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Finito di sistemare il maglioncino a proprio posto, controllando di non aver dimenticato nulla prese a sistemare i capelli che nel frattempo parvero essere esplosi visto l'attivo movimento di poco prima, intanto lanciò un occhiata al rosso e sospirò piano sentendo una pressante morsa alla bocca dello stomaco iniziare a bruciare con insistenza come se avesse appena ingerito una quantità indecifrabile di acido. Sistemò un bottone ancora aperto dei pantaloni che le era sfuggito all'esame precedente e quando vide che anche Erick finì di ricomporsi, gli prese le mani carezzandole con i pollici trascinandolo sul tronco di albero rimasto spingendocelo a sedere. -Voglio raccontarti una cosa. Spiegò fino a raggiungere il tronco in questione spingerlo piano e piazzarsi tra le sue gambe per stargli vicino... almeno un altro po'. -Ma lo farò a modo mio. Detto ciò scavò nella borsa e recuperò la propria cravatta della divisa e la ondeggiò davanti i suoi occhi sorridendogli con fare provocatorio. -Chiudi gli occhi. Questo dovrebbe ricordarti vagamente qualcosa. Alluse a quando avevano deciso di uscire insieme a Mielandia la prima volta. Sistemò la cravatta sui suoi occhi con delicatezza andando a mordergli piano la punta del naso per dispetto. Quindi fece scivolare le mani sulle sue spalle, carezzandole lentamente. -Mi dici sempre che sono fantastica o incredibile, ma io credo che quello fantastico e incredibile sia tu. Ti chiedo di ascoltare in silenzio, per ora. In realtà, non avrebbe più sentito la sua voce. -Sei la persona migliore che io abbia mai incontrato. Non te l'ho detto spesso, di amarti intendo, non sono tanto sentimentale, sono del parere che i gesti parlano più delle parole stesse... Ma posso assicurarti che è tutto vero. Mi hai inconsapevolmente aiutato in tanto, anche quando ti ho raccontato di cose di cui non vado fiera. Sei rimasto li. Il mio proposito iniziale era lo stesso, e se solo avessi saputo prima della tua... situazione... mi sarei fatta in quattro per aiutarti. Gli carezzò le guance andando a poggiare le labbra su una delle sue guance vicino l'angolo delle labbra. -La mia famiglia è preoccupata, per questa storia del morbo, non sopporta più il fatto che io frequenti una scuola che ormai per loro non ha più nulla di sicuro. Credono che portarmi da un medimago di fiducia sia la cosa giusta, ma si sbagliano. Ma la cosa peggiore... è che io non posso e non voglio dargli torto. Quanto tempo è che la scuola viene continuamente investita da eventi nefasti che coinvolgono gli studenti nel peggiore dei modi? Non ho la forza, ne il coraggio di dirgli che stanno prendendo un abbaglio. L'ho fatto per tanto tempo, anni. Ma non riesco più. Sospirò e si piegò a baciare l'altra guancia, imitando quel gioco di penitenze che avevano fatto allora nella casetta di marzapane. -Devo andare via da scuola. E' da codardi, probabilmente da matti... ma non posso continuare a farli stare male a questo modo. Non ci riesco. E' la mia famiglia... e sai cosa? Le rune mi avevano predetto qualcosa del genere. Mi vengono i brividi solo a pensarci. Non ho mai creduto troppo al fato, al destino... eppure... loro lo sapevano. Mi hanno detto che ad un certo punto avrei dovuto fare una scelta, che la mia famiglia sarebbe stata male, e mi si è presentata proprio nell'ultimo periodo. Se mi hai vista un po' strana negli ultimi tempi... probabilmente è per questo. Gli baciò le labbra, un bacio umido a causa di un paio di lacrime che erano scivolate al proprio controllo senza che lei potesse fare nulla. Con le mani prese le sue carezzandole ancora. -Ho sperato di trovare una soluzione, le ho provate tutte, non ho voluto coinvolgerti perchè conoscendoti, avresti fatto l'impossibile per farmi cambiare idea. Ma ormai è stato prestabilito... parto tra non molto. Inclinò il busto in avanti e poggiò la fronte sulla sua e l'indice sulle sue labbra come a volerlo zittire preventivamente. -Non voglio prenderti in giro Erick. Non voglio illuderti. Non avrei mai voluto andasse così, ne tanto meno che finisse. Ma non può funzionare, tu sarai qui ad Hogwarts, non potremmo vederci per tanto tempo. Dovrò riprendere con la scuola babbana per terminare gli studi. Dopo di che partirò per dei viaggi. E se questo morbo non potrei più materializzarmi per vederci. Non voglio farti aspettare una certezza che non posso darti come tale. Spiegò piano tenendo ancora la fronte contro la sua. -Ti prego di cercare di capire. Ti prego di perdonare la mia codardia nel non riuscire a dirti tutto questo guardandoti negli occhi. Ti prego di non odiarmi. Lasciò la presa sulle sue mani la fronte si sarebbe staccata dalla sua e si allontanò di un passo. -Conta insieme a me. Arriva fino a trenta. Poi... potrai scegliere, se questo è stato solo un bel sogno, o un tremendo incubo... Ma sappi... che il ciondolo verrà ugualmente con me. La sua voce, man mano che aveva parlato, fiatato, si era incrinata sempre di più, spezzata da alcuni singhiossi, tormentata dal respiro veloce. -Uno... Sussurrò sulle sue labbra dandogli un bacio intendo e pregno di affetto. -Due... Ne seguì uno più delicato sul labbro inferiore. Quindi iniziò a indietreggiare lasciando che se solo avesse seguito le proprie indicazioni, continuasse a contare fino a trenta. Con l'ausilio delle scarpe silenziose si sarebbe allontanata un passo dopo l'altro, prima all'indietro, poi voltandosi e correndo via verso la strada principale asciugandosi il volto con la manica del maglione cercando di non scoppiare in un pianto plateale troppo presto diretta ad Hogwarts con tutta l'intenzione di fare le valige. Si sentiva una vigliacca, e lei sapeva di non essere realmente così. Si odiava per questo, detestava il piano in cui era stata costretta a trovarsi. Odiava la sua situazione, detestava la sua famiglia per averla costretta ad una scelta simile. Detestava se stessa per non essere stata più forte. World, I want to leave you better I want my life to matter I am afraid I have no purpose here I watch the news on TV Abandon myself daily I am afraid to let you see the real me |