| -Ovvio che mi preoccupo: lo sai che hai sempre avuto un posto speciale nel mio cuore.- Alyss sospirò platealmente, posandosi una mano sul petto per evidenziare quanto fosse affranta al pensiero che il ragazzo fosse malato. Desmond Hawkins aveva fatto parte di un periodo particolare della sua permanenza ad Hogwarts, assieme ad Angelica e Victoria, un periodo fortunatamente finito. Si era avvicinata alle principessine seguendo le indicazioni del padre, che le aveva vivamente consigliato di farsele amiche per via del cognome che portavano, ritrovandosi invischiata senza volerlo nei loro deliri d’onnipotenza. Si era resa conto abbastanza in fretta della stupidità dell’adorabile terzetto delle lucertole, ma non aveva fatto in tempo a provare a prendere le distanze che le due avevano trovato un modo decisamente plateale di abbandonare la scena, concludendo la loro vita al castello con un colloquio disciplinare con la Preside. Non poteva dire che fosse stata una sorpresa: Victoria ed Angelica si erano sempre dimostrate incapaci di portare il benché minimo rispetto a chicchessia, forti del loro titolo, e la Sanderson aveva sempre saputo che sarebbe stata solo questione di tempo, prima che la loro superbia si ritorcesse loro contro. L’espressione di Alyss mutò in una lieve smorfia, nell’udire la domanda di lui. -Oh, Merlino, fammi pensare...- la ragazza portò l’indice destro a sfiorare il mento, apparentemente meditabonda, -Forse perché hai ripetutamente insultato me, le mie origini, la mia famiglia e non hai mai mostrato la minima cortesia nei miei confronti?- la quindicenne socchiuse le palpebre, inarcando le sopracciglia. -Quindi mi perdonerai se non credo minimamente a questa tua improvvisa gentilezza.- Gli scherni di Hawkins si erano sempre rivelati infantili ed inefficaci, ma Alyss non poteva dimenticare quanto divertimento avesse dimostrato di provare il Concasato nel deriderla -o nel provare a farlo, almeno-. Alla sua insinuazione, Desmond per poco non passò a miglior vita strozzandosi con la fetta di dolce che stava consumando con tanta ingordigia. La francese si stava chiedendo se non fosse il caso di intervenire con un Anapneo, non troppo tentata di farlo davvero, quando l’interlocutore riuscì a recuperare facoltà di parola -per sua sfortuna- e l’uso delle vie respiratorie. -Peggio della Cerenko? Morgana, vacci piano con gli insulti.- la verde-argento si studiò le unghie ben curate per qualche breve istante, riprendendo poi a sorseggiare il succo di zucca nel suo bicchiere, -E posa quel piatto, prima che l’idea di rompertelo in testa diventi davvero troppo allettante. Posò le mani sul tavolo, tamburellando le dita sulla superficie lignea. No, per quanto potesse desiderare di sfregiare il bel faccino da schiaffi di Desmond non si sarebbe mai arrischiata a farlo di fronte a tanti testimoni, soprattutto non con gli esami imminenti e il suo destino appeso al filo del giudizio degli Insegnanti. I suoi nervi erano già abbastanza provati senza l’aggiunta dello stress causato da un colloquio disciplinare con Kedavra per un’aggressione ad un compagno di scuola. Oh, il benedetto cartello. Uno dei suoi primi contatti con Glasgoow. La Grifondoro aveva creato quello striscione appositamente per Hawkins, in occasione di una partita di Quidditch, e il testo l’aveva fatta ridere così tanto da spingerla a chiedere alla ragazza se poteva prendere ‘in custodia’ il cartellone a fine partita. Alla fine, il cimelio era finito dimenticato sul fondo del suo baule. Rimuginando sull’evento, che sembrava appartenere a secoli prima, Alyss raccolse con l’indice un ricciolo di marmellata rimasto sul suo piatto, residuo del croissant che aveva mangiato, e lo portò alle labbra, gesto che sua madre avrebbe sicuramente disapprovato. Riusciva quasi a sentirla starnazzare a gran voce su quanto quel comportamento non fosse degno di una Purosangue del suo rango e su come avrebbe disonorato la sua famiglia se avesse replicato quel modo di fare di fronte ad un ospite importante. -Tanto perché tu lo sappia, quel cartellone esiste ancora.-
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