritera fino a che non avesse più avuto forze, non le importava, avrebbe continuato fino alla fine.
view post Posted: 7/3/2021, 18:58 Tassorosso - Grifondoro - Campo di Quidditch
-Maya!
Le venne un colpo ma non poteva fermarsi. Si appiattì ancora sulla scopa e cercò di volare il più velocemente possibile verso gli anelli imprecando a bassa voce.
Avrebbe cercato di evitare i dannati altri cacciatori cercando si Zigzag are a destra e sinistra sperando che presto o tardi questi riuscissero a stancarsi una volta per tutte di inseguirla.
view post Posted: 7/3/2021, 18:34 Tassorosso - Grifondoro - Campo di Quidditch
Inutile a dire, imprecando in coreano, perché non voleva ripercussioni di sorta, si gettó ancora ed ancora contro Christian per cercare di impedirgli di fare il suo gioco, volando al suo fianco pronta a stendere un braccio e sottratgli la pluffa cercando di recuperarla e portarla lontano verso gli anelli giallo neri.
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