Hogwarts: Harry Potter Gioco di Ruolo

Posts written by J. F.

view post Posted: 1/4/2024, 16:06 Festa di San Patrizio - Testa di Porco
Jelonek era molto emozionato per il suo ruolo nella grande festa di San Patrizio. Per celebrare l'arrivo della primavera, aveva indossato una tuta da spinning anni Novanta, rosa shocking, con la cerniera bloccata a metà petto perché uno dei suoi figli (o forse entrambi) ci aveva mangiato sopra del croccante e dei pezzi di nocciolina caramellata erano rimasti incastonati tra i dentelli in eterno. Non era un problema: Jelonek era ansioso di abbronzarsi, anche se i suoi occhi non lo erano, infatti alla tutona con i capezzoli fuori aveva abbinato una fascia per capelli viola (uno dei colori forti di quella stagione) e due sfavillanti occhiali da sole cat-eye tempestati di gemme colorate di plastica (preziose, anche se di plastica). Sospettava che facessero parte di un qualche kit per bambini "CREA I TUOI MAGICI OCCHIALI DA SOLE" e lui aveva fatto proprio questo. In ogni caso, visto che il Testa di Porco non era abitualmente frequentato da gioiellieri, Jelonek contava che nessuno si sarebbe accorto che non erano veri zaffiri, smeraldi e diamanti, infatti si sentì tutti gli occhi addosso mentre entrava, inciampava sui propri piedi per via delle buche che gli mostravano le lenti tarocche, e barcollava fino al bancone.
C'erano molte persone in attesa di bere, con volti distorti dalle lenti di plastica bruciata; alcune di queste gli facevano paura, altre gli stimolavano grande curiosità. Con gli occhi lacrimanti per la tortura oculare (contava di perdere qualche altra diottria con l'uso prolungato di quegli occhiali) e un principio di mal di testa che ben si abbinava a quel preludio di ubriachezza, Jelonek si appoggiò al bancone con maestria, sbattendo il gomito - più educato di sbattere il pugno, e nel suo caso del tutto accidentale.

- È qui la festa? - chiese, cool. Tutti - o almeno, Eustass - sapevano che non poteva bere quindi la sua presenza a un evento del genere avrebbe sbalordito i presenti. - È arrivato il giudice!

Eustass gli aveva anticipato che c'era un ruolo speciale per lui alla festa. C'era un secchio posto vicino al bancone, ed emanava l'inconfondibile sentore di cacca di capra lavata da un Gratta e Netta. Ma Jelonek non aveva di che preoccuparsi di ciò che Eustass aveva scelto come nuova sputacchiera. Di certo non c'entrava nulla con il ruolo del giudice.

- Come va, bella gente? - chiese alla massa di volti distorti e rossastri davanti a lui, più che altro per capire chi fossero. Era sicuro che la miopia fosse ormai incombente.

J. F.
view post Posted: 28/12/2023, 16:17 Decima Battaglia a Palle di Neve di Hogwarts - Lago Nero

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Jelonek non credeva più nella guerra. Arrivò alla Battaglia a Palle di Neve con indosso il suo completo hippie e i suoi occhialini rotondi e camminò nella neve, con qualche starnuto a causa del pepe sparso dal Babbo Babba appeso al suo collo (un pendaglio di Madama McClan's che valeva davvero ogni singolo galeone) e allargò le braccia, scuotendo il capo illuminato (dall'universo, non dal sole: il tramonto aveva già portato via fino all'ultimo raggio e nemmeno quello era un caso: doveva c'entrare con i vibe negativi che provenivano dalla battaglia, tra persone che si odiavano e si lanciavano palle. Terribile) e avvicinandosi ai suoi fratelli e alle sue sorelle.

- Amiamoci. Perché invece di fare alla guerra, non...?

Non terminò mai la frase. L'universo lo fece scivolare e rotolare fino ai piedi di Maxìme Delacroix. Cosa poteva significare?

J. F.
view post Posted: 28/12/2023, 16:12 Pranzo di Natale 2023 - Sala Grande
Sarebbe stato un Natale felice.
Jelonek si avviò al castello con un certo entusiasmo, il che, di per sé, era già un'occorrenza abbastanza rara. Dopo il lungo alterco con Evey, aveva deciso di impiegare tutte le sue energie, i suoi chakra e il suo vibe nello sforzo di vedere la vita con un occhio molto più positivo. Era più sereno un mondo senza colpe né responsabilità: leggendo vari libri di auto-aiuto, come "FATTI PESTARE E SII CONTENTO" aveva capito che l'universo gli avrebbe restituito tutto ciò che avrebbe mandato, e la sua frequenza, in quel momento, parlava di AMORE.
AMORE E LANA, nello specifico.
Aveva cucito un sacco del tutto simile a quello di Babbo Natale, una tradizione Babbana incomprensibile sottolineata dal pendaglio a forma di cappio che aveva comprato dal Madama McClan's per l'occasione (supponeva che l'occasione non volesse celebrare un mini Babbo Natale, nello strano modo in cui lo chiamava la comunità magica, nell'atto di strangolarlo, e probabilmente lui sarebbe stato il solo a vedere qualcosa di violento nell'allegra immagine del pupazzetto che scalava la sua lunga collana, ma era proprio questo il problema: doveva lavorare per sviluppare una visione del mondo molto più ottimistica, e priva di cose cattive. Il suo sacco, comunque, avrebbe avuto qualcosa a vedere con quello del vero Babbo se quest'ultimo fosse andato in giro con un patchwork che univa vecchio cuoio sintetico, poliestere, e pezzi di sacco dell'umido tutti cuciti insieme. Una delle sue creazioni più riuscite: in alcuni piccoli pezzi era riuscito a integrare persino la buccia di una cipolla.
In linea con il suo nuovo vibe, indossava un completo a due pezzi tie-dyed: inizialmente bianco, aveva creato il suo tipico design a cerchi concentrici buttandovi tutta la vernice che riusciva, e poi annodando il tessuto. Il risultato era un'ipnosi variopinta, a cui aveva associato due occhialini tondi dalle lenti specchiate, per proteggersi dal riverbero sulla neve, e i suoi ultimi acquisti: il Berretto Regalidee che non aveva usato per i regali, ma il cui design era irresistibile, e ovviamente il pendaglio con il Babbo assassino. La figurina lo aveva già ricoperto di pepe, così fu con una certa dose di starnuti che Jelonek fece il suo ingresso, qualche secondo prima che il DOLORES finisse di parlare.
Non ebbe il tempo di sedersi sulla panca e cercare la sua famiglia, quando Jace Steewood, noto accademico della Trasfigurazione nonché compagno di vecchie avventure, gli porse un cracker.

- Buon Natale, Jace! - esclamò, festoso, prendendo posto vicino al grande Trasfiguratore. Sperava che non fosse qualcosa di pericoloso; cosa faceva un Trasfiguratore quando alzava un po' il gomito nell'ambito di un banchetto? Ti trasformava il naso in una patata, o peggio ancora, la patata arrosto in un naso? Jelonek cercò di non pensarci ma non poté fare a meno di occhieggiare il calice dell'illustre professore.

- Lascia che ti versi un po' di succo di zucca. Ahah, è Natale, suvvia!

Riempita la sua coppa, si sentì un po' più tranquillo, ma si coprì comunque il naso per evitare futuri rischi.

- Saremo colleghi! - annunciò con una risata di cuore, cercando di abbandonare la vibrazione di FASTIDIO che l'aveva colto quando Dolores lo aveva spoilerato. - È per questo che non ho chiesto un Permesso.

Alzò appena la voce per farsi sentire dal Dirigente Sheldon, che gli faceva PAURA, ma scacciò quella frequenza inviando invece verso l'universo un senso di affetto per le regole del Dirigente. Ora era il momento di donare.

- Famiglia!

Chiamò, ancora confuso su chi fosse presente: intravide Javier e i suoi occhi si velarono un po'. Pensò a se stesso, a Jace e a Javier: tre uomini, tre J. Era proprio vero che nulla accadeva per caso.

- Ho regali! Su, su!

Javier avrebbe trovato una Sciarpa Pandizenzero, Caledon un Maglione Caloroso e Evey qualche pezzo di gioielleria a tema natalizio: un Randolph's Charm con glitter rosa, un Braccialetto Dancing Light con luci verde-argento, e un paio di orecchini Christmas Carol in argento. C'era anche qualche altra sorpresa, relativa al suo percorso di miglioramento personale, ma aspettava che arrivasse il momento giusto per annunciarlo, a meno che Dolores non lo precedesse ancora, privandolo del piacere.

Shhh. Solo pensieri positivi.
Era un concentrato unico di amore e potere.

J. F.
view post Posted: 28/12/2023, 14:16 And a partrige in a pear tree - Madama McClan's
Jelonek si sentiva pieno di buoni propositi per il nuovo anno, e uno di questi era comprare i regali di Natale con largo anticipo; quindi, questo era l'ultimo Natale in cui si potesse permettere di comprarli all'ultimo momento.
Approfittò di questa libertà data dalla sua scarsa disciplina per trotterellare verso il suo negozio preferito di tutti i tempi: il Madama McClan's, il cui listino viveva nella sua testa senza pagare l'affitto.

- Buon Natale, Buon Natale!

Annunciò, felice di incontrare la calda atmosfera modaiola, a cui si aggiungeva quella ancora più comfy di puro Natale. La neve imbiancava Hogsmeade fuori dalle vetrine che mostravano maglioni e lane piene di brillantini. La scena non avrebbe potuto essere più perfetta.
Nella sua reclusione in casa, a superare la crescita dei suoi figli come se fosse un lutto (e lo era), Jelonek aveva trascurato la sua antica amicizia con i vicini, con cui aveva sempre cercato di mantenere ottimi rapporti, e con Lily Luna Pike, con cui condivideva la passione per i trend d'abbigliamento e la sartoria, nonché peculiari tratti caratteriali.
Sperò di incontrarla per recuperare un po' di pettegolezzi, anche se poteva immaginare quanto fosse impegnata in quel periodo. A chiunque fosse venuto a servirlo, avrebbe recitato:

- Vorrei una Sciarpa Pandizenzero e un Maglione Caloroso per i miei due... - si soffiò il naso nel suo grande fazzoletto a pois rossi. Era di lana, un materiale notoriamente non assorbente, ma lui sperava di rilanciarlo come tale. - Bambini. Ormai grandi. Sì. Vanno a Hogwarts... E poi un set di gioielleria della vostra collezione natalizia! Un Randolph's Charm con glitter rosa, un Braccialetto Dancing Light con luci verde-argento, e un paio di orecchini Christmas Carol in argento! E poi, vediamo, come autoregalo... È importante per la cura di sé, ecco... Un Berretto Regalidee rosa e un Babba Babbo Rampicante! Spero nel glitter, eheh.

Gli accessori per il Pranzo di Natale erano decisi.

J. F.
view post Posted: 27/12/2023, 02:42 Ballo di Halloween - Sala Grande
Ad aggiungersi alle difficoltà della situazione contribuì la risposta di Evey. Jelonek non sapeva che cosa si fosse aspettato, ma se fosse stata una risposta alla confusione degli ultimi mesi, l'aveva appena avuta. Gli era sembrato di avere fatto un passo avanti - che avessero fatto un passo avanti l'uno verso l'altra - ma il nuovo Incantesimo di Eustass trasportò nella realtà l'impressione di Jelonek: cento passi in cui si allontanavano, in quel caso, in verticale.
Jelonek credeva davvero che quell'esibizione avrebbe reso Evey fiera: quell'intenzione era stata determinante a fargli prendere quell'iniziativa. Non si sarebbe mai permesso di fare qualcosa che peggiorasse ulteriormente l'umore di sua moglie, che era sempre stata suscettibile quando si parlava di dinamiche di magia, e non per colpa sua: Jelonek se ne assumeva interamente la responsabilità, ormai. Sapeva che la sua paura per la magia era sbagliata, e ancora più grave era stato rivangare quel terrore dei suoi vent'anni, delle torture a Nurmengard, quando aveva visto di cosa Evey fosse capace. Era stato un incidente di cui lei non aveva alcuna colpa, ma lui l'aveva reso imperdonabile perché il suo passato gli impediva di reagire come un mago normale. Non era uno degli Altri Normali, e anche se per alcuni anni si era convinto che Evey appartenesse a un altro insieme estraneo, uno in cui potessero ritagliarsi un angolo, lei gli aveva ricordato ciò di cui parlavano nei loro primi incontri. Lei non temeva la magia, ed era sprezzante nei confronti di un uomo che si mostrava tanto vigliacco.
Quella sera era un tentativo di Jelonek di discolparsi. Cercò un senso negli occhi di lei, ma Evey evitò il suo sguardo, calcando in quella che sapeva essere una sua fobia: la sua Indiscreta Compagna era del resto la sua bussola per navigare le acque burrascose delle relazioni, e Jelonek, ora, si aggirava cieco.

(E terrorizzato. Sono fottutamente terrorizzato.)

Sarebbe stato difficile spiegarlo a Evey, e in quel mare di incomprensioni in cui Jelonek galleggiava piuttosto letteralmente, l'altezza stava velocemente diventando l'ultima delle sue parole.

- Sì. - riuscì a dire in un fiato spezzato, mentre la musica e il frastuono ricopriva le conversazioni (simili a insulti, ma senza guardare Evey negli occhi Jelonek non poteva godere della voce della reazione di lei, da sempre a un volume più alto rispetto al chiacchiericcio; gli parve un semplice scambio amichevole, mentre fissava la scena in un marasma di balli, a testa in giù - lui, non i balli). - Ti darò tutto!

Le promise, con il cuore che gli batteva davvero in gola per via della posizione. Intercettò una colonna, gli parve che Eustass dicesse qualcosa al riguardo, lo intuì dai pensieri dell'uomo mascherato da lui. Oh, Eustass sì che sarebbe stato in grado di gestire la difficile situazione coniugale in cui si trovava! Quando fosse riuscito a parlargli a faccia a faccia, gli avrebbe chiesto altri consigli, anche per capire come intrattenere conversazioni così lunghe con sua moglie - ormai, non ci riusciva quasi più.

- Eustass! - chiamò, sperando che Evey non lo sentisse. Intanto, abbracciava la colonna - niente più che un'incisione nella pietra della parete - con tutte le sue forze, ed era riuscito a poggiare con i piedi su una specie di capitello. Non si soffermò a vedere come classificarlo, ma era pronto a scommettere che fosse corinzio. - Sto pensando di tornare a insegnare Occlumanzia. Dalle cucine alla classe, eh? Che ne pensi?

Non lo sfiorò l'ipotesi che in quel momento, lui era un Sasabonsam e Eustass Jelonek Fedoryen, ma era sicuro che esistesse almeno un'associazione per i diritti delle Creature Magiche che sostenesse i Sasabonsam nella loro ricerca di un'istruzione.
Doveva crederlo. Come doveva credere di poter diventare un uomo migliore, degno di sua moglie, e di un amico come Eustass.

J. F.
view post Posted: 25/12/2023, 01:06 Ballo di Halloween - Sala Grande
Jelonek aveva l'impressione che ci fossero Persone Importanti a quella festa, come si conveniva a un evento del genere a Hogwarts, e si sentì certo che prima o poi qualcuno gli avrebbe detto di Non Fare Figuracce. Era qualcosa che si portava dietro da anni, e che nemmeno Evey - il sollievo dato dalla loro vita insieme, tutti i modi che lei trovava sempre di rassicurarlo anche su cose che ormai gli passavano inosservate, cose su cui non credeva di avere bisogno del suo conforto - era riuscita a sradicare.
L'istinto, però, lo sospinse a cercarla subito tra la folla; fu così che intercettò i pensieri che rivolse alle persone intorno a lei, ed erano pensieri neri. Questo lo fece smettere di urlare, qualcosa che aveva fatto per l'altezza - e perché conservava una paura cieca per la magia, una fobia che si era fatta solo ancora più grave nell'ultimo anno, ed era stata la causa dei suoi guai più recenti; eppure, lo fece desiderare ardentemente di tornare a terra.
Fu come se quel bisogno si materializzasse, proprio per merito di Evey - non era la prima volta che sua moglie si dimostrava più percettiva di lui, anche se priva di quella porcheria di potere che invece condannava lui dalla nascita, e che nel suo caso era completamente inutile.
Pensieri di rabbia.
Jelonek sentì di capirlo in quel momento, come un'epifania arrivata mentre era appeso al soffitto, tra l'agitarsi dei serpenti tra i capelli di lei (quasi non rabbrividì, questa volta) e gli ondeggiamenti che la gravità imprimeva sulle sue finte zampe.
Quasi non si accorse di essere calato a terra; realizzò solo di essere vicino a lei.
Lo aveva salvato, ancora una volta.
Rimase senza parole per un lungo momento in cui Eustass berciò contro di lui qualcosa riguardo all'inadeguatezza del suo grido, a una Miss Sasabonsam (se esiteva un concorso di bellezza per Sasabonsam, ebbene, lui l'avrebbe vinto, o almeno sarebbe arrivato secondo) e quelle riflessioni lo assordavano, ancora più dei pensieri altrui, ancora di più della musica.

Sono rimasto chiuso nella mia paura. E lei si è rintanata nella fortezza di paure che aveva prima. Ha rafforzato quelle mura con il mio stesso terrore, e con lo smarrimento che le ha fatto provare.

Forse, in un altro momento le avrebbe detto di chiamare Cal, di non farlo sentire escluso; si sarebbe sentito dispiaciuto all'idea di avere strappato le attenzioni della madre da lui. Si vedevano così poco...
Ma in quell'istante era semplicemente fulminato. Impalato non dalla paura ovvia della magia di Eustass, o da torture più antiche, ma dall'orrore del vuoto che aveva preso il sopravvento su Evey mentre lui non era riuscito a essere un uomo.
Le sfiorò il polso, come se fosse indegno di toccarla più a fondo.

- Evey, va... va tutto bene. Non ho...

Deglutì. Quella era una mezza bugia, e una mezza verità, come quelle che si raccontavano un tempo.

- ... non ho paura.

Né di Eustass. Né di te.

- Hai dei serpenti tra i capelli, e una bacchetta capace di tirarmi giù. - si schiarì la voce, con un sorriso timido. Gli sembrava caldo sulle labbra. Lei lo conosceva. - Non c'è niente di male che mi possa capitare, te lo a... AHHH!

Eustass lo tirò di nuovo per aria, ma questa volta Jelonek si coprì la bocca. Le aveva promesso che sarebbe stato coraggioso.
E al diavolo le persone importanti.

- P-più... più in alto! Ora... ora ti attacco!

Agitò un braccio a metri di distanza da Eustass, ma si aspettò comunque di vederlo ritrarre. L'eroe doveva temere il nemico, o non ci sarebbe stato alcun aspetto drammatico nella sua vittoria.

J. F.
view post Posted: 23/12/2023, 00:27 Ballo di Halloween - Sala Grande
In cuor suo, Jelonek non capiva perché, se Eustass doveva interpretarlo, avesse scelto una balestra finta. Le balestre finte non esistevano: se erano soltanto pezzi di legno senz'anima, non erano balestre. Stava ancora pensando a come fare a esprimere al meglio quel concetto scegliendo le parole giuste dal suo ampio vocabolario, quando Eustass lo trascinò via di peso, senza dargli nemmeno il tempo di protestare. Avrebbe protestato, certo; anche se si diceva che doveva lasciare Caledon e Evey ai loro spazi (INGIUSTO, visto che Cal aveva enormi spazi tutti per sé, aveva quell'intero castello) per un momento aveva quasi pensato...
(... che le stessi parlando. Per davvero. Che Evey mi stesse finalmente parlando e che io potessi scusarmi con lei per essere un tale vigliacco.)
Non sapeva nemmeno da dove venisse quella voce, ma diceva il vero. Era però una nota nel coro discordante nella sua testa, quello che parlava tutto il tempo, a volte coprendo pensieri sensati, e i sussurri invadenti della sua Indiscreta Compagna.
Jelonek guardò Eustass, chiedendosi se fosse l'uomo giusto a cui chiedere consigli di donne. Era strano vederlo senza un bancone e uno strofinaccio di mezzo, e non era certo che gli ispirasse la stessa fiducia. Erano come quegli amici con cui si credeva di poter spaccare il mondo finché ci si trovava sui banchi di Hogwarts, ma che poi si dimenticavano al primo Natale dopo il Diploma?
Jelonek non avrebbe saputo dirlo, visto che non aveva mai avuto amici a Hogwarts. Non come Cal, per non parlare di Javier, già avviato a sua volta verso una carriera popolare e vincente.

- Quale forza in camera da letto? - domandò confuso. Di tanto in tanto Evey gli chiedeva di spostare i mobili, forse per rassicurarlo sul fatto che fosse ancora virile. Lo faceva per dimostrargli che la magia non era sempre indispensabile. Ma in realtà lo era, perché più di una volta Jelonek si era tirato un muscolo della schiena e le aveva detto che la cassettiera di traverso nel passaggio tra il corridoio e il letto fosse una scelta d'arredamento moderna.
Forse Evey aveva chiesto a Eustass di spostare dei mobili, e ora lui ci scherzava su.

- Quale sorpresa? - chiese ancora, grattandosi la tempia. - Intendi quelle scatole con il pupazzo che spunta fuori? Mi fanno un po' paura. Ma non penso che riuscirei a infilarmene una sotto una gonna cortissima.

Se il padre di Evey ne fosse stato in grado, tuttavia, sarebbe stato un uomo da ammirare.

- No, niente birilli. Cal è sempre stato più uno da palla da bowling, nel senso, la lanciava contro la mia credenza preferita piuttosto che contro i birilli nella pista di plastica che gli avevo costruito. Devo dire che la credenza è diventata molto più bella, ma lo sportello non si apre più come prima. Non è colpa di Cal.

Si schiarì la voce.

- Senti, Eustass... Cos... AHHHH!

Stava per affrontare l'argomento più importante della sua vita, e proprio in quel momento, l'Insegnante di Volo lo mise... in volo. Un raggio invisibile si abbatté contro i suoi vestiti, che presero a tirarlo verso l'alto.
Qualcuno della folla di invitati importantissimi lo guardò fluttuare; si diffusero sussurri. Jelonek sapeva che quello era il momento di fare il Sasabonsam, ma non riusciva a pensare ad altro che al terrore.
Evey. Devo essere coraggioso per...

- AHHHH!

Esclamò, alzando le braccia. Anche le braccia finte del Sasabonsam lo seguirono. Forse si era appena risolto il mistero di come facessero a essere tanto spaventosi: erano soltanto spaventati dalle altezze.

J. F.
view post Posted: 3/12/2023, 17:33 Ballo di Halloween - Sala Grande
Mentre aspettava l'input di Eustass, Jelonek si ritrovò confortato dal calore delle dita di Evey sulla sua mano. L'aveva presa senza davvero pensarci, perché tutti quegli anni che avevano passato insieme gli avevano donato un ventaglio di nuovi istinti, e riguardavano tutti lei.
C'era della naturalezza nell'averla vicino. Era come avere provato un balletto per anni e sentire i propri muscoli scivolare nelle movenze, senza che nulla dovesse passare per il controllo della sua coscienza, il che era un bene: la coscienza di Jelonek non dormiva mai, e da quando era nato lo teneva sveglio la notte. Non c'era da stupirsi che fosse un po' lenta nell'elaborare tutto.

- È cresciuto... sì. - mormorò, cercando di non abbandonarsi al pianto. - Ma non è vero che non sia bravo. Balla, è popolare, si dà da fare... Sono ragazzi, ahah. Ma questo non significa che non sia bravo anche tu, Jav.

Si affrettò a precisare. Aveva letto numerosi volumi sulla competizione tra fratelli ed era importantissimo che lui e Evey non l'alimentassero. In effetti, era qualcosa di cui avrebbe voluto parlare con Evey da molto tempo ma qualcosa gli suggeriva di non farlo davanti a Eustass. Visto che Javier non se n'era ancora andato, comunque, ci tenne a sottolinearlo:

- VI AMIAMO ENTRAMBI ALLA STESSA MANIERA! - urlò, appassionato. Per fortuna per tutti (tranne che per i figli Fedoryen che avevano bisogno di quella rassicurazione) la musica ormai era abbastanza alta da coprire la sua invocazione.

Jelonek girò la testa verso Evey, dimentico ancora una volta dei serpenti, e di nuovo sobbalzò, ma se si fosse osservata quella reazione da vicino, si sarebbe visto che il sussulto era stato decisamente più contenuto. Si stava abituando. Ma quei suoi tentativi riguardavano proprio un progressivo riabituarsi al pericolo perenne che lo circondava.
Ci aveva riflettuto a lungo, più Evey lavorava, più lo lasciava da solo. C'erano libri che dicevano che in una relazione sana non si dovessero mai travalicare i limiti messi dall'altra persona, ma quella definizione era troppo generica per lui. Aveva interpretato il tutto credendo che i sentimenti - e il matrimonio, oh! - legittimassero la volontà di prendersi cura l'uno dell'altra, ma aveva scoperto che ciò non valeva con le rispettive paure.
Se la paura era sbagliata, doveva essere schiacciata e rifiutata completamente, anche dalle persone che ti vogliono bene.
Jelonek aveva molta esperienza con persone che lo deridevano per il suo terrore, e facevano di tutto per accrescerlo. Anzi, si poteva dire che avesse esperienza soprattutto con quelle; era il CEO delle vittime di gente che ti punisce perché hai paura di qualcosa.
Quindi capiva Evey alla perfezione. Nella solitudine in cui lo aveva lasciato, aveva capito che reagire con paura a un uomo che rischia di essere ucciso dalla stessa magia con cui era stato torturato lui stesso era profondamente sbagliato; il genere di cosa che doveva disabituarsi a condividere con Evey, o il prezzo da pagare sarebbero stati altri anni di vuoto e silenzio.
Lui era il CEO anche di quelli.
Il senso di quell'esibizione con Eustass era proprio questo, e Jelonek sperava con tutto se stesso che lei lo capisse. Era una fortuna che Evey e i suoi serpenti potessero assistere. Ora, lui non desiderava altro che dimostrarle che avrebbe provato quella paura fino al midollo, ne avrebbe tremato e si sarebbe lasciato tormentare dal terrore in ogni suo incubo, e in ogni sua veglia, ma ciò non lo avrebbe fermato.
Erano rimasti pannolini da quando i ragazzi erano ancora troppo piccoli, del resto (ne aveva fatto una scorta che sarebbe bastata per venticinque anni, e Jelonek sperava che infatti che la fase pannolino durasse così tanto). Se avesse dovuto indossarne uno ogni volta che Evey riteneva che non dovesse avere paura della magia, ebbene, lui era un mago adulto e lo avrebbe fatto.
Era difficile spiegare tutto questo, ma Jelonek sperava che l'esibizione dicesse più di mille parole. Doveva farsi sconfiggere e crocifiggere da Eustass AUROR Hawkins, e lo avrebbe fatto per dimostrare a sua moglie che lei avrebbe potuto fargli qualsiasi cosa, e lui non avrebbe fiatato. Per non turbarla. Per non farla andare via.

- Devo farlo. - le disse, con un sorriso sincero. Provò la tentazione di accarezzarle la guancia, ma non voleva che venisse interpretato come un segno di debolezza da parte sua. D'ora in avanti sarebbe stato un vero duro. Con pannolini, ma duro.

Proprio in quel momento arrivò Caledon, e il sorriso di Jelonek si ampliò ancora mentre lasciava andare la mano di Evey.

- Oh, Merlino! Divertitevi!

Si voltò verso Eustass, chiedendosi se avesse un fazzoletto, ma senza osare domandarlo ad alta voce. Evey era occupata: era ora di allontanarsi.

J. F.

Edited by J. F. - 4/12/2023, 20:18
view post Posted: 29/11/2023, 03:33 Ballo di Halloween - Sala Grande
Evey sembrò molto felice di vederlo; Jelonek era pronto a scommetterci, anche se si basava più sulla fiducia che non su un'occhiata diretta. Non solo per via del vero mostro che albergava dentro di lui, un mostro femminile che aveva trovato un gemello (maschile... per qualche ragione, Jelonek sentiva che fosse maschile) negli impulsi violenti di lei, ma anche perché quei serpenti, come tutto ciò che era magico (a parte qualche gomma da masticare rimbalzante, se ne erano mai state inventate) era davvero terrificante.
Quindi, piuttosto che guardarla per bene in quella manifestazione paurosa, Jelonek si basò sul proprio intuito, e sul riflesso negli occhi eccitati di Javier.

- No, non andare! Devono ancora suonare Party Like a Minister for Magic, almeno credo... Forse era quell'insieme di note suonato lì e mi sono confuso. Eheh - disse Jelonek, con un occhiolino a Evey; un occhiolino che lo terrorizzò, costringendolo a deglutire di nuovo. - Hai fatto qualche conquista? Mi sembra che tuo fratello stia ballando solo con uomini. Ma non c'è niente di male.

Non avevano fatto quel discorso a Caledon, non da quando aveva un'età adatta a comprenderlo, per lo meno (Jelonek si era abbandonato a molte dissertazioni politiche mentre il pargolo era ancora nella culla e rispondeva ai suoi quesiti filosofici rigurgitando), ma Jelonek e Evey erano genitori molto progressisti. Se Caledon avesse voluto avere fidanzati uomini e amiche donne, sarebbe stato tutto a posto. Non avrebbe dovuto sentirsi meno virile o cose del genere.
Con un'altra occhiata complice a Evey che gli spedì un lungo brivido da horror tra le vertebre, Jelonek colse una qualche approvazione, o forse, ancora una volta, la immaginò: avrebbe dovuto rifare il discorso a Caledon, magari proprio quella sera, se lo avesse beccato in un gruppo di altri amici che potessero ascoltarlo a loro volta e trarne insegnamenti preziosi.

- Cal... sta facendo il bravo, vero? Come Javier? - domandò Jelonek, a voce appena più bassa. Si affiancò a Evey, trovando conforto dal calore dei suoi abiti, della sua spalla, di quel braccio che lo aveva avvolto tante volte, e che conosceva benissimo. Quello non faceva paura, ed era disposto a tralasciare la minaccia del serpente per un po'.
Le prese la mano.

- Ci pensi? È il primo ballo per Javier. Possiamo solo sperare che non ci siano quei ragazzi che regalano Polvere Lucinogena in qualche angolo.

La Polvere Lucinogena era passata di moda da mesi, ma Jelonek amava rileggere i vecchi giornali. Ne avevano fatto un reggi-carta igienica in bagno e non c'era mai molto da leggere, con la muffa e tutto.
Inoltre, la Polvere Lucinogena non era affatto regalata, ma spacciata. Però, Jelonek si trovava sotto una minaccia troppo immediata per fare quelle distinzioni.

- La storia della donna con i serpenti. Sì. - disse, fingendosi nient'affatto impaurito. - Io invece sono un Sasabonsam. O meglio, io non sono io. Il Sasabonsam è... be', una creatura. Questo lo sai. Credo che tu li abbia combattuti davvero, non per finta.

Un gran sorriso si aprì sulle labbra del Legilimens quando Eustass si fece largo tra la folla. Il suo gusto per la moda era eccezionale come sempre, anche se Jelonek individuò un solo elemento che fosse indiscutibilmente suo. Una lunga esclamazione gli sfuggì dalle labbra alla vista del Docente di Volo, il signore della festa.

- Oh, incredibile! Signor Hawkins, ti presento Evey. Evey, mia moglie... tua moglie... ah - ridacchiò. Non aveva ancora apprezzato appieno la genialità di quell'idea. Non stava proprio più nella pelle. Inoltre, Evey e Eustass si conoscevano da abbastanza tempo da farsi battute che Jelonek non capiva senza l'ausilio della sua Indiscreta Compagna, ma era un ballo, e non esistevano feste senza presentazioni.

- Eustass, quella balestra ha visto giorni migliori. Ma anche peggiori. - il suo occhio critico appassionato di balestre non si poté esimere. - Mmm... che cosa ne pensi, Evey? Voglio solo dire che Eustass... cioè, me... dimostrerà un notevole coraggio. Eustass... cioè, me... il me con una balestra floscia... non ha paura di niente.

Le lanciò un'occhiata furtiva.

- Di niente. E nessuno. Lo vedrai.

Le strinse le dita nella sua presa. Poi tornò su Eustass.

- Da cosa sono travestiti i travestiti dell'ultima fermata del Nottetempo? - domandò con genuina curiosità. Se c'era un Carnevale sul percorso del Nottetempo, doveva saperlo. Sarebbe stata un'idea fantastica per una domenica con Caledon e Javier.

J. F.

Edited by Kedavra - 1/12/2023, 02:33
view post Posted: 12/11/2023, 01:45 Ballo di Halloween - Sala Grande
Nessuno aveva mai davvero spiegato a Jelonek che i balli in maschera non erano soltanto occasioni in cui indossare vestiti bizzarri, ma che tipicamente quei vestiti significavano qualcosa, o dovevano rappresentare qualcuno.
Era una di quelle abilità innate che Jelonek possedeva senza averle mai chieste (da qui, innate), ma se gli veniva spontaneo vestirsi da qualcosa un po' tutti i giorni della sua vita, ma specialmente nei balli in maschera, non aveva mai davvero capito che anche gli altri lo facessero, piuttosto che limitarsi a sfoggiare le cose più insolite dei propri guardaroba.
Questo era dovuto al fatto che, nonostante Jelonek fosse un grande lettore, il suo campo di competenza non abbracciasse proprio la cultura generale, quanto piuttosto una sua sotto-nicchia molto specifica: di solito era ascrivibile al genere di uomini-con-enormi-pettorali-senza-camicia-che-abbracciano-donne-in-corsetti-stretti-sempre-con-grandi-pettorali, e capelli lunghi e fluenti che si intrecciavano nel vento. Ora, quello poteva non essere un genere, ma era sicuramente la copertina più ricorrente nel suo genere di letture. E non vedendo nessuno con gli attributi di Josh Bacchettone, il protagonista ricorrente di quelle storie (Josh non nascondeva i suoi attributi, ma in effetti, vista l'occasione sociale, forse sarebbe stato più opportuno che chiunque scegliesse quel travestimento lo facesse, e se lui avesse avuto quell'idea, sarebbe girato con una banana dietro un pareo).
Insomma, si era già perso dentro se stesso, proprio nella camera magmatica di quella testa che la gente (cioè, lui) definiva un vulcano di idee, dopo pochi passi nella Sala Grande. Il che era comunque un progresso, visto che di solito, oltre a perdere se stesso, Jelonek perdeva anche l'orientamento.
Sala d'Ingresso, Sala Grande: era impossibile immaginare che due nomi tanto ridondanti si riferissero a stanze adiacenti, ma era proprio così.
Un'occhiata al palcoscenico fece rimpiangere a Jelonek i mitici Anni Settanta, dove suonavano band con membri veramente arrabbiati, o almeno così credeva, visto che non ascoltava band Anni Settanta. Invece, oltrepassando i suonatori, non poté fare a meno di pensare che facessero un buon lavoro.

- Avanti così. - li incoraggiò con un sorriso e un pollice alzato, visto che nessun altro sembrava complimentarsi con loro. Invece, erano tutti impegnati a chiacchierare e lanciarsi occhiate seducenti a vicenda.

Era qualcosa che avrebbe dovuto perfezionare, ma ci pensò troppo tardi. Si diresse al tavolo del banchetto in un ancheggiare di braccia di Sasabonsam: a quelle sbrindellate del suo mantello aveva aggiunto alcune vecchie sciarpe, e pannolini ecologici di stoffa ormai inutilizzati (aveva cercato di convincere Javier a portarli ancora, purtroppo senza successo) ridotti a lunghe strisce. L'idea era di far emergere le sue braccia da tutte quelle frange (qualcosa degli anni Settanta che amava per davvero) e minacciare la popolazione di Hogwarts quando fosse arrivato il momento. Siccome non ricordava bene che aspetto avesse un Sasabonsam (ma, diciamolo, chi lo sapeva davvero?), aveva indossato una tuta di perline aderente nera, con lustrini e altre frange, che lo ricopriva dai muscoli delle braccia, faceva risaltare la sua pancia invernale, gli attributi di Josh Bacchettone che però non facevano parte del travestimento, e scendeva fino alle sue caviglie da cui, lo si doveva dire, spuntava qualche pelo (in quella stagione trascurava un po' la depilazione, concentrandosi sull'idratazione delle nocche).
In quel caso, delle sue nocche si vedeva ben poco: indossava guanti da forno ristretti, riadattati così da avere le dita molto più lunghe di quelle che li riempivano, e vi aveva dipinto le ossa di uno scheletro. I suoi capelli erano raccolti all'indietro, e gli occhi cerchiati da tutte le matite nere che aveva (non ne trovava mai una con la punta quando serviva e Evey era sempre al lavoro, anche quando aveva bisogno di qualcuno che gliele temperasse).

Jelonek voleva vedere Evey senza essere visto. Il suo intento per quella sera era esibirsi insieme a Eustass, che sarebbe arrivato alla festa travestito da lui, e poi farsi sconfiggere da se stesso (che era Eustass, perché lui interpretava, appunto, il Sasabonsam da sconfiggere). In tutto questo, avrebbe dimostrato a sua moglie che non aveva paura di niente, nemmeno di lei.
Si guardò intorno speranzoso, salutò con una bracciata Caledon che doveva essere impegnato a parlare di lui con la sua ragazza (non vide la ragazza perché aveva occhi solo per i suoi figli quando c'erano loro) e quasi non ribaltò le patatine del suo secondo genito, che era fermo a parlare con qualcuno.

- Oh! Merlino! JAVIER! - sospirò Jelonek, imponendosi di non piangere. Javier viveva al castello, adesso, rapito da Hogwarts e dalle sue meraviglie, come accadeva sempre in quel mondo malato in cui vivevano.
Fece per baciarlo sulla fronte, ma poi si ricordò Che Era Grande, e allora gli tirò un colpo sulla spalla e gli offrì un fist-bump, che era il loro saluto segreto.

- Come sono le patatine? Hai preso il ketchup? Se vuoi... Se vuoi torno a casa e preparo il mio, quello speciale con la curcuma. Aspetta...

Fece per voltarsi, poi gli venne in mente di chiedergli di nuovo se davvero non avesse più bisogno dei suoi pannolini, quando si rese conto che la donna con cui Javier parlava era in grave pericolo: una mandria (?) di serpenti le stava divorando la parrucca.

-AH! AIUTO, AIU...

La situazione, come gli suggerì il battito di ciglia successivo, era ancora più grave: la donna in pericolo era Evey. E lui si era detto di volerle apparire coraggioso.

- Devo... devo... - si coprì la bocca con la mano. - Evey, hai... hai qualcosa in testa. Ma... rimani calma. Rimaniamo tutti calmi, io...

Doveva chiamare Eustass. Come sempre, quando c'era bisogno di Auror, non se ne trovava nemmeno uno.

J. F.
view post Posted: 5/11/2023, 23:09 Sasà - Testa di Porco
Jelonek non era una bestia, ma si spaventò comunque quando Eustass batté il pugno sul tavolo. Diede in un gran sussulto, che però gli concesse il tempo di riflettere bene sulla situazione: Eustass era davvero un suo grande amico, e il fatto che gli rivolgesse sempre tante battute, per di più di fronte alla clientela - che, si sa, va sempre intrattenuta - era una dimostrazione di enorme affetto nei suoi confronti.
A riprova di quelle considerazioni, ben presto l'attenzione dell'Arbitro fu catturata. Jelonek sapeva che la sua era un'idea eccellente, e tutti sapevano che in presenza di idee eccellenti ci si poteva rivolgere soltanto a Eustass.

- Proprio così. Quello. - confermò, quando il Locandiere pronunciò la lunga parola che indicava la Creatura di cui Jelonek, come l'intero castello, conservava un ricordo visivo, anche se non accademico. Poi, visto che Eustass aveva introdotto un nomignolo giocoso, e Jelonek sapeva molto dell'argomento, arrivando persino a scrivere una lettera al Settimanale in cui disquisiva di come fosse appropriato chiamare amici e parenti, aggiunse:

- Idiota. - con un sorriso. C'era andato leggero, ma di solito trascorrere qualche ora in compagnia di Eustass lo arricchiva anche a quel riguardo. Tornava sempre a casa con nuovi insulti, per quanto spesso se li dimenticasse, e ciò gli desse la scusa per tornare al Testa di Porco.

Un'abitudine sana, quella di visitare la locanda del paese ogni giorno, possibilmente per tutto il pomeriggio, fino all'orario di chiusura.

- Ecco, mi trovo nella situazione di impressionare mia moglie. Sai... - abbassò la voce in tono cospiratorio anche se non ce n'era assolutamente bisogno. - Evey. Mia moglie. La madre dei miei figli. Si è arrabbiata perché io mi sono spaventato perché ha quasi ucciso un uomo.

Scosse le spalle, anche se in realtà quello era tutt'altro che un problema leggero. In effetti, a pensarci, gli vennero un po' gli occhi lucidi, ma non aveva indossato il suo mascara waterproof quel giorno, dunque preferiva evitare pasticci.
Si limitò a tirare su con il naso.

- E ho pensato che forse, lei potrebbe vedermi... sconfiggere quei mostri. Forse questo, in qualche modo...- si grattò il lobo dell'orecchio. - La convincerà che ho superato la mia paura. Non è vero, naturalmente. Ma è importante che lei lo sappia, o continuerà a non parlarmi e a lavorare per giorni interi. Insomma...

Si allungò per prendere lo straccio con cui Eustass stava lucidando i bicchieri e si soffiò il naso, dopo avergli tirato una pacca sulla spalla come unica richiesta di permesso.

-... magari potresti vestirti da me? Da lontano lei non si accorgerà mai che io sono il mostro. Io e te... ci assomigliamo. Tipo, senza maschera, magari. Con la maschera un po' meno. Ma magari, da dietro...

Lo guardò con i suoi occhi da cucciolo. In realtà erano soltanto gonfi, inghiottiti dalle occhiaie sempre più calcate, e dalle palpebre pesanti di un uomo che non conosceva tregua.

- Che ne pensi? Vorresti vestirti da me?

Starnutì.

-... imbecille?

Terminò con un sorriso timido.

J. F.

Edited by J. F. - 11/11/2023, 17:06
view post Posted: 31/10/2023, 22:31 BOLLETTINO - Ottobre/Novembre 2023 - Bollettini
Partecipo con Eustass quindi mi sa che vinco, comunque ecco.
È l'esibizione di gruppo tra l'altro
Ecco.

PROVA

J. F.
view post Posted: 30/10/2023, 15:10 Sasà - Testa di Porco
Il cambio degli armadi avveniva circa ogni due settimane in casa Fedoryen, ma a seconda dei livelli di stress di Jelonek, anche un po' più spesso. Gli scavi nel vecchio guardaroba (era vecchio come tutto il resto, non in maniera particolare) portavano di solito alla luce ricordi straordinari sui figli che ormai avevano preso il volo dal nido, e quindi, l'abitudine di mettere in ordine i vecchi vestiti era spesso accompagnata da fiumi di lacrime. Jelonek si trovava a piangere spesso, specie ora che anche Javier se n'era andato. Tanto per provare qualcosa di diverso, aveva ricominciato a farsi lunghe passeggiate con il collo scoperto, nella speranza che gli venisse un bel mal di gola in tempo per Natale.
Lo scavo archeologico di quel giorno non aveva solo rivelato altra commozione (era andato davvero in profondità, tanto da scovare un pannolino - per fortuna non utilizzato - di Caledon: era suo, Jelonek lo sapeva senza dubbio, perché decorava sempre le iniziali dei suoi figli su ogni vestito e accessorio, e un pannolino era un po' entrambi) ma anche un inaspettato spunto creativo. Infatti, un mantello che aveva usato per scaldare i suoi bambini in una tempestosa notte di chissà quanti anni prima, quando Evey era al lavoro - come sempre - e loro tre erano cozy, tutti insieme, tutti a tremare nella loro casetta come in un romanzo di Darles Chickens (uno degli autori che Jelonek preferiva, specie ora che si considerava anziano), era stato rosicchiato dai topi, che avevano così creato una suggestiva serie di lunghe frange.
Il che aveva dato a Jelonek un'idea.
Evey, con i suoi vestiti grigi e la sua faccia ancora più grigia, non era la persona giusta a cui chiedere di partecipare a un'esibizione di Halloween - a sorpresa, il simpatico Preside aveva indetto proprio un'iniziativa simile, e diciamolo, rispetto a un banale Ballo, non si poteva desiderare niente di meglio - anche perché Jelonek teneva a che sua moglie fosse nel pubblico, pronta a votarlo come migliore attore. A quel punto, a Jelonek serviva solo un partner per il suo crimine.
Si divertì molto a pensarlo in quel modo, mentre entrava al Testa di Porco e cercava la sagoma del suo amico Eustass dietro il bancone.
Sedette, aspettò che lui dicesse "Il solito?" ma quell'idea lo elettrizzava e lo rendeva un po' impaziente, così ci pensò direttamente lui.

- Salve, ehilà. Il solito per me, grazie. Ovvero, piscio di cammello.

Era solito bere piscio di cammello? In realtà no, era la prima volta che si accorgeva che uno scarto corporeo facesse parte in effetti del menù del pub (un problema di attenzione, perché in realtà nella lista figurava anche del muco), ma era in vena di cose nuove, e il piscio sembrava una scelta avventurosa, in linea con la sua proposta.

- Eustass, ciao. - insisté, visto che non era riuscito a ottenere la preziosa attenzione del locandiere. - Sono qui! - agitò la mano davanti alla maschera dell'amico. A chi non avrebbe fatto piacere?

-Volevo dirti dell'esibizione, no? Quella di Halloween. C'è un mantello che mi può far sembrare uno di quei mostri contro cui abbiamo... be', avete combattuto qualche tempo fa... te li ricordi? Avevano braccia e gambe scheletriche, molto lunghe.

Si grattò la tempia.

- Sas? Sara? No, non era un nome femminile. Comunque, quelli che si arrampicavano. E SE IO MI VESTISSI DA UNO DI LORO e tu mi sollevassi con la bacchetta, oddio, l'idea mi mette in soggezione ma sarei anche emozionato, e poi potresti tipo sconfiggermi. Magari non con la magia, eheh, quello farebbe un po' paura. Potresti lanciarmi dei peluche e cose così. Eh? Che ne dici?

Non avrebbe potuto spiegarlo in maniera più chiara. E chi avrebbe potuto dirgli di no?

J. F.
view post Posted: 6/9/2023, 02:48 Il Fabbricante di Lacrime - Abitazioni
Era un po' che Jelonek Fedoryen non faceva assolutamente niente, ma in quel momento preciso stava piangendo.
Esisteva una teoria secondo cui la produttività si dilata a seconda del tempo che si ha a disposizione (più tempo, meno produttività) e Jelonek la stava vivendo proprio sulla sua pelle. Dopo il pezzo d'opinione che aveva spedito al Settimanale delle Streghe aveva cercato di re-inventarsi come scrittore freelance femminista, ma a parte prendersela (ovvero, sorridere con un lieve imbarazzo prima di scappare) verso coloro che per strada gli dicevano che stava facendo il "mammo" quando lo vedevano con Javier (aveva sperimentato la risposta dignitosa da dare davanti allo specchio, provandola in tutte le pose: "NON SONO UN MAMMO, SONO UN PAPA'") tanto la carriera quanto la sua lotta di liberazione femminista si erano un po' arenate.
Aveva cercato di dedicarsi allo yoga, alla meditazione, allo stretching e al jogging con Javier sulle spalle, in giri concentrici intorno alla casa, ma c'erano sempre stati incidenti domestici più o meno gravi che gli avevano impedito di avviare uno stile di vita sano. Javier riempiva le sue giornate, in un certo senso, ma ora che aveva cominciato a parlare (già da qualche annetto, a dire il vero, ma i figli crescevano così in fretta che a lui sembrava che Halloween fosse appena passato, la prima umiliazione pubblica con Caledon fosse avvenuta giusto ieri e che non fosse trascorsa che una settimana dall'ultima volta che il suo primogenito gli si era aggrappato al capezzolo, aspettandosi il latte) si era reso necessario qualche modo per ingannare il tempo libero.
Jelonek non dormiva, quindi era importante trovare qualcosa da fare.
Era tornato così ai suoi vecchi hobby: cucire, cucinare e piangere.
Di solito si commuoveva pensando a Caledon - l'ultimo assolo di pianto era arrivato alla ricezione del Gufo che lo informava dei risultati con cui era passato ai G.U.F.O. -- impossibile evitare questa ripetizione, talvolta rifletteva sull'ultima conversazione in cui lui e Evey avevano parlato della disinvoltura con cui lei abbatteva le persone a colpi di bacchetta, e ogni tanto anche Javier faceva cose che gli strappavano il cuore, come mettersi del burro sulla punta del naso e dire di essere una renna, ma in quel giorno particolare era colpa di una cipolla.

- Tuo fratello... il tuo fratellone... - singhiozzò, cercando di asciugarsi le lacrime con il dorso della mano, una mossa incauta: aveva preparato del sushi di carota ed erano rimaste tracce di wasabi sulle sue nocche. - È ormai un adulto. Oh... oh, cavolo.

Parlava a Javier, anche se il bambino si era ormai addormentato sul tappeto, nell'attesa speranzosa che lui arrivasse a giocare con le sue viverne di pezza e perline. Era meglio così, concluse, vedendolo crollato a testa in giù attraverso una cortina di lacrime e pasta verde. Nessun figlio avrebbe dovuto mai vedere il proprio padre in quelle condizioni.

Il progetto culinario che lo aveva tenuto impegnato dalle nove e tredici di quel mattino era ambizioso: un vassoio di sushi alle cipolle e alle carote e ai capperi, in una riscoperta fusion di sapori mai tentati prima da palato umano, che doveva risultare cool, fresca e giovanile per tutta la famiglia (Jelonek sperava in particolar modo nell'approvazione di Cal e Evey, i due più difficili).
Il tempo si era protratto in un calendario confuso, dove tutti i mesi erano MIOFIGLIONONÈPIU'QUIACASA-MBRE perciò Jelonek aveva un'idea molto vaga che il vero Fabbricante di Lacrime, il suo primogenito, non se la stesse spassando a giocare con i suoi amichetti (diciassettenni) in cortile, ma piuttosto fosse impegnato con l'ultimo anno di Hogwarts.
Nella sua testa, gli piaceva credere se si fosse sporto dalla finestra del salotto lo avrebbe trovato lì, a giocare con una bacchetta che sputava l'acqua. Il pensiero che per rivederlo avrebbe dovuto supplicare il Dirigente di Hogwarts e ottenere un Permesso gli avrebbe scatenato un'altra crisi di singhiozzi, ma quella notizia probabilmente stava arrivando da lui insieme a sua moglie.

Evey.

Un'altra fabbrica di lacrime, come una cipolla con un istinto omicida, capelli molto belli e mantelli firmati assolutamente grigi o neri che si confacevano al suo ruolo di Direttrice del San Mungo.
Quel sushi meritava tutta l'attenzione del mondo; fu con occhi ancora appannati che Jelonek camminò fino alla porta d'ingresso quando la sentì rientrare, un vassoio tenuto stretto, pronto ad accogliere la donna in carriera come qualsiasi buon "mammo" avrebbe fatto. Ogni passo lo avvicinava inesorabile alla Trappola di Viverne che Javier aveva disposto innocentemente nel corridoio, sperando di giocare con lui.

La vita come marito trofeo era durissima.

J. F.
view post Posted: 6/4/2023, 00:17 Uno stormo di Gufi per la Posta dei Lettori - Ufficio Postale
Jelonek aveva stupidamente sperato di essere più libero, ora che aveva abbandonato il lavoro presso le Cucine di Hogwarts, tuttavia aveva scoperto che il tempo che non era occupato dal lavoro finiva per dilatarsi ed essere invaso da mille altre cose. Se ora avesse dovuto ricominciare a lavorare, Jelonek era piuttosto sicuro di dover rinunciare alla doccia: era quindi una buona notizia per tutti che fosse più o meno disoccupato.
Era contento di coccolare Javier a tempo pieno, e c'era ancora molto da ricostruire con Evey; c'era poi il suo cucito, le riunioni che saltava al Settimanale delle Streghe, la sua collezione di sassi colorati, e i mille pacchi regalo che spediva a Caledon, che ora - come si ripeteva ogni giorno, anche se non era certo una notizia dell'ultimo secondo - era grandicello, sniff, e andava a Hogwarts tutto solo.
Parlando di Settimanale, un pezzo di uscita recente gli chiedeva un'opinione sul chiamare la propria partner con vezzeggiativi maschilisti e sminuenti (due paroloni che aveva appreso dalla rivista stessa).
Jelonek aveva opinioni davvero su tutto, perciò non si era lasciato sfuggire l'occasione.

- Salve!

Disse, togliendosi gli occhiali da sole Rockglitterati: una lente era rock, l'altra glitterata (e lo stava accecando con i riverberi del sole).

- Ho scritto una lettera a Sheldon Campbell, per la Posta dei Lettori della Gazzetta del Profeta. Devo pagare? Boh, immagino di sì. Bisogna dare da mangiare ai Gufi... Eheh...

Lo disse con un lieve nervosismo, anche se la tentazione di farsi beccare le dita era irresistibile. Non resistette, infatti: si avvicinò a un fiero gufo postino e si provocò immediatamente un indice sanguinante, che si succhiò ridacchiando mentre il riflesso dei suoi occhiali irritava il pennuto, e quelli vicini.

La lettera recitava:

CITAZIONE
Salve a tutte, tutti, lettrici, lettori, autrici, autori, Giornalisti/e.

So che uno dei grandi dibattiti del nostro secolo riguarda l'appropriatezza dei vezzeggiativi tipo "bimba" o "piccola" o "moccio-al-naso" o "bebè" o "barbie" o "gallinella" o "pollastra" o "bambola" o "bimbetta-di-sei-anni" ECCETERA alla propria compagna. Non ho capito in che senso si debba chiamare così una persona adulta. Io lo eviterei, anche se può sembrare simpatico, perché non bisogna dimenticare che il senso dell'umorismo è unico, come le impronte digitali - chiedete al vostro Babbanologo di fiducia.
Ma c'è un MA.
Personalmente mi piacerebbe che mia moglie mi chiamasse "coniglietto" o "bimbobello". Propongo quindi a TUTTI GLI UOMINI DELLA SOCIETA' MAGICA INTERNAZIONALE di invertire la tendenza, chiamare le proprie donne solo in modi che esaltino le loro facoltà mentali e le loro capacità intellettuali e invece a spronarle a chiamare LORO in modi teneri.
Io qui dichiaro che mi piacerebbe essere chiamato "mocciosetto" in qualsiasi ambito inimmaginabile.
Propongo invece, per altri uomini (come me) una lista di alternative accettabili per le proprie compagne, così da non ricadere NELL'INFANTILIZZAZIONE SESSISTA DELLA PARTNER:

1) Ordine di Merlina. ESEMPIO DI UTILIZZO. "Ehi, OrdineDiMerlina, quel vestito ti sta uno schianto, ma sono colpito soprattutto dalle tue abilità aritmantiche."
2) Draga. (Ci dev'essere un femminile di drago e la lingua è sempre in evoluzione). ESEMPIO DI UTILIZZO. "Draga, vieni qui. Parlami ancora in Antico Runico. ROARR" (???)
2b) VIVERNA (mi è venuto in mente, penso siano la stessa cosa).
4) Alta Carica. ESEMPIO DI UTILIZZO. "AltaCarica, vuoi venire al Ballo con me?"

Sperimenterò con mia moglie e poi vi farò sapere.
Il rispetto prima di tutto, però. Ok?

Cordiali saluti/e,

Jelonek Fedoryen
EX professore

- Buona giornata. Ciao.

J. F.
1042 replies since 24/12/2012